La fisarmonica: lo strumento migrante per antonomasia — Lombardi nel Mondo

La fisarmonica: lo strumento migrante per antonomasia

In questa puntata parleremo della fisarmonica. Secondo il dizionario, strumento musicale aerofono a mantice ad ancia libera, che è stata per lunghi anni uno strumento folcloristico legato alla tradizione della danza popolare…

Si dice che il primo brevetto di “akkordion” – termine oggi usato in molte lingue come lo spagnolo- per indicare la fisarmonica, fu depositato il 6 maggio del 1829 a Vienna dal costruttore di organi e pianoforti Cyrill Demian e dai suoi figli Carl e Guido.

L’evoluzione tecnica e costruttiva dello strumento hanno sempre più perfezionato il suo timbro e la sua intonazione, favorendo la presenza di esso anche in ambiti musicali colti.

La Fisarmonica è uno strumento “quasi famigliare” di cui si è sempre sentito dire dai genitori e nonni emigrati, anzi, anche loro la sapevano suonare.

E’ uno strumento molto particolare, con sonorità particolari, portatile…è uno strumento da molti considerato unico! Basta pensare a tutti gli usi della Fisarmonica in campo musicale, dal liscio al jazz, alla musica classica. Quale strumento musicale riesce a dare una completezza ed una varietà di timbri come la Fisarmonica? Forse nessuno.

Pianoforti non ce n’erano in tutte le case degli emigrati per cui la fisarmonica veniva portata da qualcuno e la festa cominciava subito.

La tradizione folkloristica di molti paesi nel mondo è legata alla fisarmonica. Uno strumento difficile, completo e in grado di essere sempre presente in tante tradizioni, da quella balcanica a quella argentina.

La fisarmonica è uno strumento che impegna tutto il corpo e impone alle mani una coordinazione indipendente. Da una parte gli accordi, dall’altra la melodia. Mentre tutto il corpo è coinvolto nel fare in modo che l’aria circoli nello strumento, una mano faticosamente si fa strada tra la selva dei piccoli tasti neri che compongono gli accordi, mentre l’altra compone la melodia.

Un tempo la fisarmonica era, in Europa, quel suono che univa i piccoli borghi, che intratteneva chi voleva danzare e che faceva da sottofondo alla fine delle giornate di lavoro. All’estero, un modo per sentirla propria, quella musica, per ricordarsi di quei luoghi che erano la loro casa e la loro terra lontana.

Per questo, la fisarmonica è forse lo strumento migrante per antonomasia, in grado di poter essere parte di più tradizioni, contaminandosi sì, ma rimanendo identica nel proprio carattere casalingo e strettamente intriso di cultura popolare.

Nei pressi dell’arco alpino, italiani, francesi, svizzeri ed austriaci, condividono più o meno l’attaccamento a questo strumento musicale.

Ecco perchè in Argentina, in un determinato momento, fu lo strumento più diffusso tra gli emigranti arrivati tra la fine sel XIX secolo e l’inizio del XX soprattutto dall’Italia, dalla Svizzera e da altri paesi europei.

Ancora oggi i trentini, forse gli inventori della fisarmonica, fanno delle carovane suonando le loro belle canzonette regionali. Dal meridione d’Italia invece arriva la fisarmonica diatónica a bottoni, più nota come organetto, con cui si intonavano le pizziche e tarantelle. Poi quest’organetto modificato, alla francese, diede vita al tango argentino: il bandoneon.

Insomma, la fisarmonica nasce moderna, diventa contemporanea e si fa ambasciatrice di una cultura sempre postuma e per questo trasversale.

Jorge Garrappa Albani – Redazione Argentina

jgarrappa@hotmail.com – www.lombardinelmondo.org

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