LA PIANURA BRESCIANA

 

Affettuosamente chiamata “Bassa”, la pianura bresciana, solcata da tre grandi fiumi padani: Oglio, Mella e Chiese, è vasta ed intrisa di storia e arte. Antichi borghi raccolti attorno al campanile della parrocchiale, si susseguono tra un alternarsi di prati coltivati, filari di gelsi e pioppi, canali, rogge e fossati. Vasti cascinali e moderne aziende agricole si contrappongono a ville, castelli ed eleganti residenze di campagna.

La pianura, un tempo un poco dimenticata, ora viene apprezzata, grazie al suo ambiente naturale, ideale proposta per itinerari immersi nel verde, da percorrere a piedi, in bicicletta, a cavallo e in canoa.

Le strade sono quelle antiche dei nobili, ma anche dei viandanti, dei pellegrini, tra pievi romaniche, tra oasi di quiete e cultura.

Il paesaggio padano, però, a colpo d’occhio, è l’elemento che ci fornisce le più intense sensazioni.

Nella comune accezione, la pianura bresciana si configura come la bassa pianura irrigua, che, in base alla condizione idrologica dei suoli, determina una distribuzione degradante dei detriti alluvionali più minuti, condizione idonea per la pratica agricola.

L’economia rurale tra Oglio e Chiese annovera l’itinerario delle corti di campagna, costituite da fattorie al centro di un’azienda agricola di decine di ettari, in cui sono presenti stalle, fienili, silos, granai, caseifici, pozzi-fontane, forni, scale, magazzini, mulini ed abitazioni dei contadini, riunite in un’unica struttura quadrangolare, distante alcuni chilometri dai centri abitati.

Esempi si snodano da Torbole Casaglia, con la cascina Portone e a Capriano, con la cascina Torricello. Varianti degne di nota, in forma di fortezza, sono il Canello di Bagnolo Mella, la cascina Ducco di Trenzano e il Solaro di Gottolengo.

Gli edifici rurali assumeranno forma e tipologie proprie, spesso isolate nei campi, oppure aggregate in piccoli villaggi di una dozzina di edifici come il caso di Milzanello di Leno, ove, accanto a numerose cascine, sopravvivono il mulino ad acqua e il caseificio.

La pianura bresciana può offrire anche un sorprendente tour tra ville e palazzi edificati dalle più importanti famiglie bresciane a partire dal XV secolo: palazzi signorili, a testimonianza di prestigio e onore e comode residenze di villeggiatura.

L’imponenza di alcune costruzioni e la signorilità di altre non mancano di stupire. Spesso ancora abitati dagli eredi delle nobili casate, non sono sempre visitabili, ma l’importanza e la varietà della loro architettura ne fanno una meta di grande interesse per leggere pagine di storia locale.

Prima tappa del nostro percorso è Roncadelle, alle porte di Brescia, per ammirare un grande e massiccio edificio del XVII secolo, costruito dai Martinengo Colleoni: Palazzo Martinoni Guaineri, oggi denominato il “castello” di Roncadelle.

Proseguendo verso l’estremo ovest della provincia, raggiungiamo Palazzolo sull’Oglio, dove Palazzo Duranti domina da un’altura il fiume Oglio e la strada.

Scendendo qualche chilometro verso sud arriviamo a Chiari. In un parco di 10 ettari sorge Villa Mazzotti, edificata fra il 1911 e il 1919 su commissione del conte Ludovico Mazzotti Biancinelli. La sua architettura coniuga i canoni dell’avanguardia liberty con altri neoclassici ed è, inoltre, impreziosita da cancellate e ringhiere in ferro battuto.

A poca distanza, a Lograto, incrociamo Villa Calini Morando, oggi sede del municipio, un bell’edificio a cui si accede da un viale fiancheggiato da statue di arenaria.

A Bagnolo Mella incontriamo Palazzo Avogadro, massiccio, ma elegante, a forma quadrata, fatto erigere dal condottiero Camillo Avogadro dopo la metà del ‘500.

Proseguendo verso Cremona, arriviamo a Manerbio, dove spicca Palazzo Luzzago, sede del municipio.

Prima di imboccare, poi, la strada provinciale Lenese, è d’obbligo una deviazione fino a Cadignano (frazione di Verolanuova), per una visita al cinquecentesco palazzo Maggi, che riserva all’interno stanze affrescate da Lattanzio Gambara.

A Ludriano, nel territorio del comune di Roccafranca, Villa Suardi è un inusuale insieme di strutture. Torri, campanili, archi, edifici, sono raccolti in un armonioso nucleo storico in piena campagna, ancora oggi circondato da un fossato.

Raggiunto Orzinuovi, al confine con la provincia di Cremona, troviamo il palazzo del Procuratore. Costruito nel XVI secolo quale dimora del Provveditore della Repubblica Veneta, è oggi sede municipale.

A Villagana dell’antica omonima villa rimangono oggi il porticato rinascimentale ed una torre.

Sono due i bei palazzi che testimoniano il prestigioso passato di Acqualunga, il più antico insediamento di Borgo San Giacomo: Palazzo Fé d’Ostiani e la bella Villa Emili della Volta.

