«Il basket? Una questione di cultura!» – intervista di Matteo Cazzulani a Žan Tabak

Il basket europeo sta attraversando una crisi sociale e culturale, e solo decisioni a lungo termine possono invertire tale tendenza. È così che Žan Tabak, ex campione NBA e tre volte vincitore della Coppa dei Campioni d’Europa della FIBA ​​da giocatore, con una carriera da allenatore già in diversi paesi europei, ha analizzato lo stato della pallacanestro nel Vecchio continente.

«Il livello dei campionati nazionali è misurato dalle prestazioni delle loro squadre nelle competizioni europee. Per avere buone squadre, sono necessarie leghe forti, e per avere una lega forte almeno dieci squadre devono possedere budget abbastanza solidi» ha affermato Tabak in un’intervista rilasciata a Matteo Cazzulani, esperto di basket europeo ed ex-jugoslavo, nonché membro della Consulta dei Lombardi nel Mondo, per conto del sito web Matej Katsouranis Basketball e della trasmissione polacca Szósty Zawodnik su WLC 24 TV.

Tabak, vincitore di tre titoli europei consecutivi con la Jugoplastika di Spalato, dal 1989 al 1991, ha rivelato aneddoti circa la sua ex squadra, riguardanti, in particolare, Toni KukočDino RađaGoran SobinZoran SavićDuško Ivanović e Aramis Naglić.

Tabak ha altresì raccontato di come la Jugoslavia è stata una potenza mondiale del basket con il miglior campionato nazionale d’Europa, capace di dominare nel Vecchio continente per almeno un decennio.

«Considerando la quantità di giocatori approdati in NBA dopo lo scioglimento della Jugoslavia, appare evidente come il campionato nazionale jugoslavo fosse su un livello superiore rispetto a Italia, Spagna e resto d’Europa. Non ho mai trovato le stesse condizioni di Spalato altrove in Europa in merito a disponibilità di palestre, collaborazione con nutrizionisti e psicologi […] La Jugoslavia era insuperabile anche per quanto riguarda il tifo e l’atmosfera nei palazzetti: Pesaro, Milano, Livorno erano sì piazze calde, ma nulla di comparabile con Spalato, Zara, Belgrado o Čačak».

L’ex cestista di Jugoplastika, Houston Rockets, Indiana Pacers, Joventut Badalona, Olimpia Milano e Libertas Livorno ha anche discusso delle più moderne tendenze del basket, comprese le differenze che ancora permangono tra il basket europeo e quello americano, nonché dell’evoluzione del ruolo del pivot, che Tabak ha legato a cambiamenti sociali e a fattori generazionali.

«Viviamo in tempi che io definisco “senza stress”, in cui tutto deve filare liscio. Il “centro” era un combattente nel pitturato, ma progressivamente si è spostato più verso il perimetro per evitare troppi contatti sotto canestro. Non posso dire se la versione moderna del “centro” sia migliore o meno, perché ogni generazione porta qualcosa di nuovo, proprio come hanno fatto Krešimir Ćosić, Toni Kukoč e LeBron James. È un po’ come con gli smartphone e internet: devi adattarti alla modernità, altrimenti resti indietro».

Il basket, come ha spiegato Tabak, è prima di tutto una questione di processi e di cultura. Per questo, egli ha deciso di tornare ad allenare il Trefl Sopot, con cui ha già vinto una Supercoppa di Polonia nel 2012 e una Coppa nazionale nel 2023.

«I proprietari del Trefl Sopot mi hanno proposto un piano chiaro e a lungo termine all’interno di un’organizzazione finanziariamente stabile e ben strutturata come poche altre in Polonia. La famiglia Wierzbicki, che finanzia il club solo in virtù del profondo amore per il basket, mi ha assunto per riportare il Sopot ai vertici del basket europeo. Mi piacciono le sfide, e non ho paura di rischiare».

Tabak, durante l’intervista, ha parlato anche del suo mandato «rivoluzionario» a Zielona Góra, dei suoi episodi positivi e meno come capo allenatore, nonché di sport, società e cultura nella ex Jugoslavia, in particolare in Croazia, oltre che in Spagna e Polonia.

L’INTERVISTA COMPLETA SU WLC 24 TV

fotografia in evidenza di Rafał Sobierański

domenica 7 Maggio, 2023