Intervista al Consigliere Segretario del Consiglio Regionale della Lombardia, CARLO SPREAFICO — Lombardi nel Mondo

Intervista al Consigliere Segretario del Consiglio Regionale della Lombardia, CARLO SPREAFICO

LE INTERVISTE IN ESCLUSIVA DEL PORTALE LOMBARDI NEL MONDO . La frase rivelatrice: pensiamo che sia necessario, e abbiamo lanciato questa proposta sulla quale sto lavorando, mettere insieme una riunione europea che, almeno a partire dalle quattro regioni motori dell’Europa, lanci l’idea di un tavolo per definire delle buone prassi per la gestione della immigrazione.
Intervista al Consigliere Segretario del Consiglio Regionale della Lombardia, CARLO SPREAFICO

Carlo Spreafico

Carlo Spreafico, lecchese, nato a Viganò Brianza.

Consigliere Spreafico, lei nell’ufficio di Presidenza è delegato ai rapporti con l’Europa. Ha già potuto attuare in Consiglio Regionale iniziative in questo campo?

Sì, una delega che stavo esercitando direi con un po’ di successo perché abbiam fatto, in tanto grazie al nuovo statuto, una sessione comunitaria che si è svolta il 29 di marzo scorso con l’approvazione ad una unanimità di una risoluzione importante sui temi della programmazione europea facendo conoscere le opinioni della Regione Lombardia, del Consiglio e quindi della massima autorità legislativa che rappresenta diciamo tutti i cittadini della Lombardia. La seconda iniziativa importante è che ho definito in accordo con la Giunta che la nostra sede della delegazione a Bruxelles sia anche dedicata al Consiglio. Abbiamo provveduto proprio il 21  giugno scorso a fare anche una piccola cerimonia d’inaugurazione di questo spazio che è a disposizione del Consiglio e di tutti i consiglieri proprio per poter offrire loro una opportunità di lavoro anche a Bruxelles.

 

La Lombardia, nel suo insieme, ha sempre registrato importanti flussi migratori verso l’estero. Come vede oggi questo fenomeno? Pensa di poter portare avanti qualche iniziativa legislativa specifica?

Giustamente veniva ricordata la storia della Lombardia, ma direi in particolare delle popolazioni non solo di confine, cioè quelle che stanno nel varesotto, nel comasco, in Valtellina, l’area bergamasca, eccetera. Ma noi abbiamo avuto anche dalla bassa lombarda un grande flusso di emigrati. Per cui prima di tutto ci dovremmo ricordare cosa significa l’emigrazione, oggi siamo un territorio che importa mano d’opera. La Lombardia soffre di un problema: noi abbiamo una offerta di posti di lavoro superiore a quella che è la domanda ed è concentrata in una fetta questa offerta di lavoro, in professioni che i nostri giovani e meno giovani non sono più disponibili a fare. Per cui noi abbiamo fame di mano d’opera, abbiamo una natalità insufficiente per alimentare, diciamo in maniera autotoctona, il mercato del lavoro e quindi siamo in debito di mano d’opera per cui noi passiamo dall’essere una regione di emigranti ad essere una regione che ospiterà sempre di più mano d’opera straniera. Mi dispiace che altre forze politiche per ragioni di bassa bottega elettorale puntino a spaventare, a far credere che si possa invertire questo ciclo che non si invertirà. Bisogna adottare delle politiche di integrazione, noi abbiamo fatto già delle iniziative in Consiglio. Pensiamo per esempio alla legge sui call-center, mi correggo, non sui call-center nel senso che questo termine determina, ma dei call-center dedicati ai migranti, cioè il centro di telefonia che sono il punto di contatto tra questa gente e il mondo, il loro mondo. Pensiamo per esempio che sia necessario, e abbiamo lanciato questa proposta sulla quale sto lavorando, mettere insieme una riunione europea che, almeno a partire dalle quattro regioni motori dell’Europa, lanci l’idea di un tavolo per definire delle buone prassi per la gestione della immigrazione. Noi non possiamo, come fa la Lega Nord, trovarci in una situazione dove parliamo sempre male dell’Europa, addirittura qualcuno dice che dovremmo uscirne, dopo di che però quando abbiamo i problemi degli immigranti o dei profughi, che dir si voglia, andiamo dagli europei e diciamo: non lasciateci soli. Giustamente gli europei ci dicono: decidete che politica dovete fare. Noi dobbiamo fare una politica di integrazione, dobbiamo fare una politica che non sia caritatevole in senso lato. Questi sono problemi di coesistenza importanti, ma che sono determinati dalla nostra situazione strutturale non troppo logica della Lombardia.

 

Lei è stato eletto in un territorio di “confine” dove il fenomeno dei frontalieri non è sconosciuto. Quali problemi esistono? Quali ritiene possano essere le priorità e le normative da proporre nel corso di questa Legislatura per il territorio che lei rappresenta?

