Intervista a Giovanni Pollice: Nuovo governo, i rapporti con l’Europa — Lombardi nel Mondo

Intervista a Giovanni Pollice: Nuovo governo, i rapporti con l’Europa

Tutto da comprendere il nuovo scenario, a partire dai rapporti con la Germania. Ne parliamo con Giovanni Pollice, presidente dell’associazione nazionale contro il razzismo e la xenofobia dei sindacati tedeschi

 

L’Italia ha un nuovo governo, dopo numerose turbolenze. Sembra in parte scemata la paura di una risalita dello spread e, in relazione a ciò, c’è da chiedersi quali siano attualmente i nuovi equilibri che si vanno a configurare su scala europea. In questo, è fondamentale comprendere meglio in che modo possano evolvere i rapporti con la Germania – Stato membro dell’Ue che ha vissuto un travaglio simile a quello italiano per la formazione del governo – e come possano essere incanalate in un sistema democratico forze quali il Movimento 5 Stelle e la Lega, che nascono come antisistema.

Ne parliamo con Giovanni Pollice, presidente dell’associazione nazionale contro il razzismo e la xenofobia dei sindacati tedeschi; dal 1966 emigrato in Germania, si è distinto fin da giovanissimo nella lotta sindacale, ha posto al centro la lotta contro le discriminazioni, il razzismo e la xenofobia. Nel 2017, l’ormai ex presidente della Germania, Joachim Gauck, lo ha insignito per questi motivi dell’onorificenza della Croce al Merito della Repubblica Federale tedesca.

Abbiamo un governo, dopo la risalita dello spread a seguito delle ultime turbolenze. Ma che idea passa di noi italiani in Germania?

Il rapporto è prevalentemente buono. Ci sono alcune frange che hanno dei pregiudizi e hanno scarsa fiducia nell’Italia, ma per lo più prevale un’idea positiva. In Germania, tra l’altro, si è assistito proprio di recente a turbolenze simili, con la necessità di un periodo molto lungo, contrariamente alle solite poche settimane, per la formazione di un governo. In situazioni del genere, alcune parti della popolazione ed anche i media sollevano alcuni timori, non del tutto infondati peraltro: il debito dell’Italia è molto alto e in una situazione critica gli investitori reagiscono così. Il 32% circa di coloro che hanno prestato soldi all’Italia si trovano in un altro Paese e quindi sono preoccupati di questa situazione; reazione legittima. Purtroppo, in Italia si evidenziano risposte come quelle della Lega e del Movimento 5 Stelle – mi dispiace che partiti del genere siano al governo – che scaricano le responsabilità sul presidente della Repubblica. Non è così: Mattarella ha agito conformemente alla Costituzione italiana e merita quindi piena solidarietà.

Forze che nascono come antisistema sono attualmente alla guida del Paese.

Antiestablishment, anche. È una tendenza che peraltro notiamo non solo in Europa ma in tutto il mondo. Ma chi crede a determinati valori, alla democrazia e allo stato di diritto, non può che opporsi a questi movimenti che fomentano odio e cavalcano le paure della gente, non offrendo soluzioni. Vediamo ora cosa riescono a fare. Nel mio caso, il mio impegno di una vita contro la xenofobia mi porta a ritenere senza dubbio una forza politica come la Lega xenofoba e razzista.

In questo contesto, il presidente Conte rappresenta sì una figura autorevole, ma rimane un non eletto.

E ciò porta a dire che c’è già una promessa non mantenuta da parte di chi ha vinto le elezioni: ricordo benissimo che in campagna elettorale Salvini prometteva che non si sarebbe ricorsi al supporto di figure non elette dal popolo. Il primo ministro è comunque una persona valida, di cui bisognerà valutare l’operato, ma che lavorerà con forze razziste e xenofobe, che a me fanno paura: dobbiamo stare attenti, non solo in Italia, ma anche in Germania, dove, per la prima volta dalla nascita della Repubblica Federale Tedesca nel 1949, abbiamo in Parlamento un partito xenofobo, con 92 deputati. La Germania non è immune a questi fenomeni. Bisogna unire le forze: l’impressione che ho è che mentre in Germania si riscontra un’unione di tutte le forze democratiche contro il razzismo e la xenofobia, in Italia si tende a dividersi. Bisogna aspettare la reazione degli italiani. Sono molto amareggiato per l’Italia, mio Paese natale e in cui mi candidai nel 2006 alle politiche con Romano Prodi; raggiunsi un ottimo risultato, pur senza essere eletto. Arrivai decimo, con sei posti disponibili.

