La vita nella provincia australiana — Lombardi nel Mondo

La vita nella provincia australiana

La vita nella provincia australiana è molto diversa dalla vita nelle metropoli tipo Melbourne o Sydney. Innanzitutto il concetto di ‘provincia’ in Australia è molto diverso dal concetto di provincia in Italia

La vita nella provincia australiana è molto diversa dalla vita nelle metropoli tipo Melbourne o Sydney. Innanzitutto il concetto di ‘provincia’ in Australia è molto diverso dal concetto di provincia in Italia. Le distanze tra cittadine sono enormi, la popolazione è esigua, lo stile di vita è molto diverso.

Per fortuna Massimiliano Crociatelli ci racconta la sua esperienza di vita a Shepparton.

Ci descrivi il tuo background accademico e lavorativo in Italia?

In Italia mi sono laureato in Scienze della Comunicazione Sociale e Istituzionale, laurea specialistica conseguita all’Università di Genova. Ho frequentato uno dei due anni di specialistica alla Universidad Rey Juan Carlos di Madrid durante il mio erasmus, un’università piuttosto seria a dispetto di quanto gli italiani sono portati a pensare della Spagna. Ho accumulato esperienze lavorative di ogni tipo, dalla creazione di siti internet all’organizzazione eventi, anche se i due lavori principali nel mio curriculum sono stati con la Tasco, un’azienda che distribuisce in tutto il mondo materiale da irrigazione e idraulico in generale, e ho poi lavorato per tre anni per Il Secolo XIX non come collaboratore esterno come capita a molti, ma con un regolare contratto, sebbene a progetto.

Come hai trovato l’opportunità per trasferirti in Australia?

L’opportunità di trasferirmi in Australia mi è stata data dal Co.As.It., un’ente che opera a Melbourne e a Sydney e che si occupa della diffusione della cultura italiana in Australia. Ho vinto una borsa di un anno per operare come assistente linguistico di italiano nelle scuole superiori del Victoria e successivamente sono stato assegnato a Shepparton. Il contratto purtroppo dura un anno e, ovviamente, il visto è legato al contratto, per cui un’eventuale permanenza è fattibile ma comporta un bel po’ di lavoro in più, soprattutto considerato che stando a Shepparton ho meno occasioni di stabilire contatti con i potenziali datori di lavoro in città (Melbourne).

Cosa stai facendo adesso e che professionalità sono necessarie?

Per il lavoro che sto facendo era richiesta la laurea, preferibilmente specialistica, in Lingue o in Scienze della Formazione, un’età inferiore ai 30 anni e una certificazione di inglese o l’aver lavorato almeno tre mesi in un paese anglofono.

Ci descrivi la vita di tutti i giorni a Shepparton?

La vita a Shepparton non credo porterà via molte parole: come sai si tratta di una comunità relativamente piccola e con un numero ristretto di iniziative ed eventi. La settimana in ogni caso mi trascorre velocemente lavorando a scuola. La sera, lo ammetto, mi sono notevolmente imborghesito rispetto alla mia vita italiana. A parte comunque il tempo necessario a curarsi della casa e di me stesso, continuo a collaborare a distanza col giornale e, nel caso abbia un giorno libero, cerco di procurare potenziali clienti all’azienda di distribuzione di materiale di irrigazione per la quale lavoravo. Nei weekend sono spesso a Melbourne perchè i miei amici sono quasi tutti là e perchè spesso mi dà modo di inviare articoli interessanti per il mio giornale. Ad esempio, il mese scorso ho avuto modo di parlare del Melbourne Italian Festival, della mostra fotografica su Genova e della proiezione del film Genova.

Come è diversa da cosa immaginassi in Italia?

Si tratta di una domanda difficile perchè devo dire che non mi ero fatto un’idea troppo definita dell’Australia. Di buono ho trovato la cortesia della gente, l’efficienza e la qualità della vita. Mi aspettavo tutto ciò, ma forse non così. Inoltre credevo Melbourne fosse una città mediocre, diciamo una metropoli senza un’anima, invece, per quanto particolare, la trovo veramente molto bella. Di negativo, soprattutto perchè inaspettato, ho trovato l’enorme contrasto tra la facilità di socializzare con la gente e la difficolta di stabilire un rapporto di amicizia. Ci sono diverse differenze culturali che, per quanto potessi attendermele, devo ancora un po’ imparare a affrontare. In particolare, mi scontro ancora con un modo di fare a volte un po’ inglese, oltre agli orari diversi dai nostri mediterranei.

