“Il mattatore” ha il suo vicolo a Bahia Blanca
di Giorgio Garappa Albani
In questo articolo ripeterò per ennesima volta che l’Argentina è il Paese più italiano dopo l’Italia. Benché non esista un quartiere come “Little Italy”, tra 1857 e 1940 gli italiani oltrepassavano di lunga i 3.000.000, cioè il 45% degli immigrati sbarcati in Argentina.
Anzi, dal Censimento del 1895, si può verificare che oltre il 12% della popolazione complessiva era di origine italiana. Nel 2019 quasi la metà degli abitanti –cioè tra 15 e 29 milioni di persone- hanno almeno un antenato italiano.
A parte questo, ammontano ai 4.000.000 i loro discendenti che hanno la cittadinanza italiana a tutti gli effetti. Ma non si tratta solo di un fenomeno aritmetico ma decisamente culturale che coinvolge il forte vincolo di sangue tra l’Italia e l’Argentina.
Noi abbiamo bisogno di consumare odiernamente dei vari prodotti italiani: il cibo, la musica, il cinema, la televisione, ecc. ecc., insomma abbiamo tanta fame d’italianità.
Oggi ne parleremo del mitico attore del cinema italiano, di origine italo-tedesca: Vittorio Gassman. Infatti, l’indimenticato e indimenticabile attore teatrale e cinematografico, Vittorio Gassman nasce a Genova il 1° settembre 1922 da un ingegnere edile tedesco e dalla pisana Luisa Ambron.
Non voleva studiare giurisprudenza per cui interrompe gli studi per iscriversi all’Accademia d’Arte Drammatica. Esordisce sul palcoscenico tra 1941 e 1942, non ancora diplomato. Fa “La nemica” (1943) di Nicodemi a fianco di Alda Borelli. Subito si distingue per la straordinaria presenza scenica e il suo temperamento, doti che col tempo gli varranno il soprannome di “mattatore”.
Dopodiché si afferma come uno dei più apprezzati fra i giovani attori della scena teatrale nostrana lavorando – tra gli altri – con Guido Salvini, Luigi Squarzina e un mostro sacro come Luchino Visconti. Proprio con lui nella stagione 1954-55 svolge un vastissimo repertorio che va da “Un tram che si chiama desiderio” di Williams ad “Oreste” di Alfieri, dai classici shakespeariani quali “Amleto” ed “Otello” al “Kean, genio e sregolatezza” di Dumas padre.
Passerà per “Adelchi” di Manzoni ad “Affabulazione” di Pier Paolo Pasolini (1977), che sarà importante anche per la carriera del figlio Alessandro. Bisogna far notare pure la sua attività televisiva, almeno lo straordinario successo ottenuto nel 1959 con la trasmissione d’intrattenimento “Il mattatore” sotto la regia di Daniele D’Anza.
Dal 1946 comincia invece la sua fortunata carriera nel cinema. Meritano d’esser citati:
- “I soliti ignoti” (1958) e “La grande guerra” (1959) di Mario Monicelli;
- “Il sorpasso” (1962) ed “I mostri” (1963) di Dino Risi;
- “L’armata Brancaleone” (1966) ancora di Monicelli
- “L’alibi” (1969) di cui è anche co-regista;
- “In nome del popolo italiano” (1971) e “Profumo di donna” (1974) di Dino Risi;
- “C’eravamo tanto amati” (1974) e “La terrazza” (1980) di Ettore Scola;
- “Anima persa” (1977) e “Caro papà” (1979) nuovamente con Risi;
- le partecipazioni ad “Un matrimonio” (1978) e “Quintet” (1978) di Robert Altman;
- “La famiglia” (1987) di Ettore Scola;
- “Lo zio indegno” (1989) di Franco Brusati;
- “Tolgo il disturbo” (1990) di Dino Risi.
“Il gaucho” (“Un italiano en la Argentina”) realizzata nel 1965 sotto la regia di Dino Risi, fu una coproduzione girata in Argentina. Sul finire della sua vita si era riavvicinato assai all’esperienza religiosa, pur con il suo tipico approccio tormentato e dubbioso.
Il “mattatore” si è spento il 28 Giugno 2000, a 78 anni, nella sua casa romana a causa di una crisi cardiaca.
La città di Bahia Blanca inaugurò un vicolo che porta addirittura il nome di Vittorio Gassman.
Infatti, nel mese di marzo, il vicolo vicino al Teatro Municipale fu nominato ufficialmente “Pasaje Vittorio Gassman”. Alla cerimonia inaugurale partecipò l’Ambasciatore d’Italia, Giuseppe Manzo, distinto come Ospite d’Onore della città, il Console Generale d’Italia a Bahia Blanca, Antonio Petrarulo, il Consigliere degli Affari Sociali ed Emigrazione, Omar Appolloni e il Segretario Generale, Tomas Marisco.
“Il teatro -disse l’attore- È come amare mille persone alla volta. Dov’è più difficile morire”.