Il tempio della memoria — Lombardi nel Mondo

Il tempio della memoria

Sul colle del Leitenberg, a Dachau – Etzenhausen, il 31 luglio del 1963 fu inaugurata la cappella Regina Pacis per ricordare le vittime italiane nei lager nazisti. Il tempio è una delle mete per chi visita il Memoriale di Dachau
Il tempio della memoria

Dachau: Regina Pacis

Claudio Cumani, attivo presidente del Comites di Monaco di Baviera, è il “custode” e la “memoria” del “tempio nascosto”, la cappella italiana sul colle del Leitenberg, a Dachau – Etzenhausen, inaugurata mezzo secolo fa e dedicata agli italiani deceduti nei campi di concentramento nazisti. Per questo anniversario ha preparato una pubblicazione in italiano e tedesco il cui titolo è «Il tempio nascosto», edita a cura del Comites bavarese, con un’introduzione dell’Ambasciatore d’Italia a Berlino, Elio Menzione, e della Dr.ssa Gabriele Hammermann, direttrice del Memoriale del campo di concentramento di Dachau.

 

La Dr.ssa Hammermann ci informa che gli italiani deportati a Dachau furono circa 10.000. I deceduti, «a causa della fame, delle malattie e degli stenti», furono più di 1.700

 

Il colle del Leitenberg, scrive l’Ambasciatore, è «un’enorme tomba» che custodisce 7.439 salme, quasi tutte di identità ignota. «Su questa tomba è sorta la Cappella italiana, per non dimenticare, per ricordare sempre l’orrore che tali numeri generano in ognuno di noi».

 

Sul Leitenberg, «luogo profondamente significativo per la comunità italiana locale, ma anche per i visitatori del Memoriale del campo di concentramento di Dachau», si dirigono «molti gruppi e delegazioni di comuni, scuole ed istituzioni pubbliche italiane». «Con una cerimonia nella Cappella» si conclude spesso il «pellegrinaggio della memoria».

 

La pubblicazione di Claudio Cumani è al contempo agile guida e utile strumento per chi desidera informazioni sul luogo, sulle persone e sulle vicende che hanno portato all’edificazione della cappella Regina Pacis, elemento architettonico unico nel suo genere in Germania.

 

 

1 «Il tempio nascosto» è arricchito da una serie di immagini fotografiche che testimoniano l’impegno di chi progettò la Cappella Regina Pacis, come di chi mise a disposizione il proprio talento e opere. Senza dimenticare la partecipazione della cittadinanza e degli italiani che risiedevano nella regione.

 

Il lavoro di Claudio Cumani è basato anche, oltre che sulla fede della «memoria», su una ricca serie di fonti ed elementi tratti dalla stampa locale e regionale, come la denuncia, da più parti, negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, dell’assenza di un Memoriale dedicato al campo di concentramento di Dachau o che il Leitenberg rischiava d’essere un «cimitero dimenticato» (rilievo apparso sulla Jüdische Zeitung l’8 settembre 1991).

 

Dachau dista una ventina di chilometri da Garching e meno di venti da Monaco di Baviera. La storia di Dachau sembra iniziare il 21 marzo del 1933, quando una comunicazione firmata da Heinrich Himmler appare sul «Münchner Neuesten Nachrichten», informando lettori e cittadini che «Mercoledì 22 marzo 1933 verrà aperto nelle vicinanze di Dachau il primo campo di concentramento. Abbiamo preso questa decisione senza badare a considerazioni meschine, ma nella certezza di agire per la tranquillità del popolo e secondo il suo desiderio». Da quel giorno Dachau è sinonimo di orrore e crudeltà. In questo campo di concentramento giungono decine di migliaia di persone. I morti sono più di trentamila. www.kz-gedenkstaette-dachau.de è il sito che può offrire altre informazioni.

 

 

2 Nel paragrafo «La collina del Leitenberg a Dachau-Etzenhausen», Claudio Cumani scrive: «Verso la fine della guerra, col mancare del carbone necessario al funzionamento dei forni crematori, il comando del campo di concentramento di Dachau decide di disfarsi dei prigionieri deceduti seppellendoli in alcune fosse comuni sulla collina del Leitenberg, a Dachau-Etzenhausen. 4.318 sono i corpi che vi vengono sepolti prima della liberazione del campo, avvenuta il 29 aprile del 1945. Altri 1.879 corpi di internati e soldati tedeschi caduti nei combattimenti vi saranno seppelliti fino al 18 maggio 1945. Su ordine della 7ª armata americana sono gli stessi cittadini di Dachau che devono trasportare i morti fino ai luoghi di sepoltura, attraversando la città con le salme deposte su carri, affinché tutti vedano quanto è successo nel campo. I corpi di detenuti di altri campi di concentramento in Baviera vi saranno sepolti negli anni successivi. Negli anni ’50 le salme delle vittime di cittadinanza francese vengono riesumate e trasferite nella madrepatria. Oggi vi riposano 7.439 salme, la maggior parte delle quali non sono state identificate [pag. 13]».

