Crimea: alcuni falsi miti da sfatare per comprendere cosa ha spinto la Russia ad invadere l’Ucraina — Lombardi nel Mondo
Crimea: alcuni falsi miti da sfatare per comprendere cosa ha spinto la Russia ad invadere l’Ucraina
Ho taciuto perché scosso dal realizzarsi di eventi che ho previsto da tempo, ed anche perché argomentare una riflessione sul “io ve l’avevo detto da tempo che sarebbe finita così” sarebbe stato antipatico, supponente, arrogante e sopratutto poco costruttivo. Ora, per comprendere bene quello che accade, ma sopratutto quello che accadrà in Ucraina, riporto alcuni punti che, spero, potranno aiutare gli italiani ad analizzare con un po’ più di verità una situazione raccontata in maniera purtroppo sommaria dai media del Belpaese. Lo faccio da italiano che ha vissuto da tempo in Ucraina e che, a detta di molti, conosce molto bene le dinamiche politiche, storiche e sociali di questo Paese europeo per storia, cultura e tradizioni.
Il primo punto riguarda la descrizione della situazione per quello che realmente è: la Russia di Putin non solo ha dichiarato guerra all’Ucraina, ma ha anche avviato un’invasione che, secondo fonti ben accertate, ha già portato nel territorio ucraino circa 10 Mila uomini.
A sconvolgere è innanzitutto la modalità con cui Putin ha preparato l’invasione, infiltrando i suoi uomini in Crimea, dove la maggioranza della popolazione è russofona, anche grazie alla distribuzione facilitata di passaporti russi, mentre gli occhi dell’opinione pubblica erano rivolti sulla riuscita della manifestazione pacifica del Maidan, che ha rovesciato il regime dittatoriale di Viktor Yanukovych.
L’invasione preoccupa anche per la modalità con cui è stata argomentata, in quanto Putin si è appellato al diritto di “tutelare le popolazioni russo fonte in Ucraina”. Questa argomentazione non solo è falsa -i russi non sono MAI stati discriminati in ucraina- ma è anche pericolosa, in quanto giustifica il diritto per qualsiasi Paese di occupare regioni di altri Stati ove è presente una propria minoranza nazionale.
L’atto di Putin è una violazione del Trattato di Budapest del 1994, con cui Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna si sono impegnati a garantire l’integrità territoriale dell’Ucraina in cambio della cessione da parte di Kyiv del proprio arsenale nucleare. Se Putin sarà lasciato libero di occupare una parte dell’Ucraina, lo stesso potrebbe fare l’Austria con l’Italia, arrogando a se il diritto di occupare l’Alto Adige contro un inesistente mancato rispetto dei diritti dei cittadini di Bolzano da parte del Governo Renzi…
L’ennesimo punto su cui vale la pena di riflettere sono infatti le ripercussioni internazionali che avrà la mossa di Putin in Crimea nei prossimi mesi. Da un lato, il Presidente russo intende mostrare al mondo intero di essere determinato a tutelare gli interessi russi in Paesi sovrani ed indipendenti con tutti i mezzi a disposizione, anche a costo di provocare una guerra in Europa.
Dall’altro, Putin vuole porre un freno alla possibile diffusione in Russia del Maidan. La riuscita della mobilitazione pacifica degli ucraini contro Yanukovych non era prevista da nessuno, tantomeno da Mosca: questo ha infuso coraggio e determinazione anche presso il popolo russo, che da tempo lancia segnali di insofferenza nei confronti del regime di Putin simili a quelli manifestati dagli ucraini.
Altro punto su cui da anni spendo fiumi di parole è la divisione dell’Ucraina tra un oriente filorusso ed un occidente filo occidentale: una menzogna grossa come una casa su cui il Cremlino ha da anni fatto leva per legittimare le sue ambizioni espansionistiche sull’Ucraina.
