Le uscite infelici di Romney aiutano Obama — Lombardi nel Mondo

Le uscite infelici di Romney aiutano Obama

Le uscite infelici di Romney aiutano il presidente Obama a restare in testa alle previsioni di voto.Tutti i sondaggi continuano a darlo vincente, anche se per pochi punti, nel confronto per la poltrona presidenziale

Le elezioni americane sono alle porte e la strategia dei due contendenti non sta cambiando di molto. In particolare, i repubblicani sono molto attenti a non sbagliare, ma soprattutto sembra stiano agendo di conserva senza grande entusiasmo, mentre i democratici hanno appena speso almeno una ventina di milioni di dollari contro i due dei repubblicani per una campagna promozionale a favore di Obama che sembra dare loro ragione dopo il crescendo post convention di Tampa.

Romney deve, però, stare attento alle sue uscite infelici che gli possono rovinare per sempre la campagna. La sua affermazione riguardo alla classe media che secondo lui guadagna tra i 200.000 e 250.000 dollari dimostra che il possibile futuro presidente o è fuori fase oppure è lontanissimo dalla base elettorale che vuole conquistare. Le correzioni del suo staff che aggiustano il guadagno del singolo tramutandolo in gruppo familiare sono ancora lontane da una realtà perché  la maggior parte delle statistiche pone attorno ai  50.000 il guadagno medio della middle class, senza troppo indugiare nelle definizioni di upper middle class, middle class e lower middle class che lascio ai sociologi. Viste le gaffes cui ci ha abituato, niente di anormale, come quella volta che nel 2007 di fronte a una folla di esuli e anticastristi cubani a Miami citò  il “Patria o muerte, venceremos” di Castro riferendosi a una Cuba libera.

Tuttavia molte gaffes sono inevitabili sia per le sviste degli assistenti politici sia per le fatiche di una campagna lunga e estenuante con molte variazioni sul tema create dal desiderio di piacere o attirare il maggior numero di elettori.

Eppure Mitt Romney conosce bene la storia paterna. Nel 1966 George W. Romney, rieletto facilmente governatore dello stato del Michigan, accarezzò l’idea di concorrere alle primarie presidenziali, sempre per il partito repubblicano.  Durante un’intervista con Lou Gordon, gli fu chiesto il motivo del suo cambio di opinione nei confronti del coinvolgimento americano nella guerra  in Viet-Nam. La risposta fu che era stato “brainwashed” ovvero che i generali americani e il corpo diplomatico che lo avevano  accompagnato nel viaggio in Viet-Nam nel 1965 gli avevano lavato il cervello, ma che nel frattempo aveva abbandonato tale indottrinamento, e due anni ammetteva candidamente di essersi sbagliato, che la guerra era un errore e e gli americani dovevano andarsene.

Time magazine non perse tempo e lo soprannominò “Il presidente con il lavaggio del cervello”, un’etichetta che non lo abbandonò mai, al punto  da costringerlo a interrompere la campagna elettorale dopo una prima cocente sconfitta contro Richard Nixon nel New Hampshire. La forza negativa di questa etichetta è visibile pure nei necrologi commemorativi del 1995, tanto per dimostrarne l’efficacia letale.

Secondo alcuni analisti politici il commento riguardante il lavaggio del cervello provò che George W. Romney, pur essendo una persona capace, non era tagliato per fare il presidente. In genere non sono le uscite peggiori a far cambiare idea alle persone ma quelle che rafforzano quella che si sta facendo strada. In questo caso, se Romney continua a definirsi paladino della classe media e poi dimostra di non capire di che cosa si tratta, rischia di fare la fine del padre e dovrà darsi da fare per cancellare la gaffe di questi giorni.

Non è una faccenda banale. Romney è sempre stato collegato alla middle class e Obama alla working class. I democratici hanno sempre sostenuto che Romney ,qualora eletto, sarebbe uno dei presidenti più ricchi della storia, è lontanissimo dai problemi del ceto medio che dice di favorire. Inoltre  l’elettorato americano sembra preferire un presidente che conosce  piuttosto che con uno dalle idee vaganti.

Gli strateghi dei due campi sono all’opera e il numero degli indecisi sembra diminuire, facendo  viranre quindi l’attenzione sul numero delle persone che si recheranno al seggio. E’ noto che nel 2008 Obama fu favorito dalla votazione in massa dei democratici e che nel 2010 furono i repubblicani in massa, contrari all’Obamacare, a riprendersi la maggioranza dei seggi alla Camera dei Rappresentanti

Ernesto R Milani

Ernesto.milani at gmail.com

19 settembre 2012

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