Milano Expo 2015 (quinta puntata) — Lombardi nel Mondo

Milano Expo 2015 (quinta puntata)

La fatica di Marco Zamboni si focalizza sul grande evento dell’Expo 2015 di Milano. Storia, analisi, impatti culturali, ambientali, politici e mediali sono alcuni degli aspetti e capitoli dedicati all’Expo 2015

3. Il processo di candidatura per ospitare un’esposizione

Secondo le indicazioni contenute nella Convenzione di Parigi e nell’apposito regolamento (1), il processo di candidatura per ottenere un’esposizione è composto da quattro fasi principali.

1)         La prima fase riguarda la presentazione ufficiale al BIE della candidatura. La richiesta di partecipazione è nazionale, perciò deve essere presentata obbligatoriamente da parte del Governo; inoltre può essere presentata a condizione che siano trascorsi almeno quindici anni dall’ultima esposizione ospitata nello stesso Paese. La domanda deve indicare il tema e le date di apertura e chiusura dell’esposizione.

Ricevuta la prima richiesta di candidatura il BIE informa tutti i Paesi membri, che hanno sei mesi di tempo per presentare ulteriori domande; inoltre comunica ai Paesi già candidati l’ammontare delle spese amministrative a loro carico per esaminare la domanda di partecipazione.

2)         La seconda fase prevede la presentazione ufficiale del dossier di candidatura all’Assemblea generale, la visita di controllo degli ispettori del BIE nella città candidata e i convegni per discutere sul tema proposto per l’esposizione.

La presentazione del progetto di candidatura ha la scopo di illustrare a tutti i Paesi membri quali saranno le caratteristiche fondamentali dell’evento e le potenzialità della città ospitante in termini di collocazione geografica, capacità di organizzazione e capacità di accoglienza.

La visita di controllo nelle città candidate viene effettuata da una delegazione del BIE, allo scopo di valutare il contenuto, la conformità alle regole e la fattibilità dei progetti presentati. La delegazione è composta da 6-7 delegati ed è guidata dal segretario generale; il costo è interamente a carico del Paese organizzatore. Gli ispettori possono rivolgere domande agli organizzatori e richiedere informazioni sui seguenti aspetti:

          il tema e il contenuto dell’esposizione;

          la durata della manifestazione;

          la collocazione dell’area espositiva;

          il layout del sito e la dimensione delle aree per ciascun Paese;

          il numero totale di visitatori previsti;

          la sostenibilità finanziaria del progetto;

          le infrastrutture e il sistema dei trasporti per raggiungere il sito;

          la posizione delle autorità istituzionali e dei partiti politici;

          la riconversione e il riutilizzo delle strutture espositive dopo l’evento.

 

Al termine della visita, la delegazione raccoglie le informazioni che sono emerse all’interno di un rapporto e lo consegna al Comitato esecutivo per una valutazione più approfondita.

Infine vengono svolti alcuni convegni internazionali per capire la rilevanza, l’universalità e l’interesse dei Paesi membri ad affrontare il tema proposto nel corso di una esposizione universale.

3)         La terza fase riguarda l’assegnazione dell’evento. La decisione spetta all’Assemblea Generale, attraverso una votazione a scrutinio segreto a cui partecipano i delegati di tutti i Paesi membri, compresi quelli che sono entrati dopo la candidatura ufficiale da parte di un Paese (2). La votazione è preceduta da una discussione, durante la quale viene preso in considerazione il parere del Comitato esecutivo, le osservazioni dei Paesi candidati e il numero di esposizioni già ospitate nei rispettivi Stati. I delegati di ciascun Paese esprimono un voto; per vincere occorre ottenere la maggioranza dei voti validi.

4)         La quarta fase è quella finale e riguarda la registrazione ufficiale dell’esposizione. Entro cinque anni dall’apertura dell’esposizione il Paese organizzatore deve presentare al BIE il Regolamento generale dell’esposizione e il Regolamento dei contratti di partecipazione; questi documenti fissano i termini e le condizioni di partecipazione degli espositori, tra cui:

          le procedure di costruzione dei padiglioni;

          le procedure di installazione e funzionamento dei macchinari;

          la sistemazione del personale dei Paesi partecipanti;

          le norme di sicurezza e le assicurazioni;

          le attività commerciali e le concessioni;

          i servizi di pubblica utilità;

          i diritti di proprietà intellettuali;

          il funzionamento del comitato esecutivo;

          l’importo del biglietto e l’accesso dei visitatori.

