Wikileaks: America Latina il giardino di casa degli Stati Uniti — Lombardi nel Mondo

Wikileaks: America Latina il giardino di casa degli Stati Uniti

Anche se non sono ancora tutti pubblici, si parla di un totale di 2.416 documenti riferiti all’America Latina e il numero più alto è riferito alla Colombia, maggiore alleato degli Usa nella zona, seguono Venezuela con 2.340, Messico 2.285, Argentina 2.340, Honduras 1.950 e Brasile con 1.947 documenti che si colloca la sesto posto

Wikileaks:

America Latina il giardino

di casa degli Stati Uniti

 

 

 

 

“Attacco alla comunità internazionale” come dice il Segretario di Stato Usa Hilary Clinton o “un’azione per rendere il mondo più etico” come dice il leader di Wikileaks Julian Assange? Qualunque sia la risposta è certo che il terremoto diplomatico scatenato dalla pubblicazione di una piccola parte dei circa 250 mila documenti nelle mani – o meglio nelle chiavette usb – dello staff di Wikileaks riguardanti comunicazioni tra il Dipartimento di Stato degli USA e le sue ambasciate sparse per il mondo, ha avuto reazioni molto differenti a seconda della parte del mondo in cui si analizzano.

 

A prescindere dall’innegabile imbarazzo che hanno provocato per tutti, i paesi alleati degli Stati Uniti – non ultima l’Italia – si sono affrettati a rilasciare dichiarazioni rassicuranti, tese a sminuire l’importanza dei documenti pubblicati e a ribadire l’amicizia

e le immutabili buone relazioni con gli USA. Quasi unanime anche la condanna al co-fondatore del sito internet Julian Assange definito da molti criminale e sul quale è stato emesso un mandato di captura internazionale. In controtendenza l’ America Latina dove – seppur con le dovute differenze – l’atteggiamento dei paesi progressisti è stato quello di mettere subito in piedi delle task force per analizzare tutti i documenti dove si parla di ciascun paese, chiedere maggiori spiegazioni alle rispettive ambasciate statunitensi, lasciando intendere che la fiducia nei confronti degli Usa è ormai compromessa.

 

Anche se non sono ancora tutti pubblici, si parla di un totale di 2.416 documenti riferiti all’America Latina e il numero più alto è riferito alla Colombia, maggiore alleato degli Usa nella zona, seguono Venezuela con 2.340, Messico 2.285, Argentina 2.340, Honduras 1.950 e Brasile con 1.947 documenti che si colloca la sesto posto. A seguire vengono Cile, Ecuador, Perú, Bolivia, Nicaragua e Guatemala. Ma non è la quantità, quanto la qualità a sorprendere. Sicuramente – almeno per ora- la portata delle rivelazioni è abbastanza differente. Mentre per gli europei si è iniziato con documenti che riferiscono di alcune “caratteristiche personali” di vari leader che già tutti conoscevamo, dall’altra parte dell’oceano sono subito trapelate importanti considerazioni e giudizi di ambasciatori e funzionari Usa su gravi accadimenti che hanno cambiato radicalmente gli equilibri tra paesi latinoamericani, e tra questi ultimi e gli Stati Uniti.

 

Molte conferme a quelli che prima erano solo forti sospetti, reguardo alle preoccupazioni di Washington sulla creazione di un fronte latinoamericano sempre più emancipato dagli USA. La paura che le numerose esperienze di governi progressisti in America Latina riescano a coordinarsi spaventa gli Stati Uniti che da sempre hanno considerato la zona come “il giardino di casa”. A fugare i dubbi i documenti che parlano di “sforzi per isolare il presidente venezuelano Hugo Chavez”, ma anche le indiscrezioni su documenti non ancora pubblicati che tratterebbero di tenere sotto controllo l’ecuadoriano Rafael Correa, tanto è che la frequenza della comparsa dell’Ecuador nei documenti inizia ad aumentare proprio dal 2006, quando Correa viene eletto alla Presidenza. Preoccupazioni destano anche i Kirchner, sopratutto la presidente, della quale si chiedono informazioni sul suo stato di salute mentale e su come faccia a controllare i nervi.

 

Per alcuni analisti il carteggio tra gli Stati Uniti e le sue ambasciate sparse per il continente latinoamericano danno una giustificazione ad alcuni recenti episodi di instabilità interna di questi paesi. E’ il caso del Venezuela, della Bolivia, dell’Ecuador, ma sopratutto dell’Honduras, il paese centroamericano che ha subito un colpo di stato nel giugno del 2009 e che tutt’ora è guidato da un governo considerato illegittimo per la maggior parte dei suoi cittadini e per le organizzazioni per i diritti umani. Ma la rivelazione sorprendente di Wikileaks è che a leggere quello che scrive l’ambasciata di Tegucigalpa, anche per gli Stati Uniti i fatti di giugno sono considerati illegittimi, anche se pubblicamente non hanno mai condannato in maniera chiara il colpo di Stato, anzi si sono adoperati per preparare delle elezioni che mantenessero quello status quo e per questo boicottate da tutta la società civile.

 

Andando indietro nel tempo è inquietante il documento del 1989 che riguarda Panama, dove nel bel mezzo della dittatura di Mnuel Antonio Noriega l’ambasciata statunitense analizza la situazione del paese a pochi giorni dall’operazione militare statunitense che spodestò l’ex fidato amico.

 

Molti paesi latinoamericani chiedono maggiori spiegazioni alle ambasciate statunitensi nel proprio paese, ma c’è chi fa di più. L’Ecuador attraverso il viceministro degli esteri Kintto Lukas in un primo momento aveva invitato Assange a visitare il paese andino e, se lo volesse anche a stabilirvi la sua residenza. Un affronto per gli Stati Uniti, troppo azzardato forse, per questo già alcune ore dopo in una dichiarazione il presidente Rafael Correa parlava di invito fatto a titolo personale dal viceministro. Lo scorso lunedì, all’indomani dalla pubblicazione dei primi documenti da parte dei cinque giornali sparsi

per il mondo, Hugo Chávez ha chiesto le dimissioni del Segretario di Stato Usa Hilary Clinton per lo scandalo dei documenti. “Il minimo che possa fare la signora Clinton è rinunciare al suo incarico e così come dovrebbero fare tutti quei delinquenti e spie che ci sono nel Dipartimento di Stato” ha dichiarato Chavez.

 

Le rivelazioni del sito Wikileaks segnano senza dubbio uno spartiacque senza precedenti nella storia della diplomazia mondiale, anche se è sicuramente troppo presto per fare dei bilanci e avere le idee chiare, ci sarà un prima e un dopo Wikileaks. Che ci sia un fondo di verità nella storiella che gira in in America Latina? Sai perché negli Stati Uniti non hanno mai avuto un colpo di stato? Perché negli Stati Uniti non c’è un’ambasciata Usa.

 

Fonte: unimondo.org

 

Inviato da Antonella De Bonis

Portale dei Lombardi nel Mondo

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