Gli imprenditori stranieri risollevano le sorti dell’imprenditoria italiana — Lombardi nel Mondo

Gli imprenditori stranieri risollevano le sorti dell’imprenditoria italiana

Nel corso del 2010 il numero di imprenditori stranieri è aumentato di 29mila unità rispetto al 2009, contro un calo di 31mila imprenditori italiani. In termini percentuali questi dati si traducono in un aumento del 4,9% della presenza straniera nell’ultimo anno, contro una riduzione del -0,4% della componente italiana

Indagine della Fondazione Leone Moressa. Nel 2010 si contano 29mila imprenditori stranieri in più, ma gli italiani sono 31mila in meno.

 

Nel corso del 2010 il numero di imprenditori stranieri è aumentato di 29mila unità rispetto al 2009, contro un calo di 31mila imprenditori italiani. In termini percentuali questi dati si traducono in un aumento del 4,9% della presenza straniera nell’ultimo anno, contro una riduzione del -0,4% della componente italiana.

 

Questi alcuni risultati di un’indagine dalla Fondazione Leone Moressa che ha analizzato le dinamiche imprenditoriali in Italia nell’ultimo anno facendo riferimento ai dati di Infocamere.

 

  Tra i settori nei quali gli imprenditori stranieri sembrano essere più presenti (come commercio, costruzioni e manifattura) la tendenza nell’ultimo anno è stata quella di un loro aumento, a fronte di un calo della componente italiana. In particolare, se nel commercio vi sono 8.841 imprenditori stranieri in più, gli italiani sono 10.765 in meno. Stesse dinamiche nelle costruzioni: 6.215 stranieri in più e 8.096 italiani in meno; nella manifattura 1.443 stranieri in più e 17.362 stranieri in meno. Nel settore invece dell’alloggio e della ristorazione si è assistito invece ad un aumento di entrambe le componenti imprenditoriali: +4.098 stranieri e +9.336 italiani.

 

Marocchini, rumeni e cinesi sono le prime 3 nazionalità più rappresentate con, rispettivamente, 60,7mila, 54,7mila e 54mila imprenditori. Tra questi, i rumeni sono cresciuti maggiormente nell’ultimo anno: +11,5%, mentre per i marocchini si tratta del +5,3% e i cinesi del +8,5%. Stabili nelle dinamiche le provenienze dall’Europa comunitaria e dalla Svizzera, mentre per l’Albania si tratta del +6,3%, l’Egitto del +1,2% e il Bangladesh addirittura del +14,1%.

 

“Lo sviluppo dell’imprenditoria etnica” affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa “rappresenta una risorsa fondamentale per il tessuto sociale ed economico del nostro Paese. La possibilità da parte degli immigrati di creare delle fonti di reddito autonome riduce il rischio di esclusione sociale. La crisi economica, che ha fatto uscire molti stranieri dai circuiti del lavoro dipendente, non ha scoraggiato invece la loro capacità di intrapresa che, nell’attività autonoma trova alternative capaci al mantenimento del reddito”.

 

Fonte: immigrazioneoggi.it

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