 

Da questo momento il governo del Paese organizzatore può attivare i propri canali diplomatici per invitare i Paesi a partecipare all’evento.

4. Esperienze precedenti

Nel corso di questo paragrafo vengono presentate alcune esperienze precedenti in materia di esposizioni universali e internazionali. Lo scopo è comprendere quale significato hanno avuto questi eventi per le città ospitanti e quali eredità hanno lasciato. In qualche caso è stato possibile proporre qualche riflessione sui punti di forza e sui punti di debolezza che hanno caratterizzato i singoli eventi. L’analisi ha riguardato 4 edizioni con le quali la città di Milano si è confrontata durante il processo di candidatura per l’Expo 2015. La tabella presenta alcune informazioni di sintesi delle esposizioni prese in considerazione.

 

immagine – Figura a (in fondo al testo)

 

4.1 L’esposizione universale di Milano del 1906 (3)

L’esposizione universale di Milano del 1906 è stata la prima ad essere stata organizzata in Italia (4). La manifestazione si svolse dal 28 aprile al 11 novembre, fu visitata da quasi 8 milioni di persone e si concluse con un avanzo di bilancio. L’evento ebbe lo scopo di celebrare l’apertura del traforo del Sempione e per questo motivo fu scelto il tema dei trasporti. All’inizio del Novecento la città attraversò una fase di crescita economica, modernizzandosi e diventando la capitale italiana della rivoluzione industriale. L’esposizione fu inizialmente prevista per il 1904, ma poi venne rinviata a causa del ritardo dei lavori. L’apertura del valico ebbe un significato importante per Milano sia dal punto di vista economico sia simbolico. Infatti il collegamento del Sempione consentiva di raggiungere più facilmente le città industrializzate dell’Europa nord-occidentale, offriva nuove prospettive di sviluppo commerciale-industriale e dava un’apertura internazionale alla città.

L’idea di ospitare l’esposizione fu proposta dalla sezione milanese della Lega navale e dall’Associazione lombarda dei giornalisti, suscitando l’adesione immediata delle più importanti organizzazioni degli interessi. Il Comune di Milano e la Camera di commercio costituirono un comitato esecutivo con lo scopo di preparare la manifestazione.

La partecipazione di 25 Paesi richiese l’utilizzo di un’area più grande rispetto a quelle utilizzate in precedenza per motivi fieristici. Fu deciso di ospitare l’esposizione in due diverse aree, il Parco Sempione e la Piazza d’Armi, collegate tra loro da una ferrovia elettrica sopraelevata. L’utilizzo della Piazza d’Armi a fini espositivi influenzò molto lo sviluppo urbanistico della città; infatti nel 1923 quella stessa area (l’attuale Portello) fu utilizzata per realizzare il quartiere cittadino di Fiera Milano. Inoltre l’evento rappresentò l’occasione per effettuare importanti investimenti in città, come ad esempio la realizzazione della rete idrica e della fognatura, dell’elettricità e del telefono.

Concluso l’evento la gran parte dei padiglioni espositivi fu smontata. L’unica testimonianza che oggi rimane dell’esposizione universale è rappresentata dal palazzo in stile Liberty che ospita l’Acquario Civico.

4.2 Le esposizioni di Genova e Siviglia del 1992 (5)

Le esposizioni del 1992 di Genova e Siviglia furono dedicate a Cristoforo Colombo e celebrarono l’anniversario della scoperta dell’America.

