Il futuro delle comunità degli italiani all’estero, di Horacio Guillén — Lombardi nel Mondo

Il futuro delle comunità degli italiani all’estero, di Horacio Guillén

Le riflessioni di Horacio Guillén, rappresentate di Fesisur Argentina, sul futuro della comunità italiana all’estero

BUENOS AIRES – Non si può dire se è vero, o meno, che gli italiani all’estero “non sono più di moda”, come scrive in un suo editoriale apparso sul “Corriere della Sera” Gian Antonio Stella, giornalista con gran cognizione di causa del fenomeno dell’emigrazione, che da moltissimi anni fustiga gli sprechi e le ruberie di certa classe politica italiana. L’autore de “La Casta”, scritta assieme a Sergio Rizzo, che racconta con dati precisi costi e privilegi dei politici, rileva la relazione inversamente proporzionale tra gli sprechi dell’amministrazione pubblica italiana, sempre in aumento, e i fondi destinati agli italiani nel mondo, sempre in diminuzione.

Gli italiani all’estero non contano per ampi settori della maggioranza che sostiene il governo e pure per qualche esponente dell’opposizione, che vorrebbe eliminare quanto prima il loro voto.

È per questo che si rilevano i brogli e le interferenze della delinquenza organizzata che hanno inciso sul risultato delle elezioni fuori dal Bel Paese: lo scopo è quello di minare alla base il diritto al voto degli emigrati ed esporlo al ludibrio dell’opinione pubblica italiana. Come se quanto accaduto fosse stato combinato dagli italiani della diaspora e non contro di loro; dimenticando, per altro, che chi aveva il compito di vigilare sulla correttezza del voto non lo ha fatto, né si è fatta la necessaria indagine per chiarire chi ha messo in lista all’estero personaggi impresentabili, sia dentro che fuori l’Italia. Non è, d’altro canto, la prima volta che questo accade: era già successo nel 2006.

Lo stesso può dirsi dell’iter legislativo della modifica della legge sulla cittadinanza italiana “ius sanguinis”, rinviato sine die, quando l’attuale Legge 91/92 permette le “intromissioni” di personaggi che nulla hanno a che vedere con la legalità, che approfittano dei buchi neri della predetta normativa per guadagnare indebitamente approfittando di chi ha il diritto di essere riconosciuto come cittadino.

Né la maggioranza dei nostri rappresentanti, né i COMITES né il CGIE, sembrano essere capaci di fare una proposta per migliorare il sistema del voto all’estero, né per esigere dalla magistratura e dalle massimi autorità del governo italiano il massimo di rigore verso quanti si sono prestati, in Italia e fuori, ad azioni e fatti che hanno “sfregiato” sia il nostro voto che il valore della cittadinanza jure sanguinis.

Occorre anche chiedere allo Stato di ridurre la spesa e gli sprechi della “casta” politica, per trovare risorse da investire nelle comunità all’estero, non come una sorte di “elargizione”; al contrario, per favorire la ricerca e le innovazioni che i giovani possono portare avanti a tutto vantaggio dell’Italia così come dei paesi d’accoglienza.

Non vogliamo più sentire le frasi fatte sui “debiti d’onore” o le “risorse importanti”, ma vogliamo vedere impegni veri, concreti e non indeterminati. Insomma, un ripensamento in materia di stimoli, un’attenzione maggiore a questo settore che – non c’è dubbio – è fondamentale.

 

Horacio Guillen*\aise

* Avvocato, rappresentante legale della Fesisur

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