Quel lago di luce: il primato europeo di una piccola valle — Lombardi nel Mondo

Quel lago di luce: il primato europeo di una piccola valle

In Val Sabbia la più grande centrale fotovoltaica pubblica d’Europa

C’è un lago di luce, tra le valli padane. Nei giorni in cui l’Italia si

spacca sul nucleare, emerge dal profondo Nord una comunità montana virtuosa

che si è dotata della più grande centrale pubblica fotovoltaica d’Europa. La

quale distribuisce elettricità gratis a tutti gli uffici municipali, le

strade, i semafori, i pensionati, le scuole… Senza un centesimo di soldi

statali.

 

Siamo in Valle Sabbia, a nord-est di Brescia, lungo il fiume Chiese. Zona

per secoli poverissima. Di emigrazione. Di parenti sparsi per l’Australia,

la Merica, il Belgio, il Brasile… Di profumi forti come quello del Bagoss,

il celeberrimo formaggio di Bagolino. Di infanzie passate nelle stalle o

intorno al fuoco a cantare «baghècc». Di montanari cresciuti nel mito della

Ferriera Italiana di Vobarno e delle acciaierie Falck, finite una quindicina

di anni fa alla famiglia Chan di Hong Kong. Di fabbrichette nate dal

contagio del virus dell’«imprenditorite».

 

Valle di gente seria. Che aveva fatto della Comunità montana una cosa seria.

Al punto che, quando esplose lo scandalo delle comunità montane a livello

del mare e si pose il problema di cancellare le comunità pataccare proprio

per salvare quelle vere e virtuose, uno degli esempi citati a modello era

sempre questo: la Val Sabbia.

 

Qui l’organismo altrove ridotto a un carrozzone ha messo insieme 25 comuni

della valle più altri 16 che si sono aggregati. Qui la Secoval (società per

i servizi comunali) frutto dell’alleanza è riuscita a strappare contratti

altrimenti impensabili per la fornitura del gas e la rimozione dei rifiuti

urbani pretendendo che i vincitori delle gare si accollassero il disturbo di

servire anche le contrade che mai avrebbero servito perché poco

remunerative. Qui sono stati raggruppati per risparmiare tutti i servizi

Ici, Tarsu (smaltimento spazzatura), Tia (Tariffa di igiene ambientale). Qui

c’è una banca dati che gestisce tutti gli strumenti di pianificazione e

programmazione territoriale così precisa e aggiornata da contenere le foto

di ogni edificio e ogni cancello d’accesso, consentendo insieme la massima

vigilanza contro l’abusivismo e la massima disponibilità nei confronti dei

cittadini che via Internet possono fare gran parte delle pratiche senza

doversi mettere in coda agli sportelli. Qui 15 dipendenti coprono il lavoro

di una ragioneria unica, un ufficio tecnico unico, una segreteria unica.

Totale dei dipendenti comunali: 297 per 41 comuni con 160.000 abitanti

complessivi. Uno ogni 538 abitanti. Un settimo, dicono le carte, di quelli

milanesi: uno ogni 74.

 

Fatto sta che quando il governo Berlusconi ha deciso di sopprimere di fatto

tutte le comunità montane, sia quelle «marine» sia quelle serie e

funzionanti pur di non fare una scelta (questa sì, questa no) che sarebbe

stata rognosa dal punto di vista clientelare, in Val Sabbia non si sono

lagnati più di tanto. E dopo aver mandato un moccolo a chi non aveva capito

niente del loro ruolo, si sono impuntati di sopravvivere a dispetto di Roma.

Contando solo su 300 mila euro della Regione Lombardia e sulle entrate

derivanti dai risparmi fatti fare ai comuni consorziati.

 

 

La centrale della Val Sabbia

Ma veniamo alla centrale fotovoltaica. «Siamo partiti nel giugno dell’anno

scorso», spiega il presidente della comunità montana Ermano Pasini, che è

consigliere provinciale e sindaco di Provaglio dal 1985, quando aveva solo

21 anni, prima come democristiano, poi come pidiellino. «C’erano

finanziamenti per le energie alternative di scadenza il 31 dicembre 2010.

