Milano Expo 2015 (seconda puntata) — Lombardi nel Mondo

Milano Expo 2015 (seconda puntata)

La fatica di Marco Zamboni si focalizza sul grande evento dell’Expo 2015 di Milano. Storia, analisi, impatti culturali, ambientali, politici e mediali sono alcuni degli aspetti e capitoli dedicati all’Expo 2015

2. Le conseguenze economiche dei grandi eventi

Nei paragrafi precedenti abbiamo visto che le città candidate ad ospitare un grande evento presentano progetti molto ambiziosi e ricchi di promesse. Di solito gli organizzatori si prefiggono di realizzare diversi obiettivi, tra cui:

          realizzare le strutture necessarie all’evento;

          attirare risorse pubbliche e private;

          incrementare e migliorare le proprie infrastrutture;

          aumentare l’occupazione nell’area in cui si svolge l’evento;

          aumentare il reddito pro-capite nell’area in cui si svolge l’evento;

          incrementare il flusso dei turisti;

          promuovere lo sviluppo economico locale.

 

Per capire meglio il contenuto di questi obiettivi e porre le basi per una corretta valutazione ex post dei risultati ottenuti, è necessario fare una breve premessa con alcune precisazioni.

2.1 Premessa

Anzitutto un obiettivo può fare riferimento al raggiungimento di un esito, inteso in tre modi diversi.

1.         Realizzazione (output): “Gli output sono i prodotti dell’attività dell’amministrazione: i beni, i servizi, i pagamenti, i prelievi finanziari, le norme e le procedure che sono messe in campo per effetto dell’approvazione di una politica pubblica” [Regonini, 2001, p. 163]. Ad esempio rientra in questa categoria il primo obiettivo, che riguarda la costruzione delle strutture funzionali allo svolgimento dell’evento (es. lo stadio di calcio, il padiglione espositivo…).

2.         Risultato (outcome): “Gli outcome sono gli effettivi risultati sperimentati dai destinatari in diretta conseguenza delle politiche adottate” [Regonini, 2001, p. 163]; “sono le conseguenze provocate dall’aver realizzato quel prodotto” [Moro, 2005, p. 35]. In questo caso possiamo fare riferimento al terzo obiettivo, che riguarda il miglioramento della dotazione di infrastrutture di una città (ad esempio pensiamo alla costruzione di una linea ferroviaria che consente ai visitatori di raggiungere il luogo in cui si svolge l’evento, risparmiando tempo).

3.         Impatto (impact): “Quando parliamo di impatto facciamo riferimento al problema che sta alla base della politica pubblica e alle finalità generali che la caratterizzano […] Rispetto ai concetti precedenti, quest’ultimo ha un’ambizione maggiore, perché costringe a interrogarsi sul significato ultimo di ciò che si sta facendo” [Regonini, 2001, p. 163]. Questo è l’esito più difficile da raggiungere, dal momento che qui entrano in gioco dinamiche non prevedibili. Un esempio di impatto è la promozione dello sviluppo locale.

 

In secondo luogo un obiettivo può fare riferimento a un effetto a breve o lungo termine. Nel primo caso l’effetto si verifica “quando il programma è ancora in corso o è appena terminato, ma tende a esaurirsi rapidamente” [Moro, 2005, p. 35] (es. aumento temporaneo dell’occupazione nel settore edile dovuto alla costruzione di una strada), mentre il secondo caso riguarda “impatti che appaiono solo dopo diversi mesi o anni dal termine di un programma” (es. aumento dell’occupazione nel settore turistico dovuto all’incremento dei flussi turistici) [Moro, 2005, p. 35].

