Il discorso di insediamento del Presidente Fontana — Lombardi nel Mondo

Il discorso di insediamento del Presidente Fontana

L’ottava legislatura del Consiglio regionale della Lombardia (2005-2010), con i suoi 80 consiglieri nominati dal corpo elettorale lombardo lo scorso aprile, si è ufficialmente aperta con l’elezione del Presidente del Consiglio regionale, dei due vicepresidenti e dei consiglieri segretari.

Il discorso di insediamento di Attilio Fontana, avvocato varesino al suo secondo mandato  consecutivo come Presidente dell’Assemblea (fatto mai accaduto prima), ha toccato vari aspetti dell’attività politica che si è svolta nei cinque anni precedenti. Uno dei punti  principali del discorso è stato quello riguardante “l’autonomia di un’Assemblea che, attraverso il nuovo statuto – ha detto Fontana – deve vivere sulla base di un rinnovato equilibrio tra sfera legislativa e sfera decisionale”, ma il Presidente si è anche più volte soffermato sull’esigenza di ribadire quanto il Consiglio regionale sia l’espressione di tutti i lombardi, soprattutto quelli che vivono all’estero.

 

Questo, comunque, un ampio stralcio del suo intervento.

 

“Permettete innanzitutto un ringraziamento ai colleghi che mi hanno eletto Presidente del Consiglio regionale. Una elezione che mi conferma in un incarico che in questi anni ho cercato di interpretare col fine di garantire i diritti di tutti i consiglieri  e secondo uno spirito di servizio nei confronti di un’Assemblea importante e prestigiosa come il parlamento della Lombardia.

Insieme abbiamo un obiettivo alto da raggiungere e per il quale da oggi ci dobbiamo sentire mobilitati ognuno in prima persona. Mi riferisco al traguardo – da perseguire anche attraverso l’approvazione dello statuto regionale – di un rinnovato Consiglio regionale: più forte nella sua capacità propositiva e decisionale, più forte nella sua dimensione di autonomia, più forte perché in grado di interpretare le esigenze della società lombarda riuscendo a dare risposte efficaci.

Dopo tre anni ritorniamo a lavorare in questa Aula, opportunamente restaurata – come tutto il Palazzo Pirelli, il Palazzo della Regione –  in conformità al suo aspetto originario e nello stesso tempo resa più funzionale grazie a nuove dotazioni strumentali e tecnologiche. Compiamo oggi così un’altra tappa di un percorso di riammodernamento e ristruttuarazione delle sedi regionali che porterà a far diventare il Palazzo Pirelli la Casa del Consiglio, la casa di tutti i lombardi.

Se vogliamo un Consiglio regionale all’altezza del suo ruolo e delle attese della Lombardia  e dei lombardi sparsi per il Mondo dobbiamo lavorare avendo come riferimento i cittadini e come modus operandi un atteggiamento caratterizzato da determinazione, professionalità, scrupolosità, impegno e puntualità.

Cari colleghi, noi dobbiamo vivere il nostro compito con l’onore e l’orgoglio di chi è consapevole di rappresentare i lombardi, popolo ricco di storia, con grandi capacità innovative, imprenditoriali e di lavoro. Dobbiamo sentirci onorati di rappresentare una terra che ha saputo contraddistinguersi per realizzazioni mirabili in ogni campo dell’attività umana. Una terra che è sempre stata la culla di grandi idee, di donne e uomini che hanno lasciato tracce indelebili nella storia. Una terra che anche sul piano politico ha saputo caratterizzarsi per aver avviato esperienze e soluzioni nuove.

Dobbiamo sentirci onorati, cari consiglieri, per il fatto che lavoriamo per dare delle leggi a questo grande popolo di Lombardia, onorati per il fatto che questa Assemblea è il secondo parlamento dopo quello nazionale.

