Dolomiti per l’Africa: in 6000 per la solidarietà — Lombardi nel Mondo
Dolomiti per l’Africa: in 6000 per la solidarietà
Dall’otto al dieci luglio scorso, gli otto paesi più industrializzati del mondo si sono incontrati per il G8 all’Aquila e anche se volessero dimenticare il sempre dimenticato continente Africano, più di sei mila persone di cuore hanno registrato le proprie voci il 5 luglio sulle Dolomiti.
Il reporter di Africanews.it, Peter Ewanfoh, è stato lì. Tra l’altro era anche uno dei pochi africani presenti.
Quelle che seguono le sue parole tradotte dall’inglese.
Solo poche settimane fa le Nazioni Unite avevano formalmente inserito le Dolomiti tra i siti patrimonio del mondo. Le nove montagne che formano le Dolomiti, con un’area totale di 231.000 ettari, si estendono su nove province del nord Italia: Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone e Udine.
Non sarebbe stato possibile trovare un posto migliore per quest’iniziativa in favore dell’Africa.
Daniele Gianffredo, di ‘insieme si può’, è uno degli organizzatori dell’evento che ha saputo catturare l’interesse di persone dai background culturali molto diversi. In una piccola intervista per Africanews.it ha spiegato qual era l’obiettivo primario dell’incontro.
“I nostri politici sono stati capaci di mostrarci solamente i problemi e le difficoltà degli africani e hanno fatto diverse promesse per alleviare i problemi nel sud del mondo, ma quelle promesse non sono mai state mantenute. Ora che s’incontreranno all’Aquila, siamo venuti qui per alzare le nostre voci per ricordare loro che devono mantenere le loro promesse e non dimenticarsi delle sofferenze dei popoli africani”.
Alla domanda se fosse incoraggiato dall’affluenza, ha aggiunto:
“Con queste sei mila persone su queste montagne, come simbolo di solidarietà nei confronti dei popoli africani, siamo fiduciosi che un cambiamento verrà per il sud del mondo. I nostri leader hanno tutto ciò che serve per migliorare le cose e non hanno scuse per non risolvere i problemi positivamente. Gli africani sono i nostri fratelli e le nostre sorelle; vogliamo vederli condurre vite migliori”.
Durante la conferenza stampa tenuta qualche minuto dopo le dieci del mattino, uno dei tanti che hanno preso la parola, Paolo Pobbiati [ex presidente di Amnesty International Italia] ha sottolineato quanto gli ordinari cittadini africani abbiano bisogno d’aiuto dal resto del mondo.
Approfondendo, ha anche aggiunto che è una sfortuna che i leader africani deliberatamente condonino e collaborino con criminali che impoveriscono continuamente la propria gente. Citando qualche esempio, ha accennato al delta del Niger in Nigeria dove le compagnie petrolifere rendono impossibile la vita delle popolazioni locali mentre il governo si prostituisce continuamente con le multinazionali petrolifere danneggiando in questo modo il proprio popolo.
Amnesty International ha recentemente denunciato gli ingiustificabili abusi sia ecologici che dei diritti umani nel delta del Niger, una della aree più ricche di petrolio del mondo.
Sia per lo sfruttamento delle risorse petrolifere che per lo sfruttamento della popolazione, nel delta del Niger le compagnie petrolifere sono molto famose. Un’affermazione, questa, negata dal governo nigeriano che sostiene che la gente è responsabile del degrado della propria terra compiendo atti di vandalismo agli oleodotti trasformando in questo modo tutta l’area in un disastro ambientale.
Nel 1995, Ken Saro-Wiwa insieme ad altre otto persone furono condannate a morte per impiccagione dalla giunta militare che governava la Nigeria a quel tempo semplicemente perché si erano ribellate alle attività criminali delle compagnie petrolifere.
Per ultimo ha parlato Moni Ovadia. Gli occhi di tutti erano su di lui. Ha iniziato con un piccolo preambolo dicendo che l’umanità è come una famiglia, e ogni buona famiglia difende sempre i suoi membri più deboli.
“L’Africa è il nostro membro più debole”.
L’Africa è sfruttata dall’Occidente; perciò dovrebbero prendersi maggiori responsabilità nel migliorare le cose. Dapprima, gli uomini e le donne fisicamente forti sono stati portati via, e la terra è rimasta abbandonata. Adesso le risorse naturali sono l’oggetto del contendere. Lo sviluppo non può essere invalidante per una parte del mondo mentre l’altra si rafforza. Ci dovrebbe essere equilibrio e giustizia per tutti gli esseri umani.
Ero ancora un bambino quando i cinesi venivano descritti come piccoli e gialli mentre gli indiani erano scuri e morti di fame, ma oggi loro sono i primi nel mondo, in termini economici.
In Africa, c’è un’incredibile energia e prima o poi si risolleveranno fino ad arrivare in cima. Se li aiutiamo ora in questo momento di difficoltà, sarà un bene per tutti quando avremo bisogno di loro, ma se ci rifiutiamo, ci saranno cattive notizie per noi”.
In conclusione, ha detto: “Abbiamo anche degli africani qui con noi. Ci sono africani che stanno combattendo ogni giorno per sopravvivere nel nostro territorio. Non possiamo guardare dall’altro lato mentre loro soffrono nel nostro paese. Facciamo tutti parte della grande famiglia dell’umanità. Dobbiamo solo dimostrarlo”.
Ewanfoh Obehi Peter
http://www.africanews.it/index.php?option=com_content&task=view&id=588&Itemid=76
Document Actions