Libia nel caos, affari bresciani «congelati» — Lombardi nel Mondo
Libia nel caos, affari bresciani «congelati»
Il caos che si è scatenato in Libia sta rallentando gli affari bresciani. Il paese del Colonnello Gheddafi non è mai stato storicamente attrattivo per le aziende italiane – tantomeno quelle bresciane – ma negli ultimi due anni, anche in seguito ai nuovi patti bilaterali tra i due Paesi, diverse realtà hanno valutato possibilità di lavorare con il Maghreb. Dopo i disordini del fine settimana c’è attesa per gli sviluppi ed il nuovo assetto di potere che uscirà una volta ristabilita la normalità. Sabato scorso è tornato da Tripoli Fabrizio Reggiani, consulente di Mod Innovation, azienda che in Libia opera attraverso il network Sahara Gate, specializzata nell’internazionalizzazione delle Pmi.
NEL 2011 dovrebbero decollare due iniziative: quella della Prefabbricati Camuna (guidata da Arrigo Spatti e Giacomo Rizzi) che da mesi sta programmando un investimento di circa 10 milioni di euro in tre anni (in un’area alle porte di Tripoli su cui aprire una filiale libica), e quella della New Energy di Montichiari (specializzata in impiantistica e nel settore fotovoltaico, guidata da Cristian Scarpella) che proprio nei giorni scorsi era presente in Libia per definire un’intesa sulla realizzazione di impianti elettrici e di automazione su una attività produttiva di 5.000 mq. «La situazione di disordine c’è – racconta Reggiani -, ma noi non siamo fuggiti dalla Libia, anzi, se tutto si dovesse sistemare, come mi riferiscono i miei partner presenti nel paese, tra dieci giorni tornerò di persona a Tripoli». Reggiani tiene a precisare che i disordini sono nati ad Est, dopo l’ingresso dall’Egitto di migliaia di clandestini che avrebbero attaccato e saccheggiato la città di Bengasi, secondo la sua ricostruzione. «Il resto è nato – aggiunge – dalle difficoltà a controllare quanto stava accadendo, oltre che da una storica divisione tra Bengasi e Tripoli». Ma lo stesso Reggiani, che pure ammette un momento di «riflessione necessaria» sul da farsi nei prossimi giorni, guarda già oltre quanto sta accadendo in questi giorni: «Un rallentamento ed una valutazione approfondita in questo momento è normale, ma qualsiasi cosa accada a livello politico pare naturale che non ci saranno certo ostacoli agli investimenti dall’estero».
ATTUALMENTE l’unica azienda bresciana presente in Libia di cui si ha notizia è la Tecnomontaggi, guidata da Giovanni De Giacomi, che in queste ore sta gestendo il rientro di 40 dipendenti presenti nella sede di Tripoli, dove da anni è attiva una «ltd». L’azienda è attiva nella progettazione e montaggio di impianti nel campo elettrostrumentale, nei settori siderurgico, energetico, portuale e delle raffinerie ed ha iniziato a lavorare in Libia nel 2004 con una escalation che negli anni scorsi l’aveva portata (era il 2007) ad un importante portafoglio ordini superiore ai 40 milioni di euro. Le persone – come confermato dall’azienda – sono al sicuro, e la situazione di crisi politica non ha avuto conseguenze sull’azienda. L’azienda ha fatto sapere che attenderà sviluppi per delineare un piano d’azione, con la priorità tuttavia di rimpatriare i lavoratori il prima possibile in sinergia con la Farnesina.
LA LIBIA per Brescia, stando ai dati economici dell’interscambio ed a quelli che riguardano l’attuale presenza, sembra essere più un affare di prospettiva che una realtà già a pieno titolo nel novero dei partner aziendali. Anche per questo ci sarà grande attenzione all’evoluzione della situazione politica del Paese. «Spesso – spiega il consulente di Mod Innovation, Fabrizio Reggiani – c’è un atteggiamento sbagliato da parte delle aziende, che pensano che l’internazionalizzazione risolva i loro problemi. Non è così, noi stessi cerchiamo di preparare prima l’atteggiamento giusto e poi le basi per fare business anche con partner locali, perchè quello che interessa ai nordafricani è di poter condividere storie aziendali virtuose con i propri interlocutori».
I FLUSSI COMMERCIALI verso la Libia, del resto, al momento rappresentano solo lo 0,30% del totale delle vendite all’estero realizzate dalle imprese bresciane. Tale quota è in aumento rispetto al 2008 (0,13%) ma in modesta diminuzione nei confronti del 2009 (0,38%). A livello settoriale, secondo le rilevazioni del Centro Studi Aib, le esportazioni bresciane in Libia si concentrano nei comparti metalmeccanici, che coprono circa il 90% delle merci vendute. Gli investimenti sono modesti. La situazione politica rischia di frenare il potenziale di attrattività di un Paese caratterizzato da fattori competitivi interessanti come, basso costo dell’energia e del lavoro e fisco favorevole. Ma come detto dallo stesso Reggiani, i buoni rapporti con gli investitori esteri saranno, per chiunque vada al potere, una leva strategica irrinunciabile, anche per questo è facile immaginare che il Nord Africa diventerà per le nostre aziende un mercato di sempre maggior interesse.
Giovanni Armanini
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