 

Lo statuto regionale rimane il traguardo più importante di questa ottava legislatura consiliare. Quando venni eletto Presidente nel giugno del 2000,  nel corso del discorso di insediamento dissi che la modifica statutaria non poteva limitarsi a un mero adeguamento dello Statuto alle più recenti riforme costituzionali, “ma deve assumere – dissi – la valenza di una vera e propria ridefinizione della formula istituzionale della nostra Regione, basata sul principio della devoluzione dei poteri”.

Sottolineo ora che continuiamo a volere un nuovo statuto che sancisca una sorta di nuovo patto tra cittadini, enti intermedi, enti locali e Regione. Un nuovo statuto che adesso siamo pronti a scrivere perché è chiaro il quadro di riferimento istituzionale, la cornice entro la quale collocare una Regione rispondente alle esigenze di una società che in trent’anni  è profondamente cambiata e che ora chiede alle istituzioni, allo stato e alle regioni risposte puntuali e concrete.

L’alternativa che avevamo davanti negli anni scorsi era scegliere tra una soluzione di basso profilo e una “non soluzione”. Da parte mia – ricordo – ho richiamato più volte sulla necessità di accelerare l’operato della Commissione speciale ma ero consapevole che, per avere uno statuto ambizioso e innovativo, occorrevano punti di riferimento chiari e soprattutto orientati verso una valorizzazione dell’istituzione Regione. Punti di riferimento federalisti come è possibile notare nella riforma all’attenzione del Parlamento.

Adesso qui in Lombardia il lavoro di preparazione è stato fatto e inizia il tempo del raccolto e della concretizzazione. Si tratta di compiere uno sforzo ulteriore affinché si possano sciogliere alcuni nodi ancora irrisolti. E per far questo dobbiamo tutti insieme agire nella consapevolezza che dare alla Lombardia un nuovo statuto significa travalicare ogni interesse di parte, perseguendo nel contempo una grande volontà di sintesi.

Vogliamo dare alla Lombardia una nuova carta costitutiva, basata su regole condivise, perchè le regole devono essere comuni, individuate attraverso un metodo di partecipazione che coinvolga maggioranza e opposizioni.

Queste ultime, poi, devono contribuire a definire il loro ruolo attraverso  istituti che formalizzino e garantiscano le modalità di attuazione di un ruolo delicato, importante e decisivo per la vita democratica come quello appunto delle opposizioni. Tra l’altro potrebbe essere prevista e istituzionalizzata la figura del portavoce delle opposizioni, con ciò andando nella stessa direzione del Parlamento inglese.

Ma qual è il tema che io ritengo di vitale importanza per il futuro del Consiglio regionale?  E’ il tema dell’autonomia di un’Assemblea che, attraverso il nuovo statuto, deve vivere sulla base di un rinnovato equilibrio tra sfera legislativa e sfera decisionale, un equilibrio senza il quale a soffrire sarebbe la democrazia.

Non si tratta di ridimensionare la figura del Presidente della Giunta. Si tratta casomai di rilanciare il ruolo del Consiglio regionale, assegnando veri poteri di controllo e di indirizzo politico (per potersi esprimere anche sul programma della Regione), rilanciare la funzione legislativa e di rappresentanza di tutto il popolo lombardo.

L’esperienza di questi anni mi suggerisce inoltre altri punti sui quale occorre un lavoro riformatore, un’opera che può partire da alcune esperienze che hanno manifestato limiti o aspetti negativi e che impongono una forte volontà rinnovatrice.

Mi riferisco soprattutto alla legge elettorale. Quanto avvenuto con le ultime elezioni (in Consiglio regionale non c’è alcun rappresentante della Provincia di Sondrio) impone un intervento di correzione che non può essere disatteso, pena il procrastinarsi di un deficit di democrazia grave.   

Per quanto riguarda invece l’attività del nostro Consiglio (e le norme che la regolano), nessuno, sono certo, vuole tarpare la possibilità di costituire gruppi politici che rappresentano idealità espresse dai cittadini. Tuttavia non possiamo non notare che la presenza oggi di quindici gruppi appaia sproporzionata rispetto al numero dei consiglieri.

