Le Scienziate salvino l’Europa — Lombardi nel Mondo

Le Scienziate salvino l’Europa

Promuovere l’eccellenza in campo scientifico attraverso l’uguaglianza di genere rappresenterebbe un’importante segnale di apertura in chiave progressista, che potrebbe, a sua volta, fare da propulsore per incentivare un insieme di iniziative adeguate a fronteggiare la ormai, sempre più urgente, richiesta di innovazione tecnologica e di sviluppo recentemente evidenziata dalla maggioranza dei paesi dell’Unione Europea.
L’ultimo rapporto commissionato dall’Unione Europea al gruppo di lavoro E.T.A.N (Expert Working Group on Women and Science) per fornire una chiara visione dello stato attuale della presenza femminile nell’ambito della produzione scientifica europea, è stato pubblicato negli atti del programma di Potenziamento della Ricerca e della Conoscenza Socio Economica di Base, che rappresenta, a sua volta, uno dei progetti di intervento a massima priorità dell’UE.
( http://www.cordis.lu/rtd2002/science-society/women.htm).
Come è noto il problema dello stato attuale di arretratezza culturale dell’Europa in campo scientifico, e in particolare dell’Italia, è percepito  ultimamente con particolare preoccupazione per i risvolti che esso potrebbe generare in termini di dipendenza futura e, forse, non  troppo lontana, dai paesi extraeuropei tecnologicamente più avanzati. In Italia, come nel resto d’Europa,  non solo la stampa specialistica di settore, come le riviste scientifiche, ma anche i quotidiani e i mezzi di comunicazione di massa, di fronte all’avanzata dell’onda anomala rappresentata dalla Cina e dall’India, stanno dedicando sempre più spazio all’emergenza sullo stato della ricerca scientifica sia di base che applicata. In realtà l’arretratezza dello stato della ricerca in Italia è noto da tempo e, nell’ambito della comunità scientifica, più volte denunciato con rapporti ufficiali a fronte di richieste di finanziamento dalle Accademie e dalle Università ma, come più spesso accade, i governi se ne preoccupano solo quando il problema assume potenziali connotazioni di grave ricaduta economica e, quindi, in condizioni di emergenza. Così siamo obbligati, ormai, a constatare i risultati di politiche miopi ed utilitaristiche, volte al raggiungimento di obiettivi di breve termine, il cui risultato netto prevedibile è lo sbilanciamento degli equilibri di mercato.
Nell’ambito di questo scenario, invero abbastanza sconfortante, si inserisce il rapporto del gruppo di lavoro E.T.A.N costituito dalle più eminenti personalità femminili in campo scientifico europeo, che denuncia un grave squilibrio nella ripartizione di ruoli guida nell’ambito delle istituzioni pubbliche e private che si occupano di promuovere la ricerca e la produzione scientifica di eccellenza.
In particolare sembra che il ruolo femminile, da sempre propulsore di iniziative etico sociali  innovative nei metodi e nei contenuti, ma, da sempre altrettanto svantaggiato nella lotta di genere per il mantenimento del potere, continui a conservare questo triste primato di sudditanza che ha come conseguenza più grave, la paralisi delle idee, o meglio, di una parte di queste. Si sa che in campo scientifico la curiosità e l’intuizione giocano un ruolo importantissimo per il progresso di qualsiasi ricerca, oltre che, naturalmente la preparazione e l’attitudine al metodo sperimentale, che chiunque si accinga a svolgere il mestiere di scienziato deve possedere e coltivare; ma è altrettanto vero che a volte è vincente la differenza nell’approccio, ossia la capacità di vedere con altri occhi lo stesso fenomeno, poiché la realtà fenomenologica  spesso si nasconde nelle pieghe della relatività.
E’ per questo, dunque, che è fondamentale aprire l’accesso alle donne che mostrano le doti e le qualità per conseguire risultati e garantire quindi la possibilità, in un regime di gestione democratica, di assurgere a posizioni gestionali che finora sono state conquistate dalle poche, anzi pochissime arrivate, ad alto prezzo più spesso concretizzato in termini di perdita di una parte della propria identità e con costi sociali altissimi.
A questo proposito l’articolo comparso sul “Sole 24 ore” il 31 ottobre 2004 e firmato da M. Calamandrei intitolato” Le Scienziate salvino l’America” rileva che, anche negli Stati Uniti, paese che per tradizione ed apertura ha costituito per oltre due secoli il bacino di raccolta dei cervelli europei, in seguito all’attentato dell’11 settembre, si sta constatando, una drastica diminuzione della presenza degli studenti stranieri che rappresentano la corrente di alimentazione più cospicua  dell’elite scientifica americana. Al fine, dunque, di compensare le gravi carenze di personale specializzato nel campo scientifico, sia nel settore privato che nelle università, l’attuale amministrazione sta puntando sulle donne scienziate, a lungo emarginate nei laboratori, per offrire loro le posizioni di leaders in testa alle istituzioni accademiche più prestigiose. La prima di queste donne ad essere investita di questa responsabilità e visibilità mondiale  è Susan Hockfield, neurobiologa specializzata in anatomia genetica, alla quale è stata affidata nientedimeno che la presidenza del MIT (Massachusetts Institute of Technology) il più importante politecnico americano. Le ricadute sociali ed economiche di questa scelta saranno sicuramente fondamentali per il futuro degli U.S.A poichè la Hockfield ha già annunciato che promuoverà, a livello politico, una radicale riforma dell’insegnamento della matematica e delle scienze nelle scuole di ordine superiore. Ci si augura, quindi,  che anche in Europa si passi dalla constatazione dei fatti all’azione poichè il pragmatismo americano ha il pregio di insegnare che il conservatorismo a tutti i costi è la premessa discriminatoria che prelude la sconfitta.

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