In realtà la manifestazione che si svolse a Genova fu un evento minore rispetto all’esposizione universale che si tenne a Siviglia (6). Come mostra la tabella 12, l’evento italiano fu inferiore rispetto a quello spagnolo per durata, numero di Paesi partecipanti, area espositiva e afflusso di visitatori. Nel 1987, quando il Governo presentò la domanda di candidatura al BIE, Genova era considerata poco più che una città industriale e portuale. La decisione di ospitare un grande evento fu presa per introdurre un nuovo modello di sviluppo, basato su un’offerta turistica e culturale. Il sito dell’esposizione fu individuato nell’area del Porto Antico e il progetto urbanistico fu affidato all’architetto Renzo Piano, che cercò di recuperare i magazzini abbandonati e di intervenire sul centro storico. L’organizzazione dell’evento produsse un esito modesto per la città, in termini di visibilità e di visitatori (circa 1,7 milioni di presenze, poco più della meta di quanto previsto). Tuttavia fu l’occasione per recuperare alcune aree precedentemente abbandonate, offrendo strutture e servizi utili anche dopo l’esposizione (es. l’acquario, il centro congressi, l’ascensore panoramico, gli ex magazzini del cotone, le palazzine storiche) (7). Dopo la conclusione dell’evento le strutture furono cedute al Comune, il quale si occupò di adattarle per i nuovi usi (es. cultura e il tempo libero).

L’esposizione universale di Siviglia si svolse dal 20 aprile al 12 ottobre 1992. L’idea di organizzare un grande evento fu proposta dal re Juan Carlos nel 1976 con lo scopo di dare una legittimità internazionale alla Spagna democratica, dopo la caduta del generale Franco. La manifestazione rappresentò anche l’occasione per realizzare un vasto programma di sviluppo a favore della regione dell’Andalusia, che aveva storicamente risentito della sua posizione periferica nel sistema europeo, non riuscendo ad attrarre investimenti produttivi. Infatti furono realizzati forti investimenti pubblici nel campo delle infrastrutture, con la costruzione della linea ad alta velocità Madrid-Siviglia, del nuovo aeroporto internazione e di nuove autostrade. L’area individuata per ospitare l’esposizione fu l’isola di Cartuja – una vasta zona di 125 ettari sul fiume Guadalquivir – al di fuori della città. La manifestazione fu un successo dal punto di vista dell’afflusso di pubblico, che raggiunse la cifra di 41,8 milioni di visitatori. Tuttavia ci furono alcuni problemi per il riutilizzo dell’area dopo l’evento. ll progetto originale, che prevedeva la riconversione in un polo tecnologico con università e centri di ricerca, non si realizzò a causa dei ritardi amministrativi e della confusione nella gestione delle strutture. Ad oggi molti padiglioni sono ancora abbandonati in attesa di una nuova destinazione d’uso e l’isola di Cartuja rimane un ambito slegato dal contesto urbano. Recentemente due architetti italiani hanno dichiarato: “Siviglia è stata un disastro poiché dell’Expo sono rimasti i ruderi, un pezzo di città abbandonato a sé stesso” (Stefano Boeri); “A Siviglia c’era uno schema urbanistico avulso dalla città. È semplice: bisogna evitare di costruire recinti” (Massimiliano Fuksas) (8).

4.3 L’esposizione universale di Hannover del 2000 (9)

L’esposizione universale del 2000 si svolse ad Hannover dal 1 maggio al 31 ottobre con lo scopo di celebrare l’anniversario della riunificazione della Germania. Gli organizzatori progettarono un evento di dimensioni straordinarie per attirare il maggior numero di visitatori. L’esposizione utilizzò una parte della fiera locale ed altri terreni adiacenti per un totale di 160 ettari. Ci furono in tutto 155 Paesi partecipanti, che si sfidarono nella costruzione dei padiglioni nazionali. Inoltre furono previsti oltre 10.000 eventi sportivi e culturali.

Nonostante questi sforzi la manifestazione ebbe un successo limitato, in termini di presenze e di bilancio. In base alle previsioni il numero di visitatori avrebbe dovuto essere pari a 40 milioni, ma in realtà fu solo di 18 milioni. Il mancato incasso dei biglietti provocò perdite economiche e l’esposizione si chiuse con un deficit pari a 2,4 miliardi di marchi.

