Png due anni dopo — Lombardi nel Mondo

Png due anni dopo

Ferruccio Brambilla ritorna in Papua Nuova Guinea due anni dopo. Per conto del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere ) è impegnato in diverse opere a sostegno delle missioni in quella zona. Come sempre coloriti, spontanei ed arguti, i suoi racconti di viaggio ci insegnano che con spirito di adattamento, tolleranza, fiducia nella Provvidenza e un pizzico di ironia si può vivere dappertutto.

Dopo due giorni e due notti di scali aerei ed una turbolenta traversata oceanica durata 26 ore con la J.Rolau, arriviamo a Watuluma sull’isola di Goodenough in Papua Nuova Guinea. J.Rolau e’ la barca tristemente famosa per l’incendio scoppiato due anni fa sul boccaporto di bordo stipato di gente… stavolta per fortuna hanno solo ritardato la partenza di 12 ore, causa mare decisamente troppo mosso. Siamo provenienti da Alotau, dove ci hanno ospitati nella Pime House. Qui abbiamo ritrovato brother Giuseppe e father Francesco, entrambi italiani e gentilissimi. I due giorni trascorsi in loro compagnia sono stati propizi per un cordiale scambio di vedute e molti approfondimenti sulle loro particolari scelte di vita.

Con me c’e’ Vico, quello che si dice un amico che tutti vorrebbero avere. Tremendamente buono, possiede una caratteristica che accomuna tutti i componenti del “Gruppo Africa”, quella di amare a dismisura il lavoro fisico. Come tutti gli innamoramenti si rivela incontrollabile e lui pare non poterne fare a meno. Potrei definirlo un sano e per fortuna assolutamente non contagioso bisogno di fare. Si butta in qualunque impresa in qualsiasi condizione e non conosce sosta. Una irrefrenabile pulsione che avevo gia’ avuto modo di apprezzare due anni fa sempre qui in Papua, in occasione della costruzione del secondo acquedotto ad Ulutuya, proprio a cura del Gruppo Africa. Un anno prima era stata la volta di Watuluma con una impresa identica, sia in grandezza che importanza. Vico sa fare di tutto, l’ho visto improvvisarsi meccanico d’auto, idraulico, muratore, falegname, calzolaio, ma ufficialmente lui e’ elettricista. In Png “the power” porta il suo nome. Cavarsela in ogni occasione con successo e’ sicuramente una dote indispensabile per chi si attiva senza risparmiarsi, a favore di tante popolazioni che ne hanno un gran bisogno. Ma le modalita’ con le quale lui la interpreta e’ assolutamente irrispettosa nei confronti di chi contempla, quasi eleggendola a legge naturale, una necessaria dose di disimpegno quotidiano. Un’altra peculiarita’ di Vico e’ quella di non condividere lo spirito di sopravvivenza degli insetti, presenti in Png in misura esagerata, in ogni loro stravagante forma, dimensione e grado di pericolosita’. Fa strage di tutti indistintamente.

Il viaggio aereo, oltre che da lunghe notti insonni, e’stato caratterizzato da due episodi. Il primo molto gradevole, riguarda il ritrovamento di un portafogli abbandonato, con una considerevole somma in dollari e zeppo di documenti, su di un tavolo all’internet point dell’aeroporto di Singapore. Noi eravamo appena rientrati dopo una visita turistica alla citta’ in attesa della coincidenza con la successiva ripartenza. Consegnato alla reception, il portafogli e’ stato ritirato poco dopo da un indiano che si e’ lanciato alla mia ricerca per prodigarsi in una cerimonia di ringraziamento esagerata e che non e’ ancora terminata. Ha infatti preteso di conoscere il mio indirizzo mail perche’ dice lui, desidera scrivermi… non so cosa.
L’altro episodio invece mi ha fatto un po’ male allo spirito. All’imbarco di Port Moresby con destinazione Alotau, hanno preteso la somma di 52 kina per qualche chilo di bagaglio in piu’ destinato alla stiva, nonostante il vano tentativo di far capire al responsabile del check-in che si tratta di aiuti umanitari per una missione papuana, cosi’ come papuano e’ lui. Niente da fare! Il mio pensiero e’ tornato al Peru’ ed al container colmo di attrezzature per la costruzione di protesi destinate ai disabili di Huanuco, che ha potuto essere sdoganato al Callao di Lima, solo dopo 4 mesi di infiniti ed inutili accertamenti. Forse sbaglio a pretendere che vi sia un poco di gratitudine anche da chi, tutto sommato non mi ha chiesto nulla? Questo e’ un eterno dilemma col quale mi confronto spesso e… temo che prima o poi dovro’ rassegnarmi e cercare di farne a meno.

