Artisti sulle vie del Giubileo: Mons. Giorgio Brancaleoni — Lombardi nel Mondo

Artisti sulle vie del Giubileo: Mons. Giorgio Brancaleoni

Siamo andati ad Albenga per incontrare Mons. Giorgio Brancaleoni, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Albenga-Imperia. Nella città di Albenga, ricca di palazzi storici e torri medioevali, si trova il Battistero ottagonale del secolo V, unico edificio paleocristiano rimasto in Liguria con vasca battesimale e mosaici coevi e la maestosa Cattedrale romanica di San Michele.
Chiediamo a Mons. Brancaleoni di raccontare ai nostri lettori la storia di queste due affascinanti architetture religiose e quali tesori sono custoditi al loro interno.

“Nell’antica Cattedrale di San Michele troviamo tre livelli: il primo livello risale ai tempi della cosiddetta Chiesa paleocristiana del V secolo, i cui resti più importanti si trovano sotto la pavimentazione attuale e sono accessibili solo a tecnici specializzati tramite un angusto cunicolo costruito diversi anni fa. La prima Chiesa di San Michele, che ai tempi si chiamava di San Giovanni, è sorta nello stesso periodo della costruzione del Battistero. Il secondo livello risale ai tempi della Chiesa Longobarda dell’ottavo secolo, mentre il secondo livello, che vediamo attualmente, è quello romanico-medioevale. I più importanti restauri furono voluti ed eseguiti intorno agli anni ’60 dal Dott. Lamboglia in collaborazione con il Vescovo di allora Mons Gilberto Daroni e l’Ente per i Monumenti Ingauni. Sotto l’attuale pavimentazione si trovano resti di alcuni mosaici in pietra bianca e nera. Il Presbiterio della Chiesa Longobarda, composto da basamenti e colonne, è attualmente parzialmente visitabile sotto il l’Altare.

Vorrei soffermare la vostra attenzione su alcuni particolari della Chiesa. Anzitutto un magnifico bassorilievo del secolo XV, dedicato alla figura di Leonardo Marchese, illuminato Vescovo di Albenga per 39 anni. La pregevole opera dimostra quanta attenzione e amore avesse il Vescovo per il gusto e l’arte e anche per la stessa Cattedrale. All’interno della Chiesa posto su una colonna troviamo una porzione di un antico affresco. Era parte di un sistema molto più vasto di scene bibliche, sistema molto in voga durante il medioevo per comunicare con la popolazione, che non sapeva nè leggere nè scrivere. Il dipinto raffigura due protagonisti della nostra storia: San Giovanni Battista, a cui come dicevo fu intitolata la prima chiesa, e San Sebastiano, protettore contro la peste, che a quei tempi infuriava e mieteva tantissime vittime.

Un altro particolare importante della Cattedrale si trova in fondo alla Chiesa: un’edicola decorata con un ex-voto che ha come sfondo il mare e rappresenta Santa Chiara. Infine all’esterno della Chiesa, la porta laterale presenta un portale in tipico stile romanico con influenze pisane. Nella parte più alta, scolpita in pietra bianca e nera, troviamo capitelli con la classica foglia d’acanto, l’Agnello simbolo di Gesù e diverse figure alari come grifoni e aquile, tipiche del Medioevo.
Il Battistero di Albenga risale al V secolo d.c., anche se recenti studi ipotizzano una datazione ancor più antica. L’ edificio religioso presenta all’esterno dieci lati, mentre all’interno sono otto. Numero non a caso perchè, l’ottavo giorno è il giorno della resurrezione e pertanto quello del battesimo. I bambini venivano immersi completamente nella vasca centrale, i cui ruderi sono sopravvissuti fino ai nostri giorni. Accanto a questa fonte battesimale, se ne trovano altre più recenti, medioevali e di epoca rinascimentale. Il punto focale del Battistero è il mosaico, che fa leggere a chi lo guarda i principali misteri della fede, che sono l’Unità e la Trinità di Dio. La Croce gemmata, con a fianco le pecorelle che rappresentano il gregge di Gesù, sotto la volta domina la scena. Nell’arco che racchiude il mosaico ci sono i nomi dei Santi e dei Martiri nella maggior parte legati alla Chiesa Ambrosiana perchè in quel tempo la Diocesi di Albenga era dipendente da quella di Milano e solo nel 1181 venne posta sotto l’autorità di Genova.

Christian Flammia

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