Dall’Italia all’Australia. Uniti nel Giorno del Ricordo — Lombardi nel Mondo

Dall’Italia all’Australia. Uniti nel Giorno del Ricordo

Martedì 10 febbraio scorso, per il terzo anno consecutivo, hanno avuto luogo le celebrazioni in occasione del Giorno del Ricordo con una santa messa celebrata da padre Antonio Paganoni e cantata dal coro parrocchiale diretto dal maestro Silvio Priarollo, la proiezione di un documentario ed una mostra

ADELAIDE – Martedì 10 febbraio scorso, per il terzo anno consecutivo, hanno avuto luogo le celebrazioni in occasione del Giorno del Ricordo con una santa messa celebrata da padre Antonio Paganoni e cantata dal coro parrocchiale diretto dal maestro Silvio Priarollo, la proiezione di un documentario ed una mostra che illustrava la storia dei giuliano-dalmati, l’esodo dalle loro terre e la successiva emigrazione.

Sono stati ospiti della manifestazione il vice-governatore e presidente della Commissione Affari Multiculturali del SA Hieu Van Le, la reggente consolare dott.ssa Orietta Borgia, il leader dell’opposizione statale Isobel Redmond e il presidente del Comites cav. Vincenzo Papandrea.

Durante l’omelia, padre Paganoni ha commentato le circostanze storiche che portarono al dramma delle foibe, sottolineando come il dibattito storiografico sul numero delle vittime sia ancora in corso per la natura delle stragi, l’occultamento dei cadaveri e i silenzi che hanno circondato la vicenda.

“Il momento del ricordo”, ha concluso padre Paganoni, “non è soltanto la riesumazione di una esperienza tragica e folle ma, per coloro che sono stati fortunati – i sopravvissuti – il ricordo dell’epopea di un popolo alla ricerca di terre più ospitali e meno violente. Tutto questo non può essere compreso e valorizzato se non con la partecipazione e una forte immedesimazione fra la presenza dei vivi e la memoria dei loro concittadini periti”.

“È bene lasciare che questi nuvoloni tinti di sangue e di violenze siano preda di una resistenza morale la cui longevità non conosce barriere né su questa “nostra” terra né tantomeno nei Cieli”.

Dopo la messa e la proiezione del documentario, ha avuto luogo una riunione conviviale durante la quale il vice-governatore ha letto un messaggio del ministro per gli Affari Multiculturali Grace Portolesi, impossibilitata a partecipare alla manifestazione.

Nel messaggio, il ministro ha rimarcato l’importanza dei ricordi – anche quelli dolorosi – per il loro valore educativo, che ci permette di comprendere i sacrifici compiuti e la nostra fortuna nel poter vivere in pace e libertà, insegnandoci a lavorare perché tragedie come quella delle foibe non si ripetano.

È poi intervenuto il cav. Roberto Masi, uno degli organizzatori della manifestazione insieme a Mirella Mancini e Franca Antonello.

Masi ha portato la propria testimonianza diretta di esule in patria, costretto a lasciare la propria terra di origine, e poi di emigrato in Australia: “Avevamo sperato soprattutto nella comprensione degli americani”, ha raccontato, “ai quali guardavamo come paladini di libertà, autodeterminazione, democrazia e diritti umani; purtroppo nessuno ci aiutò in quel frangente, nemmeno i nostri fratelli italiani”. Sbarcati da Pola a Venezia, ha spiegato Masi, gli istriani furono accolti con diffidenza, e successivamente sistemati in campi d’accoglienza in giro per l’Italia (a Torino, nel suo caso).

“La decisione di emigrare fu fatta quando, due anni dopo, realizzammo che quella che doveva essere una sistemazione temporanea era ormai diventata la nostra situazione permanente senza alcuna alternativa in vista. Il governo italiano ci incoraggiava ad andarcene con la minaccia dello sfratto e ci lusingava con la promessa che se fossimo emigrati mai avremmo perso alcun diritto di cittadini italiani, pur essendoci una legge del 1912 che diceva tutt’altra cosa”.

“Partimmo dall’Italia italiani e arrivammo in Australia iugoslavi, e questo fu il peggiore affronto che dovemmo subire: nessuno ci aveva avvisato, e pensate, avevamo abbandonato le nostre case e i nostri averi per non passare sotto la Yugoslavia, ma ci ritrovavamo qui in Australia con il marchio della nazione responsabile dei nostri mali”.

È poi intervenuta la reggente consolare Orietta Borgia, che ha dapprima ricapitolato gli eventi successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale in Istria, e ha successivamente posto l’accento su come sia “necessario, attraverso lo studio e l’approfondimento, valorizzare e preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero”, per evitare che simili massacri si ripetano e per evitare che l’effetto di quelli già avvenuti sia definitivo su un’intera cultura.

Anche il presidente del Comites Papandrea, che ha parlato dopo la dott.ssa Borgia, ha ricordato come gli esuli hanno portato con sé “un notevole bagaglio culturale che costituisce una ricchezza da trasmettere ai giovani”.

“Questo popolo, che si è sparso per il mondo (80.000 tra Americhe, Australia e Sud Africa, 220.000 circa in Italia) ha mantenuto vivo in tutti questi decenni il ricordo della propria drammatica esperienza”.

 

http://italianmedia.com.au/w3/index.php?option=com_content&view=article&id=5947%3Auniti-nel-giorno-del-ricordo&catid=10%3Adal-south-australia&lang=it

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