Una volta deciso, dovevamo fare in fretta. Tre mesi, tartassando gli uffici

tutti i giorni, se ne sono andati per le autorizzazioni. A settembre,

finalmente, siamo partiti: ci restavano 90 giorni».

 

L’area giusta viene individuata in una valletta isolata in località

Gusciana, sotto il monte Budellone nel comune di Paitone. Non si vede se non

ci vai apposta e deve comunque esser risanata: ci sono infatti i ruderi un

vecchio allevamento di tacchini. Tredici capannoni con i tetti di amianto.

Tutta roba pericolosissima, da smaltire come rifiuti speciali in discariche

speciali per un totale di 350 mila chili di materiale contaminato.

 

Tre mesi per buttare via tutto, ripulire, risanare, costruire la centrale:

da far tremare le vene ai polsi. Ma è lì che viene fuori uno dei rarissimi

esempi virtuosi di questa Italia litigiosissima: tutte ma proprio tutte le

decisioni da prendere passano all’unanimità sia nei comuni di destra, dove

vota sì anche la sinistra, sia nei comuni di sinistra, dove vota sì anche la

destra. Un piccolo miracolo. Vengono trovati i soldi: 23 milioni e mezzo di

euro anticipati (mutuo ventennale) dalla Banca Cooperativa Valsabbina. Viene

individuato chi può costruire l’impianto, il Consorzio Stabile Sardegna.

 

Ai primi di settembre 2010 partono i lavori. Che vanno avanti senza un

attimo di sosta col sole, la pioggia, il vento e la neve. «Non ce l’avremmo

mai fatta, senza quegli operai, quei tecnici, quei manovali sardi. Erano un

centinaio. Hanno lavorato come pazzi anche di notte, con i fari. Perfino la

vigilia di Natale, hanno lavorato», spiega l’architetto Antonio Rubagotti,

che ha firmato il progetto complessivo. «Demoliti i capannoni e portato via

l’amianto, hanno posato 24.024 pannelli per un totale di 38.438 metri

quadri. Tutti stesi seguendo il più possibile la conformazione del terreno,

tra gli alberi, in modo da avere il minor impatto possibile dal punto di

vista visivo. E posati con una inclinazione di 10 gradi rinunciando a quella

ideale (oltre i 30) purché dessero meno nell’occhio. Certo, ci rimettiamo il

5 o 6% di resa. In compenso non è orrendo come certi impianti che si vedono

in giro. A guardarlo da lontano sembra un lago…».

 

Fatto sta che il 28 dicembre l’impianto era finito. Pronto per essere

allacciato alla rete elettrica. E da allora fornisce energia per 7,8 milioni

di kilowatt all’anno. Il che consente un ricavato annuale di circa 5 milioni

di euro: «Uno e otto lo diamo alla banca per restituire il mutuo, uno e

qualcosa se ne va per la gestione e l’assicurazione e due tornano ai comuni

che non pagano più un centesimo per tutta l’illuminazione pubblica. Tutti

soldi di risparmio sulla partita corrente. Quella che toglie il sonno ai

sindaci», ride Ermano Pasini. «Abbiamo fatto o no un affarone?».

 

Non basta. Oltre a fornire energia elettrica (è anzi previsto un aumento di

1 milione di kilowatt l’anno), la valletta risanata con la rimozione di

quella montagna di amianto diventerà un Parco delle Energie rinnovabili.

Dove le scolaresche in visita potranno vedere anche una (piccola) pala

eolica e, grazie a un vicino ruscello, un mulino ad acqua. E dove ogni metro

di spazio libero ospiterà grandi siepi di lavanda profumata e distese di

piante e di fiori che seguono l’andamento del sole, come appunto il

girasole. E al primo che sparerà a zero su «tutte» le comunità montane

(magari per salvare le province), quelli della Val Sabbia faranno,

rispettosamente, un pernacchio.

 

Dal nostro inviato  GIAN ANTONIO STELLA

http://www.corriere.it/cronache/11_aprile_28/stella-lago-di-luce_8df91b0e-71

60-11e0-9f4e-c2e6495f1ddd.shtml

 

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