Cosa emerge dal confronto tra la xenofobia in Germania e quella in Italia?

Diciamo che purtroppo la xenofobia non conosce confini. I meccanismi di esclusione sono gli stessi. La differenza sta, secondo me, nel fatto che in Germania, soprattutto a causa della storia del Paese, ci sia molta più sensibilità nei confronti di questo fenomeno – anche tra i dirigenti politici e i media, cioè nel discorso pubblico. Anche se ultimamente, forti del successo elettorale, esponenti del partito razzista e xenofobo della Afd cercano di riscrivere la storia stessa. Di conseguenza il discorso pubblico si sposta a destra, il razzismo viene legittimato come opinione valida ed espresso apertamente. In Italia, invece ho l’impressione che il razzismo e la xenofobia siano costantemente più accentuati e vengano manifestati palesemente. C’è comunque anche un altro aspetto da considerare e cioè che mentre in Germania l’immigrazione è più remota e quindi la popolazione è da tempo abituata a convivere con culture diverse, in Italia il fenomeno della stessa si è sviluppato solamente negli ultimi 25, 30 anni. L’esempio mi viene spontaneo anche in base alla mia esperienza in Germania: guarda caso, il razzismo e la xenofobia sono più accentuati proprio nelle regioni e città dove la presenza di non tedeschi è più recente, è molto più bassa e dove l’Afd ha riscontrato maggior successo; sto parlando dei cinque nuovi Länder Federali. Aggiungo anche un altro fattore importante che ha effetti negativi sul comportamento delle persone ivi residenti, ed è quello della situazione sociale. Lì il tasso di disoccupazione e di precarietà sono molto più alti. Anche questo coincide con atteggiamenti razzisti verso i neo-arrivati che vengono visti come concorrenti, in Italia come in Germania. Anche se con molto ritardo, la Germania alla fine degli anni ‘90 ha accettato politicamente di essere un paese d’immigrazione favorendo politiche d’integrazione per apprezzare e gestire la diversità, anche se oggi come oggi si stanno facendo dei vistosi passi indietro. In Italia invece, prevale ancora una politica che respinge la diversità, che crede in una fittizia omogeneità. Una visione che tende ad escludere e marginalizzare ciò che è – o che sembra – estraneo. In entrambi i paesi dobbiamo lottare insieme per una società aperta, democratica e solidale – senza razzismo e discriminazione. Questo è il futuro dell’Europa.

Come mai il centro sinistra vive una crisi così profonda?

Intanto, c’è da dire che nel tempo si è avuta una differenziazione dal vecchio Pci, che ha avuto meriti importanti anche per la tenuta democratica del nostro Paese, assieme alla Dc, durante gli anni di piombo. L’evoluzione nei Ds prima e poi nel Pd ha segnato un cambiamento: il Pd infatti non corrisponde minimamente alla sinistra di un tempo e ha visto in Matteo Renzi, nella sua arroganza e presunzione, una figura che ha diviso più che unire. In un partito sono invece necessari dei compromessi, come ho avuto modo di vivere anche nella Spd tedesca, del quale partito ho la tessera da oltre 30 anni, per esempio recentemente, per la formazione del nuovo governo: se inizialmente si pensava di andare all’opposizione, di fronte all’impossibilità di formare un governo con verdi e liberali, piuttosto che tornare alle elezioni e prendere forse meno del 15%, si è scelta una via di compromesso. Adesso le persone votano per altre forze perché non vedono nel centro sinistra tradizionale una adeguata capacità di rispondere ai loro bisogni. Tuttavia, spesso si finisce per votare guidati solo dall’emotività e di ciò si nutre il populismo, che getta fumo negli occhi alla gente e alimenta razzismo e xenofobia. Personalmente, ritengo di dover mettere in guardia le persone, anche parlando di ciò che succede in Polonia, Ungheria, della regressione anti democratica che si sta verificando.

Non resta quindi che sperare in una rinascita…

Certo. Non si può condannare a priori tutto, anche perché il Presidente del Consiglio mi sembra una persona perbene, tuttavia non si può abbassare la guardia rispetto ad un fenomeno quale quello della xenofobia, in grado di risvegliare timori in Europa che si pensava fossero parte del nostro passato.

Massimiliano Nespola

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