Lombardia in campo contro le persecuzioni ai cristiani — Lombardi nel Mondo
Lombardia in campo contro le persecuzioni ai cristiani
Una scritta di 20 metri per 20 (“Salviamo la vita dei cristiani in Iraq e nel mondo”) visibile fino al 18 dicembre sulla facciata del Palazzo Pirelli (lato piazza Duca d’Aosta) e una lettera (già partita) indirizzata al presidente dell’Assemblea e al segretario generale dell’Onu. Sono queste le due iniziative volute dalla Giunta della Regione Lombardia, riporta una nota dell’Agenzia di Stampa “Lombardia Notizie” per “scuotere l’indifferenza nostra e di tanti nei confronti delle persecuzioni in atto in varie parti del mondo contro i cristiani”. Formigoni ha ricordato alcuni episodi di cronaca, come l’assalto alla cattedrale siro-cattolica di Baghdad con l’uccisione di 52 fedeli cristiani, ma anche la quotidiana “caccia all’uomo” nei confronti dei cristiani che vengono massacrati sulla soglia di casa o sulla via per il lavoro. Senza dimenticare le accuse di blasfemia rivolte contro Asia Bibi in Pakistan o quello che accade in Sudan o in altri Paesi. “Studi recenti dimostrano che le persecuzioni religiose sono in aumento – ha spiegato Formigoni – e il 75% di queste sono rivolte verso i cristiani. Regione Lombardia vuole reagire a questa situazione e inserirsi nel dibattito che speriamo prenda quota su questi temi, stimolando iniziative forti dal parte della comunità internazionale per abbattere il muro di indifferenza”. A questo proposito Formigoni ha annunciato che firmerà oggi stesso una lettera da indirizzare al presidente dell’Assemblea e al segretario generale dell’Onu “per esprimere i sentimenti di condanna dei cittadini lombardi per quanto sta accadendo”. “Vogliamo creare – ha aggiunto Formigoni – un ponte ideale tra il Palazzo Pirelli e il Palazzo di Vetro dell’Onu, dove tra pochi giorni è in programma un dibattito sulla libertà religiosa”. Le iniziative lombarde hanno anche l’obiettivo di sostenere la posizione italiana in seno all’Unione Europea e in sede Onu: “l’Occidente con la sua tradizione di libertà di pensiero e credo religioso deve chiedere a questi Paesi il rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’uomo.
E’ una battaglia di civiltà da condurre con forza”. Dopo aver sottolineato la condivisione delle iniziative da parte di tutta la Giunta, il vicepresidente Gibelli ha introdotto il tema della reciprocità: “E’ una questione di particolare attualità. Ci sono Paesi in cui la libertà religiosa, diritto sancito in termini assoluti dalle Carte internazionali, non viene osservata. Molti cristiani in Africa e Medio Oriente sono costretti a emigrare perché vengono considerati cittadini di serie B. Il fatto che ci siano persone che devono abbandonare i propri Paesi per questa ragione è intollerabile”. “L’iniziativa di Regione Lombardia – ha aggiunto Gibelli – affronta un tema che non può più essere rimandato. L’uomo deve essere al centro dell’interesse e non ci si può occupare solo di parametri di natura economica”. La scritta “Salviamo la vita dei cristiani in Iraq e nel mondo” (bianca su fondo rosso) è realizzata con una pellicola adesiva di 400 mq (20 x 20 metri), pari a 20 volte un’affissione tradizionale (6 x 3 metri). E’ collocata tra il quattordicesimo e il nono piano del Palazzo Pirelli.
Sono molti gli episodi di persecuzione contro i cristiani che avvengono nel mondo. Le cronache degli ultimi giorni raccontano che in Iraq, dopo la strage del 31 ottobre – quando un gruppo di fondamentalisti islamici ha assaltato la cattedrale siro-cattolica di Baghdad, uccidendo 52 fedeli -, il 7 novembre altri 2 fedeli sono stati uccisi a Baghdad. Louay Daniel Yacoub, 49 anni, era davanti all’ingresso del suo appartamento quando sconosciuti lo hanno freddato a colpi d’arma da fuoco. Un altro cristiano è stato ucciso lo stesso giorno, ma di lui non si conosce ancora l’identità. Sempre il 7 novembre scorso il tribunale del distretto di Nankana, in Pakistan, ha condannato a morte Asia Bibi, 45 anni, accusata di blasfemia. Ad oggi nessuna condanna per blasfemia è stata eseguita, ma si sono verificate decine di esecuzioni sommarie e linciaggi. Attivisti per i diritti umani accusano la legge pakistana contro la blasfemia di incoraggiare l’estremismo islamico, proprio in un Paese in cui l’infiltrazione talebana costituisce un’emergenza.
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