Guatemala — Lombardi nel Mondo

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Naranjo Frontera, per tanti un posto sconosciuto, per pochi un paese disperso nel nord del Guatemala al confine col Messico, in piena foresta tropicale. Nel 2004 arrivai qui per incontrare suor Enza, missionaria di Lurate Caccivio. Difficile accettare ciò che vidi. Qui i padroni sono il petrolio e il narcotraffico loro decidono chi può vivere, chi deve morire

Naranjo Frontera, per tanti un posto sconosciuto, per pochi un paese disperso nel nord del Guatemala al confine col Messico, in piena foresta tropicale.

La prima volta nel 2004 arrivai qui per incontrare suor Enza, missionaria di Lurate Caccivio, e fu difficile accettare cio’ che vidi. Qui i padroni sono il petrolio e il narcotraffico loro decidono chi puo’ vivere, chi deve morire, a volte persone altre interi villaggi.

La vita per le famiglie dei campesinos (contadini) e’ dura, sopravvivono con il loro raccolto e affrontano quotidianamente fatica, malattia e ingiustizia.

Sono persone incredibili, estremamente semplici, silenziose, umili, spesso danno l’impressione di sentirsi inferiori; sono segnati dalla fatica e hanno un cuore grande, possiedono poco a volte niente, condividere per loro e’ un gesto spontaneo, gratuito, normale.

Fu nel 2001 che suor Enza inizio’ con alcuni di loro un progetto di salute; l’ospedale per i poveri e’ lontano in termini di tempo, km ed inaccessibile per i costi.

Sembra incredibile ma i campesinos possono nascere, sopravvivere e morire senza che nessuno si accorga di loro. A patto che non diano fastidio, perche’ se vivono sulla terra sbagliata, avanzano una richiesta o accennano a qualche diritto vengono spostati, minacciati o uccisi.

Sabato e’ giunta la notizia che uno dei villaggi che compongono il paese del Naranjo era stato sfollato; raccolte piu’ informazioni si e’ saputo che il 23 agosto l’esercito, di buon mattino, ha accerchiato la comunita’ di Nueva Esperanza dando 45 minuti di tempo per raccogliere quello che riuscivano e andarsene. Chi si oppone qui viene subito ucciso.

Cosi’ 91 famiglie, circa 400 persone di cui 52 bambini tra i 4 mesi e i 12 anni sono scappati inoltrandosi nella foresta e rifugiandosi oltre il confine col Messico. Il villaggio e’ stato completamente bruciato.

Cosi’ martedi’ mi sono aggregato ad un gruppo di persone del posto che andavano a vedere realmente come fosse la situazione e portare viveri e vestiti.

Partiti di buon mattino abbiamo superato una piccola frontiera col Messico e ci siamo inoltrati nella selva. Dopo quasi 3 ore ci siamo trovati di fronte a gruppi di famiglie rifugiate nella foresta in accampamenti di fortuna, senza cibo, acqua da bere e vestiti di ricambio; per altro questo e’ il periodo delle piogge e tutte le notti diluvia. Siamo rimasti con loro due giorni ascoltando allibiti la loro storia che parte da un’impresa petrolifera francese che scoperta la presenza di petrolio in quell’area ha pagato l’esercito per impadronirsene nel modo piu’ veloce possibile anche a costo di uccidere.

Situazioni come queste, qui, fanno parte della vita normale, ed e’ incredibile assistere all’ipotenza dei poveri che non possono far valere nessun diritto, non vengono minimamente considerati. Un campesino dell Nueva Esperanza mi ha detto “io chiedo solo di poter coltivare la terra per dar da mangiare alla mia famiglia”.

Paolo

Gentilmente segnalatoci da Teresa Scolamacchia

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