Intervista a Vito Massalongo del Curatorium Cimbricum Veronense

Intervista a Vito Massalongo del Curatorium Cimbricum Veronense sul grande patrimonio storico- culturale e sociale del popolo cimbro e della epopea dell’emigrazione transoceanica delle genti contadine del Lombardo- Veneto di fine Ottocento.

I Cimbri sono un’antichissima popolazione originaria della penisola dello Jutland che dalla Danimarca migrarono verso la Baviera, fondendosi con le popolazioni locali.

Le varie ricerche storiche indicano un primo esodo, intorno all’anno Mille, dall’abbazia benedettina di Benedicktbeuer di una cinquantina di famiglie “tempore famis” (in tempo di fame) poiché l’abate tedesco si era messo in contatto con l’abate Valderio di Verona (probabilmente della chiesa di San Zeno) che le accolse andando poi a colonizzare le montagna veronesi della Lessina alla fine del tredicesimo secolo per stabilirvisi poi definitivamente, grazie alla loro abilità nello sfruttamento delle risorse forestali.

Giazza è l’unica località della zona dove ancora si parla ancora l’antica lingua cimbra e dove nel 1972 è sorto il Museo Etnografico dei Cimbri. Il Museo, attraverso una serie di sculture, pitture ed esempi di arte popolare, oggetti e attrezzi legati alle attività tradizionali (agricoltura, caccia, produzione del ghiaccio, del carbone e della lana) propone una serie di itinerari e approfondimenti degli aspetti culturali, artistici e religiosi di questo antico popolo.

Daniele Marconcini ha intervistato Vito Massalongo del Curatorium Cimbricum Veronense, il quale ha esposto l’attività svolta dal sodalizio per la valorizzazione del grande patrimonio storico- culturale e sociale cimbro e della epopea dell’emigrazione transoceanica che lo ha coinvolto, assieme alle genti contadine del Lombardo-Veneto alla fine dell’Ottocento.

Nel corso dell’incontro sono state affrontate inoltre alcune tematiche legate allo sviluppo di programmi comuni sul tema del turismo di ritorno dei discendenti italiani all’estero per creare dei percorsi tematici dell’emigrazione che vadano dalla Lessinia alla Lombardia e idealmente sino al Porto di Genova, città che ospiterà il futuro MEI – Museo Nazionale dell’Emigrazione.

 

 

Qui l’intervista:

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