Gas meno caro: la Bulgaria preferisce il Southstream alla sicurezza energetica dell’UE — Lombardi nel Mondo
Gas meno caro: la Bulgaria preferisce il Southstream alla sicurezza energetica dell’UE
Uno sconto sulla bolletta del gas val bene l’interesse generale dell’Unione Europea. Nella giornata di lunedì, 27 Agosto, la Bulgaria
ha firmato un protocollo d’intesa con il monopolista del gas russo, Gazprom, per la costruzione in territorio bulgaro del Southstream:
gasdotto progettato dal Cremlino per rifornire di gas direttamente l’Europa Sud-Occidentale, bypassare Paesi politicamente osteggiati da
Mosca – come Romania, Moldova e Ucraina – ed impossibilitare la realizzazione dei piani sfruttamento dei giacimenti centro-asiatici
varati dalla Commissione Europea. Come riportato da una nota ufficiale, il Capo di Gazprom, Aleksandr
Medvedev, ha concordato con il Ministero dell’Economia, dell’Energia e del Turismo di Sofia un protocollo d’intesa per la realizzazione
dell’infrastruttura. In particolare, ad essere stati concordati sono stati parametri tecnici, ed il punto esatto di transito del
Southstream in territorio bulgaro. A motivare la decisione del Governo bulgaro – che complica
notevolmente la messa in atto delle politiche di diversificazione delle forniture approntate dall’Unione Europea per diminuire la
dipendenza del Vecchio Continente dal gas russo – è stata la concessione da parte di Gazprom di uno sconto sul gas che Sofia ha
importato a partire dal Primo di Aprile 2012. Come riportato dal Ministro dell’Economia, dell’Energia e del Turismo
bulgaro, Delyan Dobrev, la Bulgaria ha ottenuto uno sconto pari all’11% della bolletta attuale, valido fino all’inizio del Nuovo Anno.
L’Europeismo energetico di Orban
Esempio opposto a quello della Bulgaria è stato dato all’Ungheria, dove il Premier, Viktor Orban, ha avviato un’azione per mantenere il
controllo diretto del settore energetico, ed evitare che esso finisca sotto il controllo diretto od indiretto della Russia, come già sta
avvenendo in Germania, Slovacchia, e Slovenia. Nella giornata di martedì, 28 Agosto, Orban ha comunicato l’intenzione
da parte del Governo magiaro di rilevare le azioni possedute dalla compagnia tedesca E.On nel sistema energetico nazionale. L’intenzione
del Premier ungherese è quella di controllare direttamente il settore, garantire un migliore servizio alla popolazione, ed avere una
posizione più forte nell’ambito delle trattative con Gazprom. Durante i governi socialisti, nel 2005, Budapest ha accettato di
partecipare alla costruzione del Southstream, offrendo il transito dell’infrastruttura russa in territorio magiaro. Tuttavia, con la
salita al potere di Orban, nel 2010, la partecipazione dell’Ungheria al Gasdotto Ortodosso – com’è altrimenti noto il Southstream – è stata
congelata, in quanto il Premier ungherese ha preferito sostenere il Nabucco: gasdotto, contrastato dai russi, progettato dalla Commissione
Europea per trasportare direttamente in Europa gas dall’Azerbajdzhan. La scelta ungherese è nello stesso tempo coraggiosa e fortemente
europeista, ma nel breve termine lascia Budapest in balia del ricatto energetico di Gazprom che, come ritorsione per il sostegno ai piani
energetici dell’UE, potrebbe incrementare le tariffe per il gas imposte all’Ungheria. L’utilizzo del gas come arma politica per dividere l’Europa è una
pratica di routine per Mosca. Ad oggi, a pagare il prezzo più alto per l’oro blu russo sono Paesi osteggiati dal Cremlino come Polonia e
Lituania – e, estendendo il discorso al di fuori dell’Unione Europea, anche Moldova ed Ucraina. Sensibili sconti, in cambio della lealtà politica, sono invece stati
concessi a Germania, Francia, Italia ed Olanda: Paesi che, anche in sede UE, sostengono i piani di Mosca e contrastano la realizzazione
degli interessi dell’Europa Unita in campo energetico.
Matteo Cazzulani
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