L’insuccesso dell’Expo di Hannover non venne attribuito a carenze organizzative; secondo molti osservatori la mancanza di interesse verso l’evento fu dovuta ai seguenti motivi:

          la proposta fu poco attraente e innovativa, perciò non riuscì a competere efficacemente con gli altri grandi eventi che si svolsero nello stesso anno per celebrare il passaggio del millennio (10);

          la scarsa capacità di attrazione e il debole fascino della città di Hannover, isolata rispetto ad altre città e senza un profilo internazionale;

          la scarsa condivisione dell’evento a livello locale (11);

          il prezzo di ingresso fu troppo elevato;

          la mancanza di un adeguato piano di comunicazione su larga scala.

 

L’edizione tedesca ha segnato la fine di una concezione tradizionale di esposizione intesa come fiera di prodotti industriali e come occasione per un Paese di affermare la sua superiorità scientifica e tecnologica.

 

Questo testo è protetto dal diritto d’autore. Le informazioni e i dati in esso contenuti possono essere duplicati, riprodotti e/o diffusi senza il preventivo consenso dell’autore a condizione che avvengano per finalità di uso personale, studio, ricerca o comunque non commerciali e che sia citato il nome dell’autore, il titolo della tesi e l’università attraverso la seguente dicitura, impressa in caratteri ben visibili:

Tesi di laurea di Marco Zamboni, “Milano Expo 2015. Analisi di un grande evento come politica pubblica”, anno accademico 2007/08, Università degli studi di Milano.

 

 

Note:

(1)    BIE, Regulations relating to procedures and deadlines for registration of an exhibition by the International Bureau of Exhibition, http://www.bie-paris.org/main/index.php?p=11&m2=30.

(2)  Il BIE è un’organizzazione internazionale democratica, nella quale gli Stati pesano tutti allo stesso modo, indipendentemente dalle dimensioni, dal numero di abitanti, dal peso economico o dal prestigio sulla scena internazionale. Tuttavia le convenienze degli Stati forti e ricchi possono condizionare molto facilmente quelle degli Stati piccoli e poveri. Da questo punto di vista il meccanismo di voto a scrutinio segreto può prestarsi ad alcuni scambi di favore e non garantisce la trasparenza delle decisioni.

(3)  Le informazioni di questo paragrafo sono tratte da Camera di Commercio di Milano, Milano verso l’Europa (2006), Corriere della Sera (04/04/07, 31/03/08, 02/04/08), La Repubblica (28/10/06, 02/12/06), Il Giornale (01/04/08), Il Sole 24 ore (01/04/08).

(4)  Roma avrebbe dovuto ospitare l’esposizione universale del 1942, ma questa fu annullata a causa della II guerra mondiale. Per l’occasione fu realizzato fra il 1937 e il 1942 il complesso di edifici che oggi costituisce il quartiere detto EUR.

(5)  Le informazioni di questo paragrafo sono tratte da Guala [2007, p. 135-144], Adagio [2003], Corriere della Sera (26/03/92, 21/04/92, 10/05/92, 03/10/92), Il Sole 24 Ore (02/01/08), Repubblica (06/02/92, 03/07/92, 06/09/92). 

(6)  L’Italia ha ospitato altre esposizioni internazionali a Roma (1953), a Napoli (1954) e a Torino (1955).

(7)  Renzo Piano: “Gli edifici nascono per vivere dopo la manifestazione, sicché i Paesi stranieri non si sono sentiti costretti a rivaleggiare in retorica costruendo padiglioni fantasmagorici” (Corriere della Sera, 10/05/92).

(8)  Corriere della Sera, Urbanistica, i modelli esteri e la maledizione italiana, 01/04/08, p. 6.

(9)  Le informazioni di questo paragrafo sono tratte da Montanari [2002], Corriere della Sera (01/06/2000, 18/07/2000), Il Sole 24 Ore (01/01/2008).

(10)  Ad esempio il Giubileo di Roma, le Olimpiadi estive di Sydney o il network delle 9 Capitali europee della cultura.

(11)  La candidatura di Hannover fu presentata dal Governo tedesco nel 1988, ma solo dopo il 1990 vennero informati i cittadini. I risultati di un sondaggio condotto dall’università di Hannover nel maggio 1992 confermarono lo scarso entusiasmo dei residenti della città nei confronti dell’esposizione (solo il 49% del campione era favorevole).

 

immagini:

Figura a.jpg

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