Edda Daidone Alitta (III parte) — Lombardi nel Mondo

Edda Daidone Alitta (III parte)

Una donna artista alla ricerca dell’anello mancante di una traccia di vita, da 26 anni vive in Inghilterra dove due anni fa è mancato suo marito, compagno di viaggi, di avventure e di vita: il Professore Oscar Alitta.

Vicino a lei vivono il figlio, la nuora argentina e il nipotino di 7 anni. Edda ama i romanzi inglesi dell’800 oltre all’arte e alla letteratura, alla quale si è dedicata attivamente, e si dedica tuttora. Nel suo pensiero, però, è sempre presente il nonno siciliano, che fu vittima di un tragico ed ingiusto destino.

 

Il Ritorno

di Edda Daidone Alitta

 

L’aria era infuocata, gli alti cactus con il Sole a picco del mezzogiorno non facevano nessuna ombra.  Pedro scese da cavallo e si sedette esausto sulla terra che scottava. Era dal mattino all’alba che galoppava attraverso l’arido panorama. 

Aveva un solo pensiero fisso in mente: avrebbe trovato sua madre ancora in vita? Faticosamente riprese il cammino sotto l’implacabile Sole.  Verso sera raggiunse la “Quinta” della madre. Dal movimento di persone che si trovava sia fuori che dentro l’abitazione, capì che sua madre era morta. Con l’animo gonfio di pena e un dolore che lo attanagliava alla gola, entro in casa e vide il corpo senza vita di Doña Dolores. 

Era sola, nell’ultima notte sua notte su questa terra, l’indomani con una breve cerimonia sarebbe stata sepolta nel vicino cimitero.  Molte persone circolavano dentro e fuori casa, erano tutte occupate nei preparativi della “Fiesta” che sarebbe cominciata alle prime luci delle stelle nel cielo e sarebbe andata avanti  sino alle luci del mattino. Gli ospiti arrivavano numerosi. L’aria era tiepida e profumata di fiori di campo.

La notte era illuminata da innumerevoli stelle. Una notte da innamorati. La morte di un vicino era un’occasione speciale, gli “Estanciero” e peones intervenivano volentieri, contenti di ritrovarsi e fare festa in onore del defunto. Pedro invitato ad aiutare nei preparativi, inizio senza entusiasmo, poi quando iniziarono a suonare le chitarre, fu preso dall’atmosfera piacevole dei suoni familiari che gli ricordavano la sua infanzia e la madre. Il padre non lo aveva mai conosciuto. Si mormorava in paese che Pedro fosse la conseguenza di una passione giovanile di Doña Dolores per un uomo sposato.

Da troppo tempo, manco da questi luoghi, pensava Pedro malinconicamente, quante occasioni perdute di rivedere la madre e gli amici di infanzia.  Non era stato molto felice nella grande capitale Buenos Aires, il matrimonio fallito con Amalia, la solitudine che ne seguì. Non capiva neanche lui perche mai si era deciso a tornare, ben sapendo che la vita al “Campo”, sarebbe stata molto più facile e serena. 

Erano sprazzi di vita rurale che tornavano dai meandri della sua memoria, il rumore gaio della festa li faceva rivivere, dandogli sensazioni molto gradite. Il profumo dell'”Asado” si diffondeva nell’aria tiepida della notte, mentre il vino era servito abbondantemente alle tavole, messe su rapidamente per l’occasione.  Dopo la carne alla brace, furono servite “Las empanadas” e dolci casalinghi.  Pedro era sereno, ormai era entrato nello spirito della festa.  Non voleva ricordare nulla che gli fosse sgradito. Viveva semplicemente un momento strettamente collegato a lui, e voleva celebrarlo nel migliore dei modi. Doña Dolores era sempre stata una donna allegra e ottimista, sicuramente non avrebbe desiderato che al suo “Velorio” vi fossero state persone tristi e digiune.  Verso mezzanotte arrivarono due calessi. Erano due vicini di “Estancia” che tornavano dalla compra di bestiame fatta a Catamarca. Avevano saputo del velorio e venivano ad unirsi alla “Fiesta”. Pedro dopo tanti anni rivide Teresa, la prima ragazza che gli aveva fatto battere il cuore. 