Abbandoniamo queste terre di confine dal cremonese per giungere a Bassano Bresciano, in cui il Municipio è ospitato in costruzione di proprietà della famiglia Cigola Luzzago.

In pochi minuti siamo a Verolanuova, dove Palazzo Gambara, bellissimo e sfarzoso Palazzo settecentesco domina la piazza antistante.

Concludono il nostro tour delle residenze nobiliari Palazzo Gambara a Pralboino, Palazzo Martinoni a Cigole, sede del Comune e della fondazione Civiltà Bresciana, Palazzo Bonzi ad Acquafredda, verso il mantovano, Villa Lechi a Montirone e Villa Romei Longhena a Capodimente, frazione di Castenedolo.

Un discorso a parte rivestono le fortificazioni erette come luoghi di rifugio della popolazione locale, contro le devastanti invasioni.

Si segnalano i borghi fortificati di Palazzolo sull’Oglio e di Urago, di Roccafranca, Orzinuovi, nei cui pressi troviamo le residenze fortificate di Barco, Villachiara e Padernello, roccaforti dei Martinengo (i” signori della pianura”), edificate su terrapieni o circondate da fossato. Esse rammentano anch’esse la funzione difensiva, sebbene siano state successivamente trasformate in palazzi residenziali.

Completano il quadro difensivo i castelli di Montichiari, con la rocca del conte Bonoris e Lonato, presso cui si erge una delle più importanti opere di fortificazione del bresciano, da cui si gode un magnifico panorama.

Altri itinerari contemplano le chiese di campagna e le pievi rurali, segni di devozione locale, testimonianze di fede e i percorsi artistici di pregio, che annoverano gioielli come le due grandi tele di Giovanni Battista Tiepolo, datate 1740 e custodite nella parrocchiale di Verolanuova.

L’ultimo tassello relativo alle ricchezze della pianura comprende infine la rete dei parchi e delle riserve naturali.

L’ambiente fluviale che caratterizza la pianura lungo i corsi dell’Oglio, del Mella e del Chiese, conserva un habitat naturale estremamente importante per il ricco e complesso ecosistema che ospita. Vegetazione e fauna formano un delicato, ma perfetto equilibrio.

Si va dal Parco dell’Oglio Nord da Paratico a Gabbioneta Binanuova a quello locale di interesse sovracomunale del Basso Chiese di Remedello.

Degni di interesse sono, però, anche il Parco locale del fiume Strone tra San Paolo, Verolavecchia, Verolanuova e Pontevico, quello del Basso Mella, gestito dal comune di Pralboino e il Parco Bosco del Lusignolo che si sviluppa tra i comuni di San Gervasio, Cigole, Milzano e Alfianello.

La Pianura Bresciana è sicuramente una delle aree con la gastronomia più vasta dell’intera provincia di Brescia, che vanta una varietà di formaggi, di cereali, di vini e birre, di pane, di salumi ed insaccati, di patate, di pesce, di carni, di confetture e simili, nonché di miele. Una semplice gita nella Pianura Bresciana si può trasformare in una interessante avventura gastronomica.

Nelle trattorie tipiche, nelle cascine che offrono servizi di agriturismo o nei ristoranti, è piacevole incontrare la popolare peculiarità delle ricette tipiche locali. Connubio ideale, a soddisfare anche i palati più esigenti, si ha se si scelgono, nelle adeguate combinazioni, i vini della zona, molti dei quali certificati a Denominazione di Origine Controllata.

I piatti forti sono sicuramente casoncelli tipicissimi fagottini di pasta sottile fatta in casa con ripieni a base d’uovo e formaggio stagionato, carne o spinaci e verdure che si servono conditi con burro fuso, salvia e parmigiano.
I ravioli di carne tipicamente accompagnati dal corposo brodo dei lessi, oppure i  tortelli di zucca e amaretti conditi con burro e salvia.
La polenta è regina della tavola, contesa è quella Taragna da “tarài” nome del lungo bastone che serviva a mescolarla nei grossi paioli di rame. Di farina gialla e grano saraceno a fine cottura si mescola al burro fuso ed a formaggi freschi tipo stracchini, robiola o gorgonzola. Un tempo la si consumava “sùrdå” (da sola), cibo quotidiano della gente più semplice.

Alla polenta bene si accompagnano le cotiche in umido, al cotechino e allo stufato, l’umido di varie carni in generale, la trippa, la lepre in salmì, il coniglio o il capretto, od ancora la famosa portata chiamata polenta e uccellini o cacciagione. I secondi tipici sono vari tagli di carne bollita, tra cui trova esaltazione la gallina nostrana in salsa verde, ma soprattutto il famoso cotechino già nominato come gran piatto forte che si accompagna spesso alla polenta e alle lenticchie o agli spinaci e le lumache in umido.

Il pranzo sarebbe incompleto se non si assaggiassero i formaggi ed i salumi tipici, ne citiamo alcuni, Caciotta, Cremina, Crescenza, Formaggella, Grana Padano, Nostrano Stagionato, Padanello, Pandilatte, Quartirolo Lombardo dop, Robiola nostrana, Robiola Tipo Oro, Stracchino Fresco, Vera Brescianella Morbida e Dura e la provola e le conserve di Gottolengo come marmellate, mostarde e creme di marroni.

di  Massimo Mattoni

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