La Mantua cubana: il brigantino Mantua tra storia e leggenda

STORIA E LEGGENDA. L’interesse dello storico cubano Enrique Pertierra per il legame tra la Mantua cubana e la Mantova italiana risale attorno al 1995. É in quell’anno che inizia le sue ricerche che lo portano a scrivere un breve saggio, poi pubblicato nel 1996 a cura della Associazione Mantova e i mantovani nel mondo con una prefazione di Vladimiro Bertazzoni.
Alcuni anni dopo Pertierra ebbe modo di visitare la nostra città, insieme ad altri cubani e all’ambasciatore cubano alla Fao Juan Nuiry Sanchez, in occasione di una manifestazione che si svolse al Parco dei Principi e che ebbe tra gli organizzatori Graziano Mangoni. La passione per questa storia curiosa ha portato lo storico ad approfondire le sue ricerche d’archivio e grazie al lavoro svolto ha potuto pubblicare, lo scorso anno, un libro che mi mostra nel corso del nostro incontro. È un volume di 180 pagine che contiene anche la traduzione del testo in italiano curata da Gioia Minuti, una giornalista italiana che da molti anni vive e lavora a Cuba. Diversamente dal precedente saggio, che fondava sulla tradizione orale la tesi della fondazione di Mantua ad opera di italiani, il libro è ricco di riflessioni e note che si riferiscono a documenti d’archivio, sia italiani che cubani e spagnoli e numerosi sono i rinvii alla storia della nostra città e dei Gonzaga.


Mentre Pertierra parla, penso alla situazione in cui mi trovo: a migliaia di chilometri di distanza dalla mia città un cubano cita una fonte d’archivio che riguarda la storia della città in cui sono nato e vivo e di cui non avevo notizia.

LO SBARCO.Attraverso generazioni – dice Pertierra – ci è stato trasmesso che l’origine di Mantua è legata allo sbarco, agli inizi del XVII secolo, di un gruppo di italiani che peregrinarono nell’entroterra alla ricerca di un luogo sicuro. Due versioni sono state tramandate nel corso dei secoli, dalle quali i fatti sono registrati senza cura di dettagli, a volte intrecciando frammenti di una versione con quelli dell’altra. La versione popolare spiega come naviganti italiani scambiati per corsari furono perseguitati da navi da guerra inglesi nella parte più meridionale dell’arcipelago di Los Colorados. Dopo la resa si ritirarono nella insenatura di Los Lazos, incendiarono i loro battelli e fuggirono verso l’interno dell’isola.

DUE VERSIONI. L’altra versione sostiene che il brigantino Mantova, comandato dal capitano Anatolli Fiorenzana, andò a sbattere contro gli scogli della barriera corallina parallela alla costa nord, mentre tentava di esplorare la baia o mentre tentava di giungere sul litorale e iniziò ad affondare; i marinai abbandonarono la nave con scialuppe di salvataggio e sbarcarono in un luogo vicino a Punta del Rio. Dopo avere esplorato la zona, il gruppo di naufraghi si incamminò verso l’imbarcadero di Los Arroyos, scoperto da una parte del gruppo che precedeva gli altri. Corsari, pirati o sfortunati naviganti che siano, resta il fatto che alla tradizione orale, frutto del susseguirsi delle generazioni e alle ipotesi velate da una patina di leggenda si possono affiancare anche dati inconfutabili e certezze frutto di studi compiuti in maniera approfondita.

LA PARROCCHIA. Uno degli argomenti più solidi – prosegue Pertierra – a sostegno della origine italiana della cittadina cubana si trova nella parrocchia costruita nel 1765, dedicata alla Virgen de las Nieves, patrona di Mantua, unica in tutta l’isola con questo titolo e invocazione. E a Mantova c’era una chiesa, che oggi non esiste più, dedicata alla Vergine delle Nevi.
In una nota a margine, lo storico scrive che in un piano della città di Mantova che raccoglie i 116 toponimi dei luoghi notevoli, opera del celebre cartografo Gabriele Bertazzolo, figura un oratorio dedicato a Santa Maria delle Nevi con il numero 95. Il documento fu pubblicato nel 1596 da Francesco Osanna, proprietario di una delle stamperie più importanti di Mantova nei secoli XVI e XVII. A mia volta gli ricordo che nei comuni di Villimpenta e di Suzzara esistono a tutt’oggi luoghi di culto dedicati alla Vergine delle Nevi.

LE OBIEZIONI. Ad un certo punto della conversazione obietto che alcuni studiosi mettono in discussione la sua teoria: il mantovano Raffaele Tamalio, che fa discendere la Mantua cubana dalla Mantua Carpetana spagnola e lo storico Domenico Capolongo che sostiene la tesi secondo cui Mantua sarebbe un toponimo aborigeno.
Tutte storie – replica quasi stizzito Pertierra – che nel mio libro contesto con argomenti forti. E poi come si fa a non tener conto del fatto che nella zona di Mantua da tempo immemorabile ricorrono cognomi italiani, tra i quali alcuni attestati ancora oggi. Basta andarsi a leggere i libri dei battesimi, dei matrimoni e dei defunti e si incontreranno i cognomi Fiorenzano, Pitaluga, Ferrari, Blanco ed altri ancora, originari di Genova e di Venezia.
Sono italiani, questo è comprovato, ma non bisogna dimenticare che, secondo la tradizione orale, sbarcarono dal brigantino circa cinquanta marinai e che nel corso dei secoli Mantua venne quasi distrutta da due incendi e che andarono perduti molti documenti. Chi può escludere che ci fossero anche dei mantovani?

Pertierra è un fiume in piena. Ad un certo punto cita anche il nome di Stefano Scansani, caposervizio delle pagine culturali della Gazzetta di Mantova. Guardo l’orologio; si è fatto tardi.

Osservo anche i ragazzi che, sino a un certo punto, hanno seguito con interesse la conversazione, ma ora danno segni di cedimento.

Rinuncio quindi a chiedere a Pertierra come mai è uscito improvvisamente il nome di Scansani. Scoprirò nei giorni successivi, leggendo il libro, che il giornalista mantovano ha avuto modo di occuparsi della vicenda in un articolo pubblicato sul quotidiano nel 1995.

Reportage del Sen. Roberto Borroni
Da “La Gazzetta di Mantova”

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