L’Italian Film Festival di Milwaukee — Lombardi nel Mondo

L’Italian Film Festival di Milwaukee

E’ in fase di organizzazione l’Italian Film Festival, una bellissima iniziativa che coinvolge diverse città degli Stati Uniti, tra cui Milwaukee. Claudia Pessarelli, che fa parte della commissione, ci racconta i retroscena

Da due anni faccio parte della commissione che sceglie i film per l’Italian Film Festival di Milwaukee. È un’esperienza irripetibile per chi come me vive lontano dall’Italia. Dico questo anche un po’ egoisticamente, perché così posso vedere tanti film che altrimenti rimarrebbero nel mondo dei desideri. Leggendo quotidiani e recensioni italiane, e guardando la Tv, molte volte mi é capitato di sentire forte il desiderio di essere seduta in un cinema italiano per vedere un film o l’altro e quest’anno in particolare posso dire di aver visto molti dei film della mia lista personale. Siamo in quattro nella commissione, più, non ufficialmente mio marito, qualche volta volontario qualche volta costretto a guardare un determinato film.

L’Italian film festival è una bellissima iniziativa che coinvolge diverse città degli Stati Uniti. È un festival che si svolge nel mese di aprile e può durare da un weekend ad un mese a seconda del numero dei film proiettati, che a sua volta dipende dalla generosità e dal numero degli sponsor che pagano i diritti di visione. Le proiezioni sono gratuite per il pubblico che può lasciare una donazione per coprire i costi “vivi” quali teatro , elettricità, personale di sicurezza, di proiezione e la pulizia dei locali. Tutti gli altri lavori sono coperti da noi volontari (dovrò prima o poi scrivere su come moltissimo qui negli Stati Uniti si basi sul volontariato e sulla generosità delle persone). Al pubblico viene anche dato un breve questionario in cui può fare anche la sua scelta sul migliore film. Si vedono spettatori che arrivano pronti per la visione dei tre film che vengono proiettati ogni giorno, cioè dotati di viveri e bevande! E che ritornano i giorni successivi. Sono loro i migliori critici e i nostri aficionados.

Qui a Milwaukee facciamo sempre fatica a racimolare i fondi e quindi a poter scegliere i film senza dover pensare ai costi, ma non per questo non ci mettiamo tutto l’impegno possibile. Da novembre a marzo ci vengono inviati molti screeners di film italiani, quest’anno ne avrò visti una trentina. Alcuni film sono recentissimi, alcuni possono essere anche dei due anni precedenti, ma intanto per noi sono sempre nuovi! Una bella scorpacciata di cinema italiano. E quest’anno la scelta è stata particolarmente difficile perché di film belli ce n’erano molti e molti diversi dal solito stereotipo già stravisto.

L’anno scorso invece era stata una pena scegliere tra commedie mediocri con trame simili e poco edificanti: il solito uomo che stanco della moglie o fidanzata fa le corna alla suddetta… quante volte lo abbiamo visto? Anche il sequel di un film da morire dal ridere comeBenvenuti al sud, cioè Benvenuti al Nord mi aveva deluso moltissimo! Avevamo fatto fatica a decidere la rosa finale, ma in questa c’era una vera chicca: il filmTerraferma. Se non l’avete visto ve lo consiglio. È la storia di due donne, storie parallele che si incontrano. Una di esse vive a Lampedusa, l’altra viene salvata da un pescatore dal naufragio di un barcone della speranza mezza morta e sul punto di partorire. Viene nascosta e dà alla luce un figlio. Si crea un’amicizia di sguardi, gesti sinceri e poche parole tra l’italiana e quella donna straniera che voleva raggiungere il marito in Germania, in un periodo dove gli immigranti venivano spediti indietro sul volo successivo. Questo film precede il disastro con più di 400 vite spezzate lo scorso ottobre, ma mi è tornato in mente quando molti pescatori dicevano di aver salvato molte vite la notte del naufragio. Terraferma fu scelto dal pubblico come miglior film l’anno scorso.

