L’Enel in Guatemala e le responsabilità dell’Ambasciata — Lombardi nel Mondo

L’Enel in Guatemala e le responsabilità dell’Ambasciata

Nella gestione della propria presenza in Guatemala, l’Enel non avrebbe garantito tutela e informazione alle comunità indigene che hanno protestato contro la costruzione di una centrale idroelettrica sul loro territorio: è quanto denuncia la senatrice Amati (Pd)

Roma: Nella gestione della propria presenza in Guatemala, l’Enel non avrebbe garantito tutela e informazione alle comunità indigene che hanno protestato contro la costruzione di una centrale idroelettrica sul loro territorio: è quanto denuncia la senatrice Amati (Pd) in una interrogazione al Ministro degli esteri Frattini in cui chiede di sapere, tra l’altro, se l’Ambasciata italiana si sia resa responsabile “relativamente ai fenomeni di repressione delle proteste delle comunità locali”.

 

 

“Nel Guatemala settentrionale – si legge nella premessa – vivono le comunità Ixil, sopravvissute alla politica di massacri, genocidi ed etnocidi operata durante il conflitto armato interno allo Stato guatemalteco fino alla firma dell’accordo di pace nel 1996; il Governo guatemalteco ha approvato il progetto, denominato “Hidro Xacbal”, cofinanziato dalla Banca mondiale e realizzato da un’importante impresa multinazionale italiana, l’Enel green power (Egp), per la realizzazione di una centrale idroelettrica nella regione Ixil, ai cui lavori di costruzione la società italiana ha dato inizio nel 2008″.

 

“A quanto risulta, – prosegue Amati – l’Enel non avrebbe fornito alle comunità indigene interessate alcun tipo di informazione nel merito dei lavori, in violazione delle convenzioni internazionali in materia, in particolare della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, adottata dall’Assemblea generale con la risoluzione 61/295 del 13 settembre 2007, e della Convenzione n. 169 del 1989 dell’Organizzazione internazionale del lavoro sui popoli indigeni, ratificata anche dal Guatemala, che all’articolo 7 recita: “I popoli interessati devono avere il diritto di decidere le proprie priorità in relazione alla scelta del loro modello di sviluppo, nella misura in cui essa incida negativamente sulla loro vita, credenze, istituzioni e benessere spirituale e sulle terre che essi occupano o utilizzano in qualche maniera, e devono avere il diritto di avere il controllo, per quanto possibile, del proprio sviluppo economico, sociale e culturale. Inoltre, essi devono partecipare alla formulazione, attuazione e valutazione di piani e programmi sviluppo nazionali e regionali che li possano riguardare direttamente”; le Comunità Ixil hanno espresso parere negativo nel merito del progetto di realizzazione della centrale e – non avendo ricevuto alcun tipo di risposta o riscontro né da parte di Enel green power né da parte governativa – hanno conseguentemente attivato numerose iniziative di protesta, che sono sfociate, nel gennaio 2009, in scontri con le Forze armate che hanno causato numerosi feriti tra i manifestanti; recentemente, infine, sono stati denunciati episodi di sgomberi forzati da parte delle Forze armate contro le comunità Ixil di San Juan Cotzal e San Felipe Chenla. Le comunità indigene reclamano il diritto a essere consultati circa la sorte delle terre e delle risorse naturali che servono alla loro sopravvivenza, e in ogni caso a non essere danneggiati dalla realizzazione dei progetti da parte di Enel green power”.

 

“Non sembra – osserva la senatrice – che l’Enel abbia realizzato quegli elementi del progetto Hidro Xacbal che potrebbero contribuire a renderlo meno invasivo e più rispettoso delle esigenze delle popolazioni locali. Ci si riferisce, in particolare, all’ottimizzazione dell’uso razionale delle risorse idriche locali; al miglioramento della copertura forestale nel bacino del fiume; alla riduzione del degrado del territorio attraverso le attività stabilite nel piano di gestione del bacino idrografico Xacbal; al miglioramento della qualità della vita delle popolazioni grazie alla costruzione di una strada rurale di 40 chilometri; al sostegno alle iniziative locali relative all’acqua, alla salute, e all’istruzione; alla creazione di infrastrutture per l’accesso all’elettricità; alla riduzione delle importazioni di combustibili fossili per la produzione di energia; all’investimento di capitale per creare occupazione e favorire lo sviluppo economico locale attraverso la fornitura di servizi locali durante la fase di costruzione; infine, nonostante l’Enel pubblicizzi sul sito web della sua fondazione, Enel cuore onlus, di aver finanziato il 70 per cento di un edificio scolastico per le comunità di Ojo de Agua e San Felipe Chenla l’edificio è rimasto incompiuto, tanto che gli studenti seguono ancora le loro lezioni all’aperto”.

 

La senatrice chiede quindi di sapere “quale sia stato il ruolo della società italiana Enel rispetto ai fatti riportati” e “se ci sia stata una responsabilità diretta della nostra ambasciata, così come riferito da alcuni organi di stampa nazionale italiana, relativamente ai fenomeni di repressione delle proteste delle comunità locali”.

 

Fonte: aise

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