Sarà inoltre importante un corretto dialogo tra noi e la Giunta regionale, un confronto aperto ma finalizzato con decisione al bene comune. Così mi aspetto che maggioranza e opposizione diano vita a una dialettica costruttiva, che esalti il compito principale del nostro parlamento per feggi che aiutino la società lombarda a crescere, a svilupparsi e progredire.

Se questo è lo spirito con il quale affronteremo questa ottava legislatura regionale ne consegue che ognuno, ogni realtà di questo nostro Consiglio avrà motivo per dare il proprio contributo con senso di responsabilità e cognizione del proprio ruolo e del proprio compito.

Il Consiglio è, e deve essere sempre di più, il vero luogo della rappresentanza di tutto il popolo lombardo. In questo senso molto è stato fatto ma molto resta da fare. E lo stesso popolo lombardo deve partecipare di più al nostro lavoro, non deve aver timore di avvicinarsi a questa grande istituzione. Perché non deve esserci distanza tra cittadini e istituzione, e questo lo devono volere tutte e due le parti.

Ripensando alla scorsa legislatura non ho che da ringraziare chi ha vissuto con me cinque anni importanti e costruttivi: penso ai colleghi dell’Ufficio di Presidenza, ai consiglieri regionali, ai collaboratori della Segreteria del Consiglio e della struttura organizzativa consiliare. In questi anni abbiamo lavorato con l’unico obiettivo di esaltare il ruolo del Consiglio. Come Ufficio di Presidenza abbiamo voluto promuovere iniziative per rafforzare l’identità del parlamento in quanto luogo di rappresentanza del popolo lombardo.

Da qui l’attività nei campi culturali, della convegnistica, delle relazioni internazionali per avviare o consolidare rapporti con altre istituzioni parlamentari.

Penso anche alla significativa ed efficace collaborazione con i parlamenti regionali italiani ed europei su due questioni fondamentali: le riforme istituzionali e il destino dell’Unione europea. Su quest’ultimo argomento una grande e profonda convergenza attorno alle nostre posizioni abbiamo registrato in ambito Calre, l’associazione dei parlamenti regionali d’Europa. Con fermezza e chiarezza abbiamo sempre portato avanti le istanze a sostegno di un’Europa dei popoli e una richiesta di esplicito riconoscimento delle Assemblee legislative. E devo dire che vedere oggi pronunciamenti popolari orientati in tal senso mi conforta e mi rassicura sulla bontà del lavoro svolto.

Altro aspetto che continueremo a curare con attenzione sarà quello delle relazioni esterne e della trasparenza. In questi anni abbiamo avviato iniziative (penso per esempio agli strumenti di comunicazione pubblica come la news letter per amministratori o agli appuntamenti per coinvolgere i giovani o la società lombarda come la festa dello Statuto), iniziative che ci proponiamo di incrementare così da rendere sempre più aperto il Consiglio e sempre più ridotta quella distanza che a volte ancora riaffiora tra istituzione e società. Alcuni punti dovranno essere approfonditi perché qualificano e aiutano il lavoro dei consiglieri regionali: si tratta delle attività di studio sulle leggi e di ricerca sulla realtà lombarda. Vogliamo conoscere i problemi e le situazioni in modo sempre più approfondito per poterli affrontare in modo adeguato.

 Per concludere, personalmente vorrei che la politica fosse capace di lasciare il giusto spazio alla concretezza senza avvitarsi su tatticismi, interessi di parte, ideologismi e dibattiti fini a se stessi. Voglio dire insomma sì alla democrazia e al pluralismo, ma no – un no netto – alla politica di Palazzo, la politica che tiene lontani gli elettori dall’esercizio libero e cosciente del voto e della partecipazione.

Costruiamo insieme il Parlamento di questa grande Regione e iniziamo da qui un nuovo rapporto con i cittadini e le istituzioni. Facciamo partire da quest’Aula il grande cambiamento che tutti attendiamo.

 

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