Sì, anche se Lecco non è ha vero e proprio confine con la Svizzera, perché noi abbiamo a nord un pezzetto di Sondrio e a ovest abbiamo la provincia di Como. Però il fenomeno è noto e verrebbe da dire innanzitutto che ogni nord è sud di qualcun altro, a meno che uno abita al Polo Nord e allora lì non c’è differenza, ma deve stare proprio sulla calotta, perché se già sta a cento metri sotto potrebbe essere a sud di quello che sta a cento metri sopra. Il fenomeno nel mio territorio è limitato, però conosco l’area comasca se consideriamo Lecco una provincia di recente costituzione, noi siam comaschi di nascita, diciamo così, e quindi è chiaro che il fenomeno non c’è. Io credo che sia intollerabile quello che sta facendo la Lega Ticinese per portare a casa qualche risultato, perché intanto hanno un po’ il problema che abbiamo noi, che dicevo prima, cioè quello che con la loro mano d’opera e con la loro natalità non riescono a risolvere i problemi dell’economia. Non possono pensare i ticinesi di venire a fare politica d’acquisto delle nostre aziende, presentando l’efficienza svizzera e il sistema fiscale svizzero come una grande attrattiva e poi dare mazzate ai nostri emigrati, i nostri frontalieri in questo caso. Credo che si paghino anche certi errori di semplificazione che il ministro Tremonti ha fatto sulla questione dello scudo fiscale, credo che però qui in Consiglio Regionale noi abbiamo ripetutamente sollevato il problema per ottenere: “A” che il governo nazionale affronti in una maniera molto più energica il rapporto con la Svizzera, “B” che i trattati debbano essere rispettati, per cui non è accettabile che unilateralmente la Svizzera si arroghi la possibilità di fare quello che sta facendo o che ha minacciato di fare sulla questione delle rimesse fiscali che devono essere date. Credo che noi dobbiamo anche fare una politica più accorta dal punto di vista della difesa della nostra mano d’opera, perché cito un caso per tutti non solo gli operai specializzati, ma ricordiamo il caso degli infermieri professionalizzati che trovano delle occasioni di lavoro molto più convenienti e remunerate in Svizzera. Cioè attenzione che al di là di tutte le chiacchiere, al di là di tutte le campagne xenofobe che si possono fare il mercato del lavoro è un mercato del lavoro unico e bisogna fare in maniera che ci siano delle regole che impediscano a dei “matti” di poterle mettere in discussione.

 

E sull’Expò 2015. Come vede l’Expo?

Ma io credo che prima di tutto sia una grande occasione di collegamento non solo della Lombardia e di Milano, ma dell’intera nostra economia. Noi abbiamo assistito a un sacco di litigate, di problemi che ci han portato ormai a tre anni dall’apertura di Expò ad essere ancora fermi. Per cui prima questione mi auguro che questa litigata che è eterna e che c’è stata tra la Moratti e Formigoni e il governo nazionale cessi e cessi anche il tentativo di voler fare affari e business su questo. È una grande opportunità che penso possa valorizzare molto il lavoro italiano e far conoscere il lavoro, nel caso specifico stiamo parlano molto di agricoltura, della “green economy”,  una grande occasione per presentare quello che il mondo offre dal nostro punto di vista. Noi abbiamo già promosso alcune iniziative per cercare di valorizzare anche quello che potrebbe essere un maggior contributo che Lombardia da alla green economy. Penso per esempio allo sfruttamento per la produzione di energia da fonti rinnovabili del nostro patrimonio ambientale. Tutti conoscono la produzione di energia elettrica dall’acqua. Noi stiamo lanciando per esempio un grosso progetto per trasformare i laghi alpini, a partire da quello del Lario, in produttori  di energia con la tecnologia delle pompe di calore. Stiamo cercando di evitare che ci sia un disastro nell’occupazione della superficie agricola dove diventa più conveniente mettere i pannelli solari che coltivare piantagioni, eccetera. Credo che si debba lavorare molto per sviluppare le piste ciclabili, stiamo sostenendo in queste discussioni che si stiamo facendo sul bilancio di rifinanziare la legge sulla mobilità dolce, stiamo pensando che, e qui ritorno alla mia delega sul rapporto con l’Unione Europea, uno dei grandi impegni che dobbiamo sviluppare con l’Unione Europea è quello di portare avanti due cose: una discussione sulla “pac”, cioè il piano agricolo comunitario, che non penalizzi la nostra agricoltura e due creare un grande distretto a scavalco delle Alpi per quanto riguarda la montagna, dentro la quale ci sta anche tutta l’agricoltura di montagna, tutta la conservazione dell’ambiente in una logica che deve vedere la montagna essere non più protetta, ma più aiutata a superare quel “gap” che ovviamente ed inevitabilmente c’è tra il vivere in montagna oppure a fianco di un’area ben più strutturata. Infine credo che Expò 2015 possa essere anche un insieme di occasioni. Noi abbiamo costituito in Consiglio recentemente il “gruppo dei consiglieri amici della bicicletta” ed abbiamo lanciato l’idea che il Tour de France, in occasione appunto di Expò 2015, possa partire da Milano.

 

Giovanni Girardi

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