Preciso alcune cose circa questa ultima domanda: ovviamente non mi aspettavo di trovare un clima tropicale in tutta l’Australia, nè gente in giro in costume e col surf sottobraccio tutto il giorno. Non sono così ingenuo e, ugualmente, mi aspettavo un senso civico indubbiamente superiore al nostro. Quel che mi ha stupito è quella che a volte appare agli occhi di un italiano come una paranoia eccessiva (penso ad esempio alla paura della pedofilia). Il discorso del rapporto con gli alcolici è un’altra cosa che stupisce, almeno chi non è stato in Inghilterra. Ah, in questo mix di impressioni sparse, una cosa mi ha deluso: il sistema trasporti di Melbourne e più in generale dell’Australia. Avere una macchina è quasi fondamentale e questo purtroppo vale anche in città, nonostante bene o male ci si riesca a muovere a Melbourne.

Ci descrivi le differenze principali tra la vita nell’entroterra e nelle metropoli australiane?

Differenze country e città: nel country ho l’impressione di essere veramente distaccato dalla città. Sembra una cosa scema, ma in Italia difficilmente si trova un isolamento simile: anche se molti giovani dei paesini non escono dal loro comune, si sa che la vita è in città e si hanno costanti rapporti con la stessa. Il pendolarismo poi da noi è frequente, tanto che la vita di molti piccoli paesi è proprio scandita dai treni del mattino che li svuotano e da quelli della sera che rigurgitano impiegati stanchi e studenti annoiati. Qui invece si vive nel proprio paese, al limite si va a quello a fianco, ma si crede di avere tutto a portata di mano. Tutto che poi è poco: il supermercato, la scuola e il parco per le passeggiate. Insomma, i bisogni primari vengono soddisfatti e tanto basta, perchè andare a Melbourne dove la vita è più caotica (niente comparata alle nostre città)? Vedo quindi un ritmo di vita rilassato, tranquillo, ma d’altra parte senza tante pretese e aspettative. La città (parlo di Melbourne, perchè Brisbane non l’ho trovata altrettanto interessante e Sydney non l’ho ancora visitata) è frizzante, giovane e molto varia. Apparentemente anche molto sicura, specie se confrontata con le dimensioni. E multiculturale: si può frequentare un corso di Capoeira o studiare russo con la stessa facilità con cui si trovano corsi di Yoga e comunità alternative.

Che consigli daresti a chi volesse seguire le tue orme?

Le mie orme mi hanno portato in Australia, e di questo sono molto contento, ma non so dove mi porteranno. Ho viaggiato abbastanza prima di approdare a Melbourne e questa è forse la prima cosa che posso consigliare: aprirsi al mondo quanto prima. L’Australia è davvero lontana e come prima lunga esperienza fuori dall’Italia potrebbe essere troppo dura perchè dopo un po’ l’isolamento e la distanza si sentono e a questo va ad aggiungersi la difficoltà nel superare alcune differenze culturali. Vedo alcuni ragazzi arrivati col mio stesso programma, ma alla loro prima esperienza di vita all’estero, lamentarsi molto e quasi contare i giorni mancanti al ritorno a casa. E non stiamo parlando di gente sprovveduta: reputo molti di loro persone in gamba, ma forse molto legati al modello italiano.

Un’ultima cosa in questo lungo messaggio: a essere onesti mi sembra che ora vada un po’ troppo di moda dire “me ne vado dall’Italia!”. Sento moltissima gente dirlo, pochi farlo e ancor meno farlo per rimanere davvero all’estero. Questo mi fa consigliare una riflessione attenta e sincera sull’idea di emigrare prima di effettuare davvero il passo. Ottenere un lavoro all’estero poi, come scrivi anche tu sul tuo sito, non è una cosa che avviene schioccando le dita o dicendo “io sono italiano!”, quindi chi decidesse di emigrare è bene che abbia basi linguistiche solide e la capacità di adattarsi. Con particolare riferimento all’Australia, l’assegnazione di un posto di lavoro e il suo mantenimento vanno molto spesso in base al merito e questo a volte, per quanto sia un traguardo desiderato, non è facile da accettare per molti.

 

Grazie Massimiliano!

http://www.italiansinfuga.com/2010/07/15/la-vita-nella-provincia-australiana/?awt_l=Kb5SV&awt_m=1ZjDKCOcfvH3bG

 

 

 

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