E’ da poco terminata la stagione delle piogge, in Png si sta avvicinando il periodo piu’ caldo dell’anno e le giornate sono scandite da un perfetto equilibrio di 12 ore di luce e 12 di buio.
Nella vasta prateria di Watuluma, dopo le 18 si circola solo con l’aiuto di una torcia e facendo molta attenzione a dove si mettono i piedi. Come due anni fa alloggiamo da fratel Lino, Missionario Pime di prima linea. Arzillo ultrasettantenne italiano di Maleo, Lino e’ un grande cuoco, fa dei biscotti piu’ buoni di quelli di nonna papera, ne sa una piu’ del diavolo ed ha sempre una buona parola da regalare a chi ne fa richiesta. Famosi i suoi racconti, le sue esperienze, le sue avventure di vita vissuta durante i lunghi anni che hanno caratterizzato la sua missione nell’entroterra papuano, cosi’ come in quasi tutte le isole che costituiscono l’arcipelago della Png.

Nella missione di Watuluma si contano ora circa mille studenti, distribuiti nelle varie classi primarie e secondarie e nei vari settori tecnici fra cui falegnameria, meccanica, idraulica, elettrotecnica ed informatica. Noi siamo stati “convocati” da father John, responsabile Pime per tutte le missioni della Png. Ad assisterci ci saranno naturalmente gli indigeni con la loro generosa mano d’opera ed i tre nuovi missionari: father Robert proveniente dal Myanmar (Birmania), father Gaudencio della Guinea Bissau e brother Suresch indiano. Dalla nostra parte ci saranno inoltre e come sempre gli abitanti dei villaggi interessati, coi loro doni spontanei di frutta e cibo di varia natura, i giovani che ci daranno una mano con le loro forze e la loro capacita’ di passeggiare con disinvoltura a piedi nudi, portando enormi pesi sui ripidi e scivolosi sentieri della foresta papuana, John, figlio del grande capo tribu’ e Danken in testa a tutti. I nostri piu’ acerrimi nemici invece, saranno le zanzare e le mosche della sabbia che cercheranno ancora una volta di torturarci…

Come tutti i giorni sveglia prima delle 6. Cio’ che c’e’ da fare e che in parte abbiamo gia’ fatto e’: rimediare ai danni causati da una grossa frana e subiti dalla copertura in cemento dei tubi che pescano l’acqua dalla “presa” in cima al torrente e lungo tutto il primo tratto di foresta, ma anche in diverse altre parti dell’acquedotto che misura piu’ di 15 chilometri. Chiudere alcune fontane e deviarne il corso attraverso bay-pass. Portare acqua attraverso nuovi collegamenti ai villaggi di Sive Sive e Biu e trovare il modo di far affluire piu’ acqua a Watuluma. Oltra a diversi altri lavoretti che tanto dilettano il mio amico Vico. Ieri sera siamo stati ospiti a cena per un compleanno e, in presenza di molti responsabili della missione, ho cercato di convincerlo a limitarsi a supervisionare i lavori e permettere che siano i 4 o 5 tra i piu’ intraprendenti papuani del posto ad effettuare fisicamente le opere di revisione degli impianti e di manutenzione. Questo a rispetto del famoso aneddoto sull’insegnare a pescare piuttosto che donare pesci. Ma so gia’ che dovro’ lottare affinche’ questo avvenga, cosi’ come a suo tempo dovevo lottare con l’amico Baldino, presidente del Gruppo Africa per lo stesso motivo. Durante la cena father Robert ha promesso che cucinera’ per noi le formiche rosse, presenti in abbondanza in Png e che pare essere un goloso piatto della tradizione birmana.

Nei due mesi della durata del permesso di soggiorno, dovremo inoltre trovare il tempo per spostarci con un volo interno alle isole Trobriand, (vedi i curosi usi e costumi degli abitanti dell’arcipelago
degli spiriti: http://d.repubblica.it/dmemory/1998/08/18/attualita/ilviaggio/088spi11388.html).
In questo paradiso sconosciuto di palme, sabbie bianche e limpidi fondali, per citare Robert Douglas, dovremo installare alcuni pannelli solari a sister Valentina Pozzi, in missione alle Trobiands per conto di una Congregazione Milanese.

Ma tutta questa e’ normale amministrazione rispetto al ’’Water Project, col Gruppo Africa in Papua Nuova Guinea” realizzato nel 2011 e gia’ pubblicato a puntate.

Siule’ la kaina e cafoi (grazie tante e ciao)

 

Ferruccio Brambilla

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