Quest’anno, come ho detto,la scelta è stata difficilissima. Addirittura tra gli screener abbiamo ricevuto La grande bellezza di Sorrentino che molto recentemente ha vinto l’Oscar come miglior film straniero. Film che è stato subito sottratto dalla rosa dei possibili film da far vedere non appena a gennaio vinse il Golden Globe, La grande bellezza verrà distribuito nelle sale americane per visione a pagamento. Eh beh, vorrei vedere! Volete sapere il mio giudizio su questo film, a parte la mia felicità quando qualsiasi cosa o persona italiana vince qualcosa? Non sono un critico cinematografico e baso i miei giudizi su sensazioni di “pancia”. Mi è piaciuto… così così: ho apprezzato la fotografia, ma non ho trovato originale il soggetto che ho trovato un rimpasto rievocativo de La dolce vita di Fellini con tutti i personaggi che sono caricature tragiche di se stessi e certe volte rischiano di diventare ridicoli. Alla fine quando ho letto un simile giudizio in www.ifioridelmale.it mi sono sentita rincuorata, perché mentre tutti inneggiavano al capolavoro, io pensavo ad altri film che hanno vinto l’Oscar, come La vita è bella di Benigni, che potrei riguardare all’infinito. Voglio dare alla La grande bellezza una seconda chance (non che del mio giudizio freghi niente a nessuno!) e me lo riguarderò più in là… lontano dall’abbuffata di film (miei) e di premi (suoi).

Della commissione io sono l’unica italiana, che quindi può più o meno essere influenzata anche se indirettamente da giudizi sentiti da amici o dall’aver letto il libro da cui il film era tratto, come mi è capitato con Acciaio” E sono anche l’unica che conosce bene la storia e i fatti degli ultimi 40 anni in Italia, a cui molti film ultimamente attingono. Quanti film bellissimi sono basati sui tragici anni del terrorismo e delle Brigate Rosse, vi ricordate Buongiorno Notte, di Marco Bellocchio? Paragonarsi e competere con un film così non è facile. Capirete allora come abbia iniziato scettica la visione di Alla scoperta dell’alba la cui scena di apertura è appunto l’omicidio di un professore da parte delle Brigate Rosse. Ecco, ci siamo, di nuovo. Invece il film mi è piaciuto moltissimo. Un po’ giallo, un po’ stile seduta spiritica, impossibile, ma intrigante e poi mi piace Margherita Buy.

Ma il film che mi è piaciuto di più è La prima neve. Sarà che mi sta sempre più a cuore l’integrazione, sarà che abito in un paese costruito sull’immigrazione, ma mi si scioglie il cuore a vedere la poesia di un film come La prima neve. Riusciremo mai a metterci nei panni di chi vede la neve per la prima volta e sente il freddo delle montagne, venendo dalle savane africane? E poi mi piacciono gli altoatesini, come i trentini e come tutti i popoli delle nostre montagne: ruvidi e scontrosi all’apparenza, ma generosi e sinceri dentro.

Ho voluto citare questi film perché i miei amici di Milwaukee non li potranno vedere. I costi per coprire i diritti di proiezione sono troppo elevati per le nostre tasche. Questo non vuol dire che non ne vedranno altri altrettanto belli. Dev’essere stato un buon anno per la cinematografia italiana! Nello scegliere abbiamo dovuto tenere conto anche di chi ci viene a vedere. Non pensate che solo gli italiani nostalgici di Cinecittà vengano al film festival. Moltissimi sono gli americani, e moltissimi sono gli americani che vengono per vedere l’Italia che hanno visto nei loro viaggi. L’Italia dei sogni non sarà molto rappresentata quest’anno e se lo sarà, sarà per scioccare: come in Teorema Venezia, documentario sulle navi da crociera in Laguna.

Altri film li abbiamo scelti per la loro attualità sociale che può rispecchiare la situazione americana, come la storia del film Gli equilibristi, che è la storia di un nuovo povero, che da una vita normale e agiata si trova a dormire in macchina perché non ha i soldi per una casa, in seguito ad un divorzio, ma che continua a lavorare e a nascondere la sua situazione a tutti finché l’intelligenza della figlia lo salva. Ma si riderà anche come in Reality e si gioirà (noi signore) nel vedere il sempre bello Raoul Bova inBuongiorno papà. 

E che ne dite della nostra snobberia nell’eliminare nomi come Tornatore con La migliore offerta e Amelio con Il primo uomo? Entrambi film mi sono (ci sono, dovrei dire) piaciuti molto, ma di italiano hanno solo il regista, ambientazione ed attori non c’entrano niente con l’Italia. È come dire: faccio vedere ad un festival italiano il film The pursuit of happiness solo perché Muccino ne è il direttore. È un film americano! Adesso che la scelta è stata fatta, inizia il lavoro pratico di organizzazione, preparazione di brevi riassunti da leggere prima della proiezione dei film e cercare di richiamare qualche nuovo sponsor per magari potersi permettere un film da aggiungere alla scaletta. Chissà?

Claudia Pessarelli

Fonte: www.alessandrianews.it

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