 

«La cappella italiana sul Leitenberg» [pag. 13-14] è il breve capitolo che si occupa del progetto e realizzazione del tempio dedicato alla Regina Pacis e alla memoria delle vittime italiane dei campi di concentramento. «Dopo la guerra, in seno all’Associazione Veneta Volontari della Libertà di Verona, nasce l’idea di erigere una cappella in onore di tutti i caduti italiani nei campi di concentramento. L’Associazione è federata alla “Federazione italiana volontari della libertà” – fondata da Enrico Mattei e Raffaele Cadorna il 14 aprile 1948 e che riunisce partigiani cattolici ed autonomi di estrazione anticomunista – ed è diretta dal Generale di Corpo d’Armata Gaetano Cantaluppi, reduce dall’internamento nel campo di concentramento di Flossenbürg. Nel 1955 viene formato il “Comitato pro erigenda Cappella Votiva a Dachau”con Presidente lo stesso Gen. Cantaluppi – e si decide di consacrare la Cappella a Maria “Regina Pacis” (Regina della Pace).

 

Durante gli anni della progettazione e della costruzione, il Comitato organizza continue visite e manifestazioni ufficiali sul colle del Leitenberg, con importanti presenze sia italiane che tedesche: Monsignor Giovanni Urbani (prima Vescovo di Verona, poi Patriarca di Venezia), Monsignor Giuseppe Carraro (Vescovo di Verona), il Dr. Josef Schwalber (Landrat), Franz Xaver Böck (sindaco di Dachau).

 

La costruzione della Cappella raccoglie numerosi sostenitori: contributi arrivano dal Governo italiano e da quello tedesco e il Governo bavarese concede il terreno per la costruzione. Ben tre Papi intervengono per aiutare il progetto: Papa Pio XII dona un prezioso calice in oro, Papa Giovanni XXIII dei paramenti sacri, il Cardinale di Milano Giovanni Battista Montini (futuro Papa Paolo VI) il marmo di Candoglia – lo stesso del duomo di Milano – per l’altare. Fondi per la cappella arrivano anche da scuole, università, enti, privati: a tutt’oggi sono visibili nella cripta della cappella le targhe dell’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI), dell’Associazione dei Comuni Italiani decorati al Valor Militare, del Generale Medaglia d’Oro Enrico Martini Mauri.

 

L’ing. Enea Ronca “offre il suo ingegno e la sua perizia tecnica” per la stesura del progetto, lo scultore Arrigo Minerbi fonde nel bronzo la statua della Madonna della Pace che sovrasta l’altare, con marmo di Montegrotto Terme lo scultore Vittorio Di Colbertaldo crea la Via Crucis antistante la Cappella. Si tratta di tecnici ed artisti importanti: l’ingegnere Ronca è un esperto nell’architettura ecclesiale, lo scultore Minerbi è autore di una delle porte del Duomo di Milano ed opere di Di Colbertaldo sono esposte in tutto il mondo (si vedano i loro profili nel capitolo “I protagonisti”).

 

Consulente artistico è l’ingegnere ed architetto Pietro Gazzola, soprintendente ai monumenti del Veneto occidentale, noto internazionalmente per il suo impegno nel campo dell’amministrazione e della tutela delle risorse artistiche.

 

I disegni esecutivi della Cappella portano la data del 25 maggio 1958. I lavori di costruzione – condotti dalla locale ditta Otto Reischl – durano dal 1958 al 1963».

4 L’opera di Claudio Cumani riporta le «reazioni del mondo tedesco» al progetto della Cappella sulla collina Leitenberg. Non mancano quelle critiche, sullo “stile” per esempio. «Cosa direbbero gli italiani se, ad esempio, sulla via Appia oppure su uno dei sette colli di Roma venisse eretta una torre in stile bavarese con il tipico tetto a cipolla? […]» si legge sul Münchner Merkur (25 giugno 1958). Altri rimarcano che la Cappella «onora gli italiani come nazione», sottolineando «[…] che, mentre la minoranza italiana [dei deportati] guidata dal vescovo di Verona costruisce una cappella sul Leitenberg, i cattolici tedeschi non abbiano ancora fatto niente di simile».

 

Il 31 luglio del 1963 viene inaugurata la Cappella: evento memorabile. Presenti il Presidente della Repubblica italiana, Antonio Segni, e quello della Repubblica Federale tedesca, Heinrich Lübke, con il primo ministro bavarese Alfons Goppel. L’evento viene focalizzato dalla stampa e dai media, sottolineandone le valenze politiche e culturali per l’Italia e la Germania, ma anche per l’Europa. La «memoria e la rinascita europea», come «la difesa della libertà e della dignità umana» ricorrono nei discorsi di Segni e Lübke in un luogo che ricorda gli «spaventosi crimini» perpetrati dal nazionalsocialismo. In quell’occasione il presidente Lübke disse: «Dobbiamo confessare con il cuore colmo di dolore che tedeschi furono quelli che allora commisero tali delitti. […] Nel nome del popolo tedesco assicuro al popolo italiano che conserveremo per sempre nella nostra memoria tutte le vittime di quella tirannia».

