Una settimana a puro cinema italiano — Lombardi nel Mondo

Una settimana a puro cinema italiano

Da Cordoba il nostro Corrispondente Lombardo Jorge Garrappa ci fa la rassegna del Festival Cinematografico svoltosi nella cittá all’insegna del cinema italiano

Cordoba – 7 Estrenos Italianos è stato chiamato il Festival Cinematografico che si è svolto la prima settimana di marzo (dal 1° al 7) a Córdoba nel Cineclub Municipal “Hugo del Carril” in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e il Consolato Generale d’Italia della capitale della provincia.

Con tre funzioni ogni giorno, il pubblico ha potuto godere di diversi film che non hanno il marketing e il carattere commerciale hollywoodiano. Forse in Italia questi film sono piú o meno conosciuti invece qui il festival è stata una buona opportunità e iniziativa per quelli che amano il cinema italiano o che proposte cinematografiche alternative.

La settimana iniziò con “Jimmy Della Collina” del regista Enrico Pau. Il regista scava nel profilo di una gioventù marginale, divisa tra la durezza di una vita di periferia e il sogno di un’evasione che faccia tabula rasa col passato.

Dopo si è proiettato “Uno su due” di Eugenio Cappuccio. L’attore Fabio Volo fa di Lorenzo un’ambiozioso avvocato. Questo personaggio ha una fidanzatta, una bella casa e un buon lavoro insieme al suo amico Paolo. Tutto sembra fantastico. Però un giorno, tutta questa apparente vita crolla. Lorenzo cade a terra mentre faceva un giro. Si sveglia in ospedale vicino a un’altra persona: Giovanni, operaio romano. Così comincerà una nuova esperienza per lui.

Anche “La Febbre” (di Alessandro D’Alatri) ha la partecipazione di Fabio Volo. In questo caso interpreta un paesano chiamato Mario Bettini. Lui è un giovane idealista che ha il sogno di aprire una discoteca con i suoi amici. Il protagonista si scontrerà con la comica burocrazia, fatta di trappole, mediocrità e umiliazioni. Soltanto il vero amore e la poesia della vita saranno capaci di realizzare il sogno della sua disco in quel Paese libero, dove ognuno è valorizzato per le sue capacità nel riconoscimento dei diritti.

Giuliano Montaldo è il regista di “I demoni di San Pietroburgo”, film ambientato nella Russia zarista del 1860 e dove appare la figura del famoso Fiódor Dostoyevski. In un attentato, muore un membro della famiglia imperiale. Pochi giorni dopo, lo scrittore trova un giovane in un’ospedale psichiatrico che gli confessa di aver fatto parte della squadra terrorista che vuole ammazzare un altro parente zarista. Così Dostoyevski comincerà a cercare il capo del gruppo di assassini mentre scrive il celebre romanzo “Il giocatore”.

L’abbuffata” ha la stellare attuazione di Gérard Depardieu. Il film di Mimmo Calopresti si svolge in Calabria, dove cuattro giovani amici hanno il sogno di filmare un lungometraggio per mobilizzare tutta la città. Loro vogliono costruire un presente e un futuro diverso per il paese. Per questo è convocato il famoso attore francese che accetta, generosamente, la proposta. Perciò i cuattro giovani e tutto il paesino faranno una festa per l’arrivo della stella.

La masseria delle allodole” (di Paolo e Vittorio Taviani) racconta la storia del figlio maggiore di una famiglia di origine armena nella Turchia della Grande Guerra. Lui, che abita in Italia, vuole tornare al paese per trovare la sua famiglia. Ma tutto comincia ad essere pericoloso. Questo dramma si svolge nel contesto della guerra con l’esodo armenio.

Chi scrive, ha potuto vedere uno dei film che ha fatto parte del festival e ha stretta relazione con l’Argentina. Il nome? “La vera leggenda di Tony Vilar”, che ci porta alla vita di Antonio Ragusa, nato nel 1938 a Carolei (provincia di Cosenza, Calabria) ed emigrato in Argentina in 1952. In Sudamerica, Ragusa fu conosciuto come Tony Vilar e 

diventato uno dei cantanti piú famosi degli anni ’60. Lui ha fatto famose in America canzoni italiane come “Tintarella di Luna” di Mina o “Non esiste l’amor” di Adriano Celentano, ma il suo esito piú importante fu “Cuando calienta el sol” (scritta dai fratelli messicani Rigual). Il momento di splendore dell’artista dura poco e pochi sanno cos’è succeso con Tony. Questo film-documentario (“romanzato”, perché c’è molto di fittizio) racconta la storia dell’attore Peppe Voltarelli che interpreta un cantautore italiano –e cugino di secondo grado di Vilar- che decide di cercare il suo idolo per dedicarle una canzone che ha scritto per lui. Da Buenos Aires a Connecticut e New Jersey, Voltarelli segue i passi di Vilar. Parla con persone che l’hanno visto e conosciuto fino a trovarlo a New York. Adesso Ragusa è proprietario di un concessionario di automibili nel quartiere del Bronx. Lì, il “vecchio Tony”, spiega il momento in cui decide di lasciare il mondo artistico. “Alla fine di un concerto a Buenos Aires –dice Ragusa- è arrivato un gruppo di ammiratori. Tutti mi toccavano l’abbigliamento e il corpo, ma una delle ragazzine mi ha messo una mano in testa ed è caduta la mia parrucca”. La fine della carriera musicale del mito fu, incredibilmente, la calvizie. Insomma, un film divertente e dinamico del regista calabrese Giuseppe Gagliardi. Da non perdere.

Jorge L. Garrappa

Corrispondente Lombardo – Rosario

jlg8383@hotmail.com

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