La sfida dei costumi è un derby lombardo — Lombardi nel Mondo

La sfida dei costumi è un derby lombardo

Alle Olimpiadi di Pechino è la provincia lombarda a sfidarsi per la produzione dell’evoluzione tecnologica in fatto di costumi per i nuotatori: sono le eccellenze con cui il nostro territorio compete sul mercato mondiale.

Made in Italy contro Made in Italy. La provincia del nord che si sfida a Pechino: due aziende di Erba (Como) e Vigevano (Pavia), divise da una novantina di chilometri, decidono le voglie di podio dei nuotatori. Parliamo (e non si può proprio fare a meno di farlo) dei costumi: non sono in tanti a essere informati del fatto che il “motore” del famoso costume Speedo dei record è italiano. Di Erba, appunto, prodotto dalla Mectex. Un’azienda nata nel 1960, fondata da Carlo Passi (nel ‘ 54 inventò il tessuto elastico) al cui timone ora c’è il figlio Aurelio che, negli anni Settanta, ha fornito le tute da sci a Gustavo Thoeni e oggi ha rapporti con la Ferrari di Raikkonen e Massa, cui fornisce le tute ignifughe. Il segreto di Mectex è nel processo nanotecnologico, ovvero l’utilizzo dell’energia del plasma freddo costituito da ioni, elettroni, fotoni, molecole neutre, radicali liberi e radiazioni Uv: di questo è fatto lo Lzr Racer (ma non ditelo a Phelps & C., potrebbero spaventarsi).

Se la Mectex è stata assoldata dallo straniero («e con Speedo stiamo già lavorando a un nuovo prodotto per le Olimpiadi di Londra 2012», ha detto tempo fa Passi), la risposta italiana fa base a Vigevano, dove ha sede la Jaked srl, una società di Francesco Fabbrica e Patrick Cervizzi. I due hanno dato vita a un body completamente in poliuretano, assemblato durante l’inverno, e spuntato a giugno al Sette Colli di Roma. Gli azzurri hanno gradito. Quali sono le differenze? Speedo è “pannellato”, come si dice ingergo, Jakedno. «Il costume dei record ti tiene a galla per cui è utile agli atleti più pesanti, il Jaked è più leggero e ti aiuta a scivolare», hanno detto in coro gli italiani. In sostanza è un pezzo unico (sembra una muta subacquea) senza cuciture esterne (totalmente termosaldato), escludendo la cerniera.

Quelli della Jaked non avevano mai fatto un costume di nuoto, ma da sempre lavorano il poliuretano: e su un’idea — classico caso di Made in Italy — hanno lanciato il progetto. Difficile che Jaked possa intaccare i giganti del mercato, ma ha comunque innescato una certa curiosità, visti gli sguardi interrogativi degli stranieri verso i nostri a bordo vasca. Chi vincerà? Hanno già vinto entrambi perché, in terra cinese, contro il nemico commerciale più difficile, hanno dimostrato che il know-how italiano non è in recessione.

 

Paolo Rossi – Repubblica

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