 

 

 

Per la Cappella e il cimitero del Leitenberg, dopo i fervorosi e promettenti giorni dell’inaugurazione, arriva un periodo di abbandono e semi-dimenticanza. La vegetazione, crescendo, nasconderà il tempio Regina Pacis, colpito da atti vandalici (1970 e 1976), imbrattato da scritte neonaziste (1983) e da un tentativo di incendio (1988).

 

Il 29 luglio 2011 la Cappella riapre al pubblico: i lavori di restauro, voluti dal Ministero della Difesa italiano e seguiti dal Consolato Generale di Monaco di Baviera, sono durati tre anni.

 

 

5 Claudio Cumani, oltre a seguire le sorti di questo monumento, utilizza ogni occasione, non solo ufficiale, per mantenere viva la “memoria” di avvenimenti e vittime, Resistenza e attivismo sociale e culturale in un tempo in cui impera il disimpegno e ci si dimentica che all’origine delle libertà odierne troviamo il sacrificio di chi si oppose alle dittature, venne deportato, internato e ucciso (invitiamo il lettore ad entrare nel sito http://www.italianieuropei.de o in quello del Comites di Monaco di Baviera www.comites-monaco.de dove vengono riportati diversi interventi dell’autore de «Il tempio nascosto» e che abbracciano la «memoria» e l’impegno sociale per le minoranze, sottolineando l’importanza dell’interculturalità).

 

Claudio Cumani, «novarese di nascita e triestino di adozione», vive a Garching, nei pressi di Monaco. Confessa: «A Novara ho vissuto 10 anni, ma a Trieste ben 20, proprio gli anni della formazione, dalle medie all’università. Entrambe sono due “mie” città, nelle quali torno con affetto. Ma Trieste è la mia Heimat. Senza Trieste non so se avrei sviluppato il senso del fascino e le opportunità dei confini, come l’importanza della tutela delle minoranze».

 

Dopo la laurea in Fisica, conseguita all’università friulana nel 1993, viene assunto dall’ESO (European Southern Observatory) il cui centro scientifico, tecnico e amministrativo ha sede a Garching. In questo importante polo scientifico lavorano più di 400 persone, delle quali una settantina di origine italiana. Qui si attuano i «programmi per lo sviluppo tecnico» e per fornire agli osservatori astronomici gli strumenti più avanzati. L’ESO «è l’organizzazione intergovernativa di scienza e tecnologia preminente in astronomia. Attua un ambizioso programma che si concentra sulla progettazione, costruzione e gestione di potenti strutture osservative da terra per favorire importanti scoperte scientifiche nel campo dell’astronomia. L’ESO ha anche un ruolo di punta nel promuovere e organizzare cooperazione nella ricerca astronomica».

 

All’ESO di Garching, Claudio Cumani è impegnato nello sviluppo dei programmi che gestiscono le macchine fotografiche digitali e catturano ciò che gli strumenti, guidati dagli astronomi, osservano. È impegnato, inoltre, nell’organizzazione di convegni e sempre pronto a guidare, se richieste, le visite degli studenti italiani.

 

Le nazioni fondatrici di questa istituzione, nel 1964, sono Francia, Olanda, Germania e Svezia.

 

Il Belgio e la Danimarca ne fanno parte dal 1967. L’Italia dal 1982. Per chi desidera saperne di più, rimandiamo al sito http://www.eso.org/public/images/archive/category/solarsystem/ dove è possibile ammirare immagini affascinanti e misteriose del nostro sistema solare e dello spazio più lontano, immagini catturate ed elaborate con gli strumenti astronomici progettati, costruiti e gestiti grazie all’ESO e con osservatori tra i più moderni situati anche a 5.000 metri d’altitudine (come l’Atacama HYPERLINK “http://www.eso.org/public/italy/teles-instr/alma.html”LargeHYPERLINK “http://www.eso.org/public/italy/teles-instr/alma.html” HYPERLINK “http://www.eso.org/public/italy/teles-instr/alma.html”MillimeterHYPERLINK “http://www.eso.org/public/italy/teles-instr/alma.html”/HYPERLINK “http://www.eso.org/public/italy/teles-instr/alma.html”submillimeterHYPERLINK “http://www.eso.org/public/italy/teles-instr/alma.html” HYPERLINK “http://www.eso.org/public/italy/teles-instr/alma.html”Array che si trova a Chajnantor in Cile: 66 grandi antenne, di 12 e 7 metri di diametro. Qui è in funzione anche APEX, «un telescopio millimetrico e sub millimetrico di 12 metri di diametro»).

 

 

 

 

 

Claudio Cumani

 

 

 

Il tempio nascosto

 

La cappella italiana sul Leitenberg a Dachau

 

 

 

Das versteckte Gotteshaus

 

Die italienische Kapelle auf dem Leitenberg bei Dachau

 

 

 

COM.IT.ES Monaco di Baviera (2013)

www.comites-monaco.de

 

 

Luigi Rossi (Bochum)

www.luigi-rossi.com

 

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