Gallerie: strade di stile europeo a Buenos Aires — Lombardi nel Mondo

Gallerie: strade di stile europeo a Buenos Aires

Un interessante excursus sulle gallerie di Buenos Aires: “queste eleganti vie coperte sono gli anelli di una catena che unisce gli argentini con il loro passato e costituiscono un pregiato patrimonio culturale e storico”

Benché qualcuno abbia criticato la mancanza di originalità, altri invece le considerano una mostra di una Buenos Aires che, ai principi del XX secolo, concorreva in lusso con le grandi capitali europee.

Tuttavia, consideriamo che queste eleganti vie coperte sono gli anelli di una catena che unisce gli argentini con il loro passato e costituiscono un pregiato patrimonio culturale e storico: dice Pablo Rodríguez Leirado in un suo scritto.

Nel dire “il loro passato”, sta dicendo che uomini e donne emigrati che frequentavano queste gallerie, sentivano un profondo orgoglio personale e collettivo.

Dal 1880, l’Argentina cominciava a inserirsi nel mercato internazionale esportando materie prime e importando capitali, tecnologie e mano d’opera straniera.

La città di Buenos Aires cresceva notevolmente e doveva creare un’immagine più cosmopolita e moderna. D’altra parte, a quel tempo regnava nella Repubblica Argentina una forte reazione contro tutto ciò che proveniva dalla penisola iberica.

Perciò si sviluppa un forte avvicinamento alla cultura francese, all’ intellettualità inglese e alla creatività italiana.

Con il passo del tempo la galleria passa a far parte del patrimonio di Buenos Aires e, per questo, dell’identità dei suoi abitanti.

La realizzazione delle più antiche gallerie, come la “Pacifico” e la “Guemes” ci fa vedere l’importazione dei modelli adattati alle condizioni locali tramite piccole modificazioni.

Così, le volte trasparenti della “Galleria Vittorio Emanuele II” di Milano sono riprodotte nelle “Gallerie Pacifico” di Buenos Aires, ma con membrane opache.

Nel caso della Pacifico, il capolavoro dell’architetto Giuseppe Mengoni, che unisce Piazza Duomo e Piazza della Scala a Milano, ispirò gli architetti Emilio Agrelo e Roland Le Vacher nel disegno della galleria.

Inizialmente, l’edificio doveva servire alla bottega Au Bon Marché, traguardo mai riuscito, invece nel 1896 cominciarono a funzionare il Museo e l’Accademia Nazionale di Belle Arti.

Nel 1908, dovuto a diversi problemi economici, parte della Galleria fu venduta alla Ferrovia “Buenos Aires al Pacifico”.

Nel 1989 la “Pacifico” venne dichiarata Monumento Storico Nazionale e, nel 1990, ristrutturata a nuovo diventando l’attuale “Shopping Mall” in cui Tiffany, Polo Ralph Lauren, Christian Dior, Tommy Hilfiger e Lacoste, aprono odiernamente le loro porte.

Il caso della Galleria “Güemes” è conseguenza delle nuove tendenze dell’uomo verso il commercio e il suo mistero. Fu considerata il primo grattacielo di Buenos Aires, con i suoi quattordici piani e 87 metri de altezza.

Nel 1790 viene costruita la Royal Opera Arcade di Londra, forse il primo centro commerciale di Europa, frutto dei grandi cambiamenti sociali e, di conseguenza, architettonici.

Appare un nuovo tipo di urbanizzazione più sontuoso, che traforava gli isolati con delle vie interne private, di uso pubblico.

In questo nuovo modello architettonico si inserisce la galleria commerciale dove i cittadini possono quindi passeggiare, ritrovarsi, comprare, guardare ed essere osservati dagli altri.

Qual è il significato di questo stile architettonico? Forse la vittoria dell’uomo capitalista sull’homo sapiens?

Pare di sì.

Un altro esempio di questa tipologia è il notissimo “Palazzo Barolo” di cui abbiamo già parlato in precedenti puntate.

Eretto sull’Avenida de Mayo 1370, fu progettato nel 1919 dall’architetto Mario Palanti, e inaugurato nel 1923.

L’arch. Federico Ortiz definì Mario Palanti come: “Un fenomeno difficile da ubicare e che solo può descriversi per analogia; ci ha qualcosa di Verdi, di D’Annunzio eppure di Cellini; è uno stile d’individuo impossibile di capire senza rassomigliarlo a una determinata maniera di essere essenzialmente italiana, esuberante e tempestosa”.

Il passaggio del piano terra univa l’Avenida de Mayo e la via Victoria (oggi Hipólito Yrigoyen), la superficie coperta era di 16.630 m2 e con i suoi ventiquattro piani il Palazzo divenne il più alto di Lationamerica, e uno dei più alti del mondo costruiti in cemento armato.

Il Passaggio Roverano, nasce a conseguenza dell’apertura dell’Avenida de Mayo, inaugurata nel 1894.

Proprietà e residenza di Angelo Roverano, inizialmente aveva due piani ben diversi. Al piano terra funzionava una galleria – che univa l’Avenida de Mayo con Hipolito Yrigoyen- di locali destinati, per lo più, al terziario, mentre il piano superiore era destinato ad abitazione.

Più tardia, la Galleria Jardin, che fu disegnata da Mario Roberto Alvarez negli anni ’70, sul terreno rimasto vuota dal magnifico edificio del Jockey Club (bruciato dai simpatizzanti peronisti il 15 aprile 1953).

Questa tipologia di Galleria dovrà mutare nel solito “Shopping Center” o Centro Commerciale di ogni città, che consentono nuove concessioni urbanistiche di alto impatto prevalentemente per la gigantesca superficie di questi artefatti architettonici.

Jorge Garrappa Albani – Redazione Argentina –

jgarrappa@hotmail.com – www.lombardinelmondo.org

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