Era sempre graziosa, anche se ormai era una donna fatta.  S’avvicino e la saluto guardandola intensamente.  Gli occhi scuri di lei lo fissarono attentamente, era uno sguardo strano, non amichevole ma neppure ostile. I ricordi di Pedro tornarono rapidi ad una sera di Luna piena in cui si erano salutati con molte promesse di sposarsi e di andare a vivere a Buenos Aires.  La loro storia d’amore era finita cosi: tempo dopo ricevette una lettera da Teresa, che gli annunciava il suo matrimonio con Gustavo, un amico d’infanzia di entrambi. Pedro istintivamente cercò con lo sguardo Gustavo, ma non lo vide.  Teresa si sedette accanto a lui. “Non ho mai sposato Gustavo” disse la giovane donna, che aveva notato lo sguardo. “Perché non mi hai più scritto?” disse con tono irritato il giovane.  Poi continuò, “Dovevi farmi sapere che eri ancora libera, ti sarei venuto a cercare, ti amavo, avevamo fatto un patto di sposarci, perche ti sei comportata cosi?” Teresa lo guardo, alla luce della lampada a kerosene, il o viso del giovane appariva cupo e triste.

” Qualcuno mi informò”, rispose la giovane con apparente calma, “Che tu avevi un’altra ragazza, il mio orgoglio ferito mi fece scrivere che avrei sposato Gustavo, ed era quello che lui voleva, ma alla fine rinunciai, non lo amavo; ne avrei fatto un infelice”.  Pedro con un sospiro commentò: “Sposai Amalia, la ragazza di cui ti parlarono, t’informarono male, con lei a quei tempi non avevo nessun rapporto sentimentale, la sposai per ripicca dopo l’annuncio del tuo matrimonio”. Con la testa china e la voce bassa, continuò: “Con lei non ebbi neanche un giorno di serenità, troppa la differenza tra di noi, di idee e nel modo di affrontare la vita, il mio fu un matrimonio disastroso in tutti i sensi”.

Pedro fece una pausa mentre guardava il meraviglioso cielo stellato, poi continuò “Avrei voluto tornare e vederti ma ti pensavo felice nel tuo matrimonio e rimandavo sempre il ritorno, ora sono qui, troppo tardi per vedere mia madre viva…ma forse…” sussurrò il giovane chinandosi affettuosamente verso la ragazza ” ancora in tempo per riprendere il nostro  rapporto interrotto..”.

Nella tiepida notte illuminata da miriadi di stelle, la mano di Teresa calda e rassicurante cercò la mano di Pedro. Le chitarre accompagnavano le voci dei cantanti e le canzoni conosciute e familiari si succedevano, rievocando con la loro magica musica, la sua infanzia, l’affetto della madre, l’amore di Teresa, l’amore per la terra Madre, riunendole in un’unica armonia. Pedro sapeva e sentiva con sicurezza che il suo ritorno a casa era per sempre.

 

 

Oscar Alitta

Biografia

Oscar Alitta è stato Accademico dell’Accademia dei “500” di Roma, Membro del Artist’s Network Bedfordshire, Membro del Digital Artist Network East England Art, vive e lavora nel cuore della vecchia Inghilterra.

Nato a Torino nel 1929, ha vissuto in Italia oltre che nella sua città natale anche a Firenze, dove è iniziata la maturazione della sua vena artistica, e a Roma.

Il desiderio di sempre nuovi panorami e stimoli lo hanno fatto approdare in Argentina dove ha vissuto per 6 anni tra il 1964 ed il 1970, migliorando la sua tecnica colorista sotto la guida del Maestro Argentino José A. Malanca di Còrdoba.

Nel 1973 è in Kenya dove a realizzato un  Cristo Ascendente per una nuova chiesa delle Missioni Comboniane di GIL-GIL vicino Nakuru,

Nel 1984 si trasferisce con la moglie in Inghilterra. Certo Oscar Alitta già dalla biografia appare una persona non comune: tanto i suoi viaggi mai fini a se stessi, quanto le sue frequentazioni di uomini d’arte e di cultura, palesano l’anelito alla scoperta di scenari nuovi, sperando di non fermare mai la propria crescita artistica e culturale e con essa migliorare la propria capacità di leggere ed interpretare le cose della vita e del mondo.

Tutto ciò, oltre ad indiscutibili capacità tecniche, fanno di Oscar Alitta un Maestro d’Arte di spessore planetario.

 

A cura di Antonella De Bonis

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