Infine occorre distinguere tra effetti lordi ed effetti netti, “per evitare di sopravvalutare i risultati positivi di un’azione, spesso enfatizzati dai suoi attuatori” [Moro, 2005, p. 36]. Per conoscere l’impatto effettivo di un programma, bisogna sottrarre all’effetto lordo registrato tre fattori:

          l’effetto deadweight: (peso morto): “Nome dato a cambiamenti nei destinatari e nei territori di un intervento, che si sarebbero ottenuti ugualmente anche in assenza dell’intervento valutato, e che non sono quindi imputabili come effetti netti”. Un esempio di questo effetto sono gli “occasionali” (vd. figura VI, p. 38) [Bezzi, 2008, p. 129];

          l’effetto di sostituzione: “Effetto ottenuto a favore di destinatari diretti di un intervento, a spese di altre persone o organizzazioni”. Un esempio di questo effetto è rappresentato dagli “stanziali” (vd. figura VI, p. 38) [Bezzi, 2008, p. 129];

          l’effetto di spiazzamento: “Effetto di un intervento ottenuto in un area a spese di un’altra”. Un esempio di questo effetto sono i “no Expo”, i “fuggitivi” e i “modificatori” (vd. figura VI, p. 38) [Bezzi, 2008, p. 129].

2.2 L’analisi degli effetti economici

Anzitutto occorre dire che gli effetti economici di un grande evento spesso superano i confini della città ospitante e si estendono nel territorio della regione. Per questo motivo nel corso del paragrafo ci riferiremo genericamente alla città/regione.

 

Immagine – figura d (in fondo al testo)

 

La figura mostra gli effetti macroeconomici sulla città/regione derivanti dall’organizzazione di un grande evento. In primo luogo l’organizzazione e la realizzazione di un grande evento consentono di attirare un flusso notevole di capitali (pubblici e privati) verso la città/regione ospitante, producendo positive ricadute economiche e occupazionali. Per calcolare l’ammontare di queste risorse – chiamate “denaro autonomo” – bisogna prendere in considerazione solo i fondi spesi nella città/regione ospitante, che non provengono dallo stesso luogo o che potrebbero essere spesi altrove (1) [Preuss, 2002, p. 41].

Negli anni di preparazione dell’evento vengono realizzati numerosi lavori pubblici e investimenti privati (es. potenziamento delle infrastrutture connesse alla viabilità e ai trasporti, miglioramento delle reti ricettive, interventi di arredo urbano), che producono un aumento della domanda aggregata. Durante questa fase il settore maggiormente coinvoltolo è quello dell’edilizia.

Analogamente durante la fase di realizzazione dell’evento l’arrivo di turisti, visitatori e giornalisti aumenta la domanda dei beni di consumo nel settore dei servizi e del turismo, che favorisce un aumento dell’occupazione e del reddito e così una spinta economica che si ripercuote a cascata.

Tuttavia l’aumento della domanda aggregata può comportare l’aumento dei prezzi in alcuni settori specifici, perchè la domanda supera l’offerta o per effetto di una speculazione (2).

Al termine della manifestazione l’impulso economico diretto è destinato ad affievolirsi nel giro di poco tempo, a causa del calo della domanda collegata all’evento, fino a riportare la situazione precedente di equilibrio.

In termini occupazionali i grandi eventi creano nuovi posti di lavoro, anche se si tratta per lo più di lavori temporanei; negli anni che precedono l’evento i nuovi posti di lavoro riguardano soprattutto il settore dell’edilizia, mentre nel periodo specifico dell’evento il settore dei servizi (es. accoglienza, stand, logistica, turismo, sicurezza, organizzazione). Dopo l’evento la maggior parte dei posti di lavoro temporanei sparisce, mentre nel settore turistico alcune attività si possono consolidare.

L’economia di un territorio può trarre dei benefici in modo duraturo dal successo dell’evento. Infatti dopo la manifestazione la localizzazione di nuove infrastrutture e l’immagine positiva generata potrebbero creare effetti a lungo termine come l’attrazione di nuove attività imprenditoriali, investimenti internazionali e l’incremento dei flussi turistici. Questo permetterebbe di generare nuova domanda autonoma e quindi innescare un’ulteriore spinta positiva per l’economia locale. Da questo punto di vista l’organizzazione di un grande evento può essere considerata uno strumento di marketing territoriale a disposizione delle città (3).

