Intervista a Daniela Raimondi, musa dell’epopea contadina della pianura Padana e del fiume Po

Daniela Raimondi, originaria di Sermide nel mantovano, è emigrata giovanissima a Viggiù nel Varesotto con la sua famiglia. Un destino da migrante che l’ha portata successivamente a vivere per alcuni anni in Colombia, Peru e Brasile per poi stabilirsi a Londra, dove si era laureata in Lingue moderne e infine in Sardegna dove attualmente vive. Grazie ad una sua novella sulla piena del Po del ’51, fu notata e successivamente invitata dalla Associazione Mantovani nel Mondo nel suo paese di origine dove gli fu tributato un riconoscimento per la sua attività letteraria.

Da allora Daniela ha conseguito numerosi riconoscimenti in vari concorsi nazionali senza mai dimenticare la sua terra di origine, avviando una significativa collaborazione con la cantastorie mantovana Ornella Fiorini la cui lirica è indissolubilmente legata al fiume Po e alla sua gente. Dopo aver tenuto per anni nel cassetto un libro incompiuto che raccoglieva storie di famiglia, avvenimenti storici e suggestioni alla fine ha scritto una poderosa storia descritta da un critico come un “incrocio tra Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli e La casa degli spiriti di Isabel Allende”. Un romanzo che vede protagonista la famiglia Casadio e il piccolo paese di Stellata di Bondeno, posto tra Ferrara e Mantova, una cittadina di frontiera sul Po tra Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Una saga padana che si snoda nell’Italia risorgimentale sino alla grande epopea dell’emigrazione transoceanica per poi arrivare attraverso le vicende e le tragedie dei conflitti mondiali del ‘900, sino ai tempi più vicini degli anni di piombo.

Daniela Raimondi è partita nello scrivere questo romanzo da una leggenda che riteneva alcune famiglie del Po discendenti di contadini della zona unitisi con donne nomadi, arrivate con carovane di zingari stanziatisi per lunghi periodi nei paesi della bassa. La famiglia Casadio viene così descritta tra mori dall’animo ribelle dotati di capacità occulte e biondi sognatori sempre sull’orlo della più cupa tristezza.

Sullo sfondo vi è la storia della nostra nazione e quelle dei singoli personaggi tratteggiati con cura dall’autrice, che è riuscita nel difficile compito di riservare a ognuno una propria personale vicenda, intrecciandole poi tutte insieme fino a comporre un magnifico arazzo che può incantare anche il lettore più esigente. Impossibile non appassionarsi alle innumerevoli avventure dei Casadio – mori e biondi – che, di volta in volta, hanno a che fare con le imprese dei mille garibaldini, con i due conflitti mondiali, con l’avvento delle dittature – non solo in Italia – e con l’emigrazione verso terre lontane. Mese dopo mese, più gente sogna di partire. Vendono la vacca, o il mulo, e se ne vanno con le toppe ai pantaloni e l’anemia nel sangue.

Dalla piccola stazione di Stellata prendono il treno per Poggio Rusco, poi da lì quello per Milano. Hanno paura di perdersi, paura che gli rubino le poche lire cucite dentro il risvolto delle mutande. E se poi non trovano il treno giusto? E se non capiscono i nomi e gli orari che il prete gli ha scritto sul foglio? Da Milano cambiano per Genova e lì si imbarcano su qualche piroscafo della Regia Marina per cercar fortuna in terre d’America. Hanno nella valigia le fotografie dei genitori, perché loro sono vecchi e preferiscono morire di fame che partire, almeno quella miseria la conoscono e non fa tanta paura come quella terra persa in mezzo all’oceano: un luogo sconosciuto che solo pensarlo li lascia sgomenti.

Chi rimane resta a lottare contro le invasioni degli insetti, le malattie del frumento, la paura di una grandinata dell’estate o delle inondazioni del fiume a novembre che in un sol colpo poteva rovinare l’intero raccolto. E ancora il boom economico del secondo dopoguerra, le ribellioni sessantottine e gli anni di piombo, la Storia è al centro del romanzo tanto quanto i personaggi con le loro imprese e le disfatte, con gli amori, le passioni, i dolori, le perdite. La protagonista vera è soprattutto la terra quella che calpestiamo e che ci nutre, la vera protagonista di questa epopea padana.

“La casa sull’argine è un romanzo appassionante che saprà farvi sentire a casa, ovunque siate nati e qualunque sia la vostra età”: è stato questo l’ennesimo giudizio positivo di chi ha letto il romanzo. Questa intervista a Daniela Raimondi, condotta da Daniele Marconcini per Lombardi nel Mondo, ne è la riprova in quanto rivela la costruzione di una trama di fantasia con vicende realmente avvenute, intrise di storie familiari che rendono il romanzo appassionante ed avvincente.

 

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