Il Cile fu scoperto in lingua italiana — Lombardi nel Mondo
Il Cile fu scoperto in lingua italiana
“Credo non sia al mundo, el più bello e miglior stretto come è questo…Questo stretto è longo cento e dieci leghi…che va a riferire in un altro mare, chiamato Mar Pacifico, circondato da montagne altissime caricate de neve”.
Il primo scopritore del Cile ha riferito il suo ritrovamento nella sua lingua, l’italiano.
Così, 15 anni prima che l’Adelantado Diego de Almagro – scopritore ufficiale del Cile – arrivasse a Copiapó, il rapporto di amore produttivo tra l’Italia e il nostro Paese era già iniziato.
Dopo è stata la Repubblica di Genova, alleata della “Corona” spagnola, ad offrire uno dei suoi, il capitano, successivamente ammiraglio, Giambattista Pastene, per servire Carlo V e partecipare alla fondazione della Capitaneria Generale del Cile sotto il comando di un “turbato” Pedro de Valdivia.
Pastene fece irreversibile la Conquista attraverso l’esplorazione marittima…da buon genovese.
Più tardi divenne uno dei primi sindaci del capoluogo, Santiago – 1564 e 1568 – e assessore del comune in altri cinque periodi.
L’indipendenza del Cile anche contò sulla solvenza militare di un figlio di Parma, Giuseppe Rondizzoni. Questo militare, liberale e “Carrerista” (simpatizzanti dell’eroe José Miguel Carrera), capovolse nell’Esercito Liberatore, la Spedizione per il Perù e la Liberazione di Chiloé tutta la sua competenza acquisita nelle armi napoleoniche. Secondo il Generale Manuel Blanco Encalada, Rondizzoni salvò la vita all’Esercito Liberatore nel disastro di Cancha Rayada. Le sue tecniche di ritirata impedirono un disastro militare in mano delle truppe realiste.
Rondizzoni soffrì la persecuzione degli “O’higginistas” (simpatizzanti dell’eroe Bernardo O’Higgins, nemico di Carrera) e l’esilio all’estero, ma con la sua qualità professionale e la sua dedizione al servizio pubblico, fu in grado di superare questi antagonismi e si stabilì definitivamente in Cile, assumendo come Capo dello Stato Maggiore dell’Esercito cileno (1851) e successivamente l’Intendenza (Capo Regionale) di Concepción, Talcahuano e Chiloé.
“Le testimonianze di Pigafetta, Pastene, Rondizzoni, sommati Toesca – il grande urbanista di Santiago coloniale, De Agostini – l’esploratore e cartografo che ha “scoperto” il Cile Australe – e tanti altri, dimostrano che la presenza italiana in Cile va oltre un unico fenomeno migratorio e diventa un contributo fondante della Nazione.
Per questo l’Accademia del Parlamento ed il gruppo interparlamentare Chileno-Italiano, composto da 35 senatori e deputati ítalo-cileni, ha discusso la scorsa settimana “L’influenza Italiana sul Cile” in un seminario con la partecipazione di giornalisti, accademici e studenti presso la sede del Congresso Nazionale a Valparaíso. Un passo avanti verso un giusto riconoscimento del contributo italiano al nostro Paese.
Fonte: (giacomo marasso*\aise)
2° Vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti del Cile
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