 

2.3 Grandi eventi ed effetti turistici

I grandi eventi attirano presso la città/regione ospitante un numero notevole di turisti e visitatori, la cui entità generalmente dipende da variabili come:

          la collocazione geografica del paese ospitante;

          l’unicità e l’originalità del tema proposto;

          la disponibilità di collegamenti infrastrutturali;

          la disponibilità di strutture ricettive;

          la disponibilità di intrattenimenti per il tempo libero;

          la visibilità data dai mass media.

 

Talvolta le stime sui flussi dei visitatori trascurano il fatto che l’arrivo massiccio di turisti può creare degli effetti di sostituzione e di spiazzamento.

Nel paragrafo 2.1 abbiamo visto la differenza che esiste tra effetti netti ed effetti lordi e analizzato l’effetto di sostituzione e di spiazzamento. Proviamo a considerare alcuni di questi effetti all’interno del settore turistico.

La figura mostra i movimenti di visitatori che bisogna considerare nella valutazione degli effetti turistici provocati da un grande evento.

 

Immagine – figura e (in fondo al testo)

 

Il comportamento dei visitatori mostra chiaramente la presenza dei tre effetti che abbiamo visto in precedenza:

          Effetto spiazzamento (frecce rosse). Il congestionamento legato all’evento spinge una parte dei turisti ad evitare intenzionalmente la città ospitante (i No Expo) e una parte di residenti ad allontanarsi dalla città durante il periodo della manifestazione (i fuggitivi). Ciò provoca una perdita di denaro che altrimenti sarebbe stato speso nella città.

          Effetto di sostituzione (frecce azzurre). Tra i visitatori dell’evento ci sono alcuni residenti che hanno preferito fermarsi in città, piuttosto che andare altrove (gli stanziali).

          Effetto deadweight (frecce gialle). Tra i turisti arrivati in città c’è comunque un gruppo che sarebbe venuto anche senza l’allestimento dell’evento (gli occasionali e in parte i prolungatori).

I benefici del turismo si concretizzano soprattutto dopo i giochi, qualora la città sia riuscita a veicolare un’immagine positiva di sé stessa. “I vantaggi a lungo termine per il turismo, derivanti dall’aumento di popolarità, sono di gran lunga più incisivi dei vantaggi che a breve termine provengono a cascata dall’evento stesso” [Carlsen e Williams, cit. Preuss, 2002, p. 42].

 

 

Questo testo è protetto dal diritto d’autore. Le informazioni e i dati in esso contenuti possono essere duplicati, riprodotti e/o diffusi senza il preventivo consenso dell’autore a condizione che avvengano per finalità di uso personale, studio, ricerca o comunque non commerciali e che sia citato il nome dell’autore, il titolo della tesi e l’università attraverso la seguente dicitura, impressa in caratteri ben visibili:

Tesi di laurea di Marco Zamboni, “Milano Expo 2015. Analisi di un grande evento come politica pubblica”, anno accademico 2007/08, Università degli studi di Milano.

 

Note:

(1) Per fare alcuni esempi possiamo citare il pagamento dei diritti televisivi, le sponsorizzazioni (ad esclusione di quelli delle imprese locali), i biglietti, il merchandising e in generale tutti i consumi attivati dai turisti stranieri.

(2)  È possibile che si verifichino speculazioni edilizie nel periodo che precede l’evento.

(3)  Il marketing territoriale può essere definito come “un insieme di azioni collettive poste in atto per attrarre in una specifica area o territorio nuove attività economiche e produttive e favorire lo sviluppo delle imprese locali e promuovere un’immagine positiva” [cit. Kotler, Haider e Rein, in Florio, 2008].

 

immagini:

figura d; figura e

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