Come dimostrano le recenti mobilitazioni contro Yanukovych, e sopratutto le manifestazioni contro l’invasione militare di Putin in Crimea, TUTTE le città ucraine sono schierate dalla medesima parte in sostegno dell’indipendenza e dell’integrità territoriale del proprio Paese: dimostrazioni in cui cittadini ucraini, sopratutto in lingua russa, hanno criticato l’invasione militare russa sono state organizzate non solo a Kyiv, Lviv e Uzhhorod, ma anche a Kharkiv, Zaporizzhya, persino nella “russissima” Odessa.
Di pari passo con l’aspetto geografico, non è vero che anche la società ucraina è divisa in due, bensì lo è in tre fazioni. Da una parte vi sono sempre meno sostenitori del Regime di Yanukovych che bene vedono un intervento militare della Russia per riportare al potere un regime dittatoriale isolazionista. Dall’altro, l’opposizione politica, che ha preso in mano le redini del Paese con un Governo di transizione che non solo deve approvare manovre lacrime e sangue per evitare il default nazionale, ma deve anche gestire l’invasione russa.
La terza forza sociale in gioco è il cosiddetto Maidan, ossia la società ucraina che nulla ha a che fare con la politica, e che è scesa in piazza per chiedere libertà e democrazia contro Yanukovych prima, e, oggi, indipendenza e pace contro il Presidente russo Putin. Né l’opposizione, né il Maidan sono manovrati da pericolosi fascisti, come invece ama presentare parte della stampa italiana. La componente di estrema destra è sì presente, ma è residuale in confronto alla stragrande maggioranza dei dimostranti che, invece, si è mobilitata per i propri diritti di vivere sereni e liberi.
L’invasione russa della Crimea deve spingere l’Europa ad un intervento immediato, tempestivo ed incisivo, poiché proprio l’azione diplomatica dell’Unione Europea ha portato al rovesciamento del Regime di Yanukovych dopo due giorni di repressione armata e almeno 100 vittime provocate tra i manifestanti dalla polizia di regime Berkut. Finora, solo l’ONU ha convocato riunioni urgenti per affrontare la questione, mentre la NATO ha assicurato di essere pronta a tutelare i confini dell’UE per evitare che l’aggressione militare russa continui anche in altri Paesi, come Lettonia, Estonia, Lituania se non addirittura Polonia e Romania.
Bene finora hanno fatto i Leader dei Paesi occidentali, a partire dal Presidente USA Obama e da quello francese Hollande, fino al Premier canadese Harper, al Cancelliere tedesco Merkel, a mobilitarsi per sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina e minacciare sanzioni, tra cui l’esclusione dal G8 e l’Isolamento internazionale. Bene ha fatto anche il Premier polacco Tusk a sottolineare come l’aggressione alla Crimea metta a serio repentaglio la sicurezza di tutta l’UE, così come da apprezzare è la presa di posizione urgente del Presidente del Consiglio italiano Renzi in sostegno del popolo ucraino.
La Crimea come i Sudeti
Tuttavia, l’Europa deve fare di più. Se non sarà fermata, l’invasione della Russia in Ucraina provocherà un precedente preoccupante simile a quello dei Sudeti nel 1934, quando la Germania di Hitler occupò una parte dell’allora Cecoslovacchia senza che la Comunità Internazionale osasse proferire verbo perché preoccupata di irritare Berlino.
Occorre essere coscienti che in Crimea è in atto solo il primo passo di un’espansione militare da parte di una potenza autoritaria che vede nella sopraffazione l’unico mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. L’immagine dei soldati ucraini, che seppur circondati nella caserme della Crimea dai militari russi di rifiutano di consegnare le armi, ricorda molto quanto accaduto alla Divisione Aqui a Cefalonia dopo l’Armistizio del 1943…
Potremmo essere solo all’inizio di una crisi mondiale che va disinnescata fin da subito. L’Europa e gli europei non devono essere preoccupati di Putin, ma devono assumersi appieno le proprie responsabilità ed agire da protagonisti per evitare il dilagare di una crisi politica che sembra sempre più inarrestabile.
Matteo Cazzulani
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