La Passione dell’emigrante — Lombardi nel Mondo

La Passione dell’emigrante

In molte città della Germania le sacre rappresentazioni natalizie e pasquali fanno vivere anche agli autoctoni il mistero che le anima, portando alla luce un’antica tradizione. E non solo.

Quest’anno Gesù è interpretato da Franco Livadoti. Pino Todaro ha dovuto, per motivi di studio, rinunciare. Salvatore Sorce è Giuda Iscariota. Gli altri ruoli, di primo e secondo piano, sono coperti da circa 60 italiani delle città di Duisburg, Bochum, Essen, Gelsenkirchen, Oberhausen e Gevelsberg. Tra questi, Valentina di 8 anni. La più giovane. La bambina prova a raccontare a un giornalista tedesco «le passioni viventi calabresi, dalla grande partecipazione popolare». Dopo le prove delle ultime settimane, sferzati dalla pioggia e dal freddo e sotto l’attenta regia di don Adriano e don Cataldo, come di suor Jolanda  e suor Etra, il venerdì santo prende vita la «passione vivente» del Bacino della Ruhr. Un appuntamento, ormai. Come le «sacre rappresentazioni» di Wuppertal. Di Mühlacker. Di Colonia-Kalk. Stoccarda e Wolfsburg. Le sacre rappresentazioni, ormai, fanno parte di quel bagaglio culturale e religioso che gli emigranti hanno trasferito nei Paesi dove vivono e lavorano. Quindi non solo pizza pasta vino mandolino, ma anche elementi di un’antica religiosità mediterranea integrata nel cristianesimo. Anche il quotidiano WAZ se n’è accorto, sabato 8 aprile, e ha dedicato all’avvenimento una pagina del suo inserto settimanale.

Le sacre rappresentazioni, natalizie e pasquali, appartengono a una serie di manifestazioni religiose che l’emigrante ha cercato di mantenere nel luogo in cui ha scelto o è stato costretto a vivere. Le sacre rappresentazioni non nascondono l’intento didascalico che le fece nascere e fiorire, mantenendo intatta tutta la semplicità, la fede, passione e meraviglia che sicuramente impregnavano interpreti e spettatori d’epoche a noi lontane. Basta osservare gli sguardi attenti dei bambini. Ascoltare le loro domande durante (o dopo) una rappresentazione religiosa. O l’interesse dei tedeschi che, sempre più numerosi, si assiepano lungo i percorsi: attenti spettatori d’una religiosità a loro sconosciuta. Misteriosa e affascinante. Povera. Proprio come lo è anche il «teatro di strada».

Le sacre rappresentazioni, così come sono giunte a noi, appartengono all’epoca medievale. Esse fiorirono tra il 1200 e il 1500, originate dalle Laudi Sacre dialogate che erano vere e proprie recite in lingua volgare. La prima rappresentazione sacra fu il presepe che Francesco d’Assisi «allestì» a Greccio nel 1223. Il francescano Jacopone da Todi (1230 – 1306) porterà alla nascita della lauda drammatica. La lauda «Donna de Paradiso» ci propone oltre alla Madonna, diversi personaggi: Gesù, il popolo e il nunzio o San Giovanni. Drammi e rappresentazioni sacre che dall’Umbria francescana si diffusero nell’Europa medievale, giungendo di generazione in generazione sino ai nostri giorni. La loro semplicità rimanda agli intenti francescani originari.

La crisi del dramma sacro inizia nel XVI° secolo. Anche nell’area di lingua e cultura tedesca. Esso fu sostituito da vere e proprie recite teatrali moralizzanti che cancellarono i numerosi «misteri» fioriti in Baviera e lungo il Reno. Alla fine del 1500, i Gesuiti avviarono l’attività pastorale a Colonia, Treviri, Coblenza ed Emmerich. Nel 1673 i Gesuiti soppiantarono, nei favori di Maximilian Heinrich, i Minoriti. Essi furono costretti a lasciare ai figli d’Ignazio di Loyola spazi scolastici, palcoscenici e scuole. Prima d’abbandonare gli edifici, i francescani distrussero le strutture interne, palcoscenici e scene, con tutti i costumi. La rabbia dei figli di San Francesco è comprensibile: i Gesuiti gli avevano tolto ogni carica, l’insegnamento, la predicazione e l’incarico di confessore di corte. Il nuovo teatro didascalico allestirà rappresentazioni che lo spettatore poteva seguire su un libretto. Una realtà che durerà sino ad oltre la metà del secolo XVIII°.

Per la Germania sopravvive Oberammergau, dove si svolge, da quasi quattro secoli, un «perfetto spettacolo» della Passione di Cristo o «Passionsspiel». Nel 1633 la peste nera visitò questa località bavarese, decimandone la popolazione. Quando l’epidemia cessò, i sopravvissuti fecero il voto di rappresentare la Passione ogni dieci anni. L’ultima è stata nel 2000, la prossima si farà nel 2010.

Le rappresentazioni sacre che gli emigrati italiani approntano da anni, con umiltà e semplicità, appartengono a una storia antica. Dovunque esse si manifestino: in Germania, come in Argentina o negli Stati Uniti. Esse richiamano alla memoria allestimenti medievali e francescanesimo. Vivendo con «passione» elementi e anima di un’antica «cultura materna».

Luigi Rossi (Bochum)

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