Dove arriva la solidarietà mantovana — Lombardi nel Mondo

Dove arriva la solidarietà mantovana

Dalla missione etiopica di Gighessa il sacerdote mantovano Don Matteo Pinotti ci propone una riflessione sulla necesità di “non misurare” l’impegno che serve per dare davvero una mano alle necessità dei popoli delle nazioni più sfortunate.

“Va’ a dire a quel giovane: Non misurare la città…”

E’ l’invito che viene rivolto al profeta Zaccaria. Al ritorno dall’esilio, il popolo si sente sfiduciato, o forse semplicemente decide che è giunta l’ora di essere più ragionevoli, di fare un po’ di conti… Ci eravamo proposti di ricostruire la città, di costruire un nuovo tempio più bello di prima… ma adesso ci accorgiamo che i soldi non bastano, che ci sono tante necessità a cui far fronte, che non tutti ci sono amici, anzi tanti sarebbero contenti di vederci fallire o sparire…

Quindi, meglio fare un po’ di conti per vedere che cosa effettivamente siamo in grado di affrontare, quali progetti possiamo iniziare e quali invece lasciare perdere. Meglio renderci conto di quanto ci è rimasto a disposizione, per sapere fino a quando potremo resistere, di fronte a questo assedio che ci stringe da ogni parte. Del resto, lo dice anche il Vangelo, no? “Prima di costruire una casa…prima di partire per una impresa…”

 

Si può trovare una frase della Bibbia per giustificare qualsiasi cosa.

In vista del Natale, invece, vogliamo provare a lasciarci interrogare da Zaccaria, che dice di non stare a misurare la città. Perché mai, anzitutto? Ed eventualmente, che cosa c’è di male, tanto che Dio sta a scomodarsi per chiamare un profeta che deve andare a parlare ad un altro per dirgli di non…

 

Misurare la città. Che cosa si può misurare? La lunghezza (tempo che serve), la larghezza (apertura di nuove strade), poi l’altezza (spessore dell’esperienza, impatto), il numero delle persone (preti, volontari, cristiani…), i beni che ci sono a disposizione (soldi, energie)…

Così abbiamo  provato a prendere questa immagine della città per capire qualcosa della nostra esperienza in missione. E chissà, forse l’immagine della missione può aiutare tutti noi a capire qualcosa di più della esperienza quotidiana in Italia e in altre parti del mondo.

 

Misurare la lunghezza.

Anche se il clima di Gighessa non è umido come il basso mantovano, a causa dell’altitudine il mattino capita di risvegliarsi, specie a Kofale, immersi in qualche nuvola bassa che non vuole saperne di alzarsi e di mettersi in movimento. Questa impossibilità di vedere oltre qualche decina di metri, dà un’idea della precarietà di prospettive in cui siamo chiamati a muoverci. Si fanno progetti a lungo termine, ma non si può prevedere o programmare come andranno le cose. Quanto tempo serve per cambiare la situazione di questo popolo? Chi è qui da tre anni, ha visto molto poco. Qualcun altro, in 20 anni, dice di aver visto ancora di meno… Il progresso sembra misurato sulla quantità di aiuti che arrivano dall’estero. Quali tempi stiamo passando?

E’ ormai passata la stagione della stele di Axum, abilmente sfruttata a scopi elettorali dal governo, con la complicità (inconsapevole?) del partner italiano…

E’ ormai passata da sei mesi la bufera elettorale, anche se gli strascichi e le proteste rimangono di attualità, specie ad Addis Abeba, con decine di migliaia di arresti.
Non passano mai, invece, le antiche tensioni tra razze diverse, che la scorsa settimana hanno provocato disordini e sparatorie a Kofale, e una quindicina di morti nella vicina città di Kore.

E’ di questi giorni il ritorno delle piogge, in questo periodo quanto mai inopportune, perché rischiano di rovinare il raccolto di grano e mais.

Per passare dai tempi umani ai tempi di Dio, occorre una sospensione, occorre smettere di misurare la lunghezza della città con il nostro metro, orologio, calendario.

 

Non misurare la larghezza della città!

Fino a dove possiamo allargare il nostro sguardo? Fino ai cattolici della missione? Fino a tutti quelli che si fanno vedere qui per chiedere qualcosa? Oppure fino a tutti i cristiani, specie gli ortodossi, che vivono accanto a noi una inaspettata stagione di persecuzione, sorta da ragioni razziali ed economiche, e quindi trasposta a fini propagandistici sul piano religioso?

Le nostre forze, il nostro tempo, le nostre risorse sono limitate, quindi sembrerebbe “ragionevole” restringere il campo. Ma chi siamo autorizzati a “lasciare fuori”?

Non era ragionevole Gesù, a mettersi a parlare con Samaritani e Pagani, quando la maggior parte degli stessi Giudei gli rimaneva indifferente… Allora è anche un invito a non “prendere le misure” al Vangelo, al Regno di Dio, a non porgli dei limiti umani…

Mentre scriviamo, una macchina della missione è scesa per portare all’ospedale un ammalato di un villaggio vicino. E’ già il quarto, oggi, che accompagniamo d’urgenza. Non bastassero le malattie “solite”, ora tra i bambini si sta di nuovo diffondendo la meningite. Quante persone riusciamo a salvare o ad aiutare davvero?

Poi ripenso ai 50 bambini della nostra clinica, operati due settimane fa e ora quasi tutti col gesso, che sorridono, scherzano e fanno festa ogni volta che qualcuno rivolge loro un po’ di attenzione, e capisco che ne vale la pena.

 

“NON MISURARE” sembra il contrario della logica di programmazione manageriale che si sta imponendo dappertutto, anche qui, almeno a parole. E’ invece la cifra di un approccio diverso, che sa di poter confidare in un “di più” non misurabile, che dà luce e speranza a tutto il resto. In fondo, è una cosa che stiamo imparando da tutti voi.

Non state misurando le vostre risorse, tutti voi che ci aiutate economicamente, nonostante sia sempre più difficile arrivare alla fine del mese, anche in Italia.

Non state misurando il vostro tempo, tutti voi che in questo anno ci avete scritto, siete venuti a trovarci, a operare, a curare, a lavorare come volontari.

Non state misurando, tutti voi che avete adottato un bambino, un ammalato della clinica, una donna, uno studente; credete che ne valga la pena, anche se molti rimarranno esclusi e non aiutati.

Non state misurando, tutti voi genitori e educatori, che incoraggiate i giovani a prendersi qualche impegno coinvolgente, a lasciarsi affascinare da Cristo, anche se comporta sempre qualche rischio, anche se non ne avranno un ritorno immediato né economico né di carriera.

Non state misurando, tutti voi, vescovi, preti, religiosi e laici, che credete nel significato di uno scambio tra le chiese, fatto attraverso le persone, anche se i preti sono pochi e ci sarebbe tanto bisogno anche qui.

 

Il 1 dicembre abbiamo celebrato per la prima volta la memoria del beato Charles de Foucauld, che in 20 anni di missione tra i Tuareg del deserto non ne convertì al cristianesimo neanche uno, e non ebbe mai neanche un discepolo per la congregazione religiosa che sognava di fondare. Se avesse misurato con criteri umani…

 

Grazie.

 

 

Don Matteo, Abba Walta, don Gianfranco, Abba Eyhasu,

Sr. Assunta, Sr. Azeb, Sr. Desta, Sr. Abrehet.

Sr. Abbebech, Sr. Marta, Sr. Kasech, Sr. Marta, Sr. Meseret. 

 

 

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