Rapporto Censis 2012: l’Italia che sopravvive — Lombardi nel Mondo

Rapporto Censis 2012: l’Italia che sopravvive

Preciso e puntuale il lavoro di ricerca effettuato analizzando direttrici quali il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, la formazione, i soggetti e i processi economici, il territorio e le reti, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la cittadinanza e la sicurezza, il Rapporto Censis fotografa ogni anno il nostro paese.
Rapporto Censis 2012: l’Italia che sopravvive

Un’Italia sfiduciata – Foto: diariodelweb.it

Rabbia: questo il sentimento più sentito dagli italiani – ben il 52%- in riferimento all’attuale stato in cui si trova la nostra nazione. Rabbia perché la crisi continua e non si vede all’orizzonte un’alba capace di scacciare i molti problemi che assillano le famiglie italiane tanto che, nell’anno che sta per concludersi, ben 2,5 milioni di loro hanno venduto oro e altri oggetti preziosi, 300.000 hanno messo in vendita mobili e opere d’arte, l’85% ha cercato di limitare gli sprechi nei consumi, e oltre il 73% cerca sugli scaffali dei supermercati il prodotto in offerta o meno costoso.

Sembra di tornare indietro nel tempo, a decenni che parevano alle spalle per sempre e questo è confermato anche dalla rinnovata tendenza a spostarsi meno in automobile, con il 42% dei nostri connazionali che ha smesso di viaggiare per diletto e il 62,8% di essi che per risparmiare benzina si muove guidando solo se estremamente necessario.

Non per nulla al secondo posto di questa classifica dei sentimenti troviamo la paura (21,4%), seguita dalla voglia, nonostante tutto, di reagire (20,1%) e dal senso di frustrazione (11,8%). Ancora tra le paure, le più diffuse riguardano la salute (35,9%) ,la non autosufficienza (27%), il futuro dei figli (26,6%), la situazione economica generale (25,5%) e la disoccupazione (25,2%).

Tre R incarnano il momento attuale dei consumi dei nostri connazionali, come risparmio, rinuncia, rinvio, e per averne conferma basta analizzare i dati relativi al consumo pro-capite, tornato ai livelli del 1997 con una cifra di poco superiore ai 15.700 Euro spesi a testa in 52 settimane.

Nel primo trimestre 2012 le spese dei nuclei familiari risultavano ridimensionate del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2011, mentre il secondo trimestre ha visto un’ulteriore riduzione arrivando in questo modo oltre il 4%.

La mancanza di lavoro, con quasi tre milioni di disoccupati rilevati a giugno, fa crollare la propensione al risparmio, che passa dal 12% del 2008 all’8% del 2012.

Questi alcuni dei moltissimi dati forniti dal Censis, i quali restituiscono l’immagine di un Paese in profonda difficoltà, sul ciglio del baratro.

Di dati assimilabili al terzo mondo parla anche il Codacons, sottolineando come ben il 40% delle famiglie fatichi a giungere alla quarta settimana pur avendo abbandonato da tempo serate in pizzeria, viaggi e svaghi vari. Si tratta della prova della sofferenza del ceto medio italiano, tassato oltre ogni misura e quindi ormai vicino ad estinguersi, in procinto di far varcare le porte della povertà ad altri milioni di persone. Rilancia per questo il Codacons: “Il Governo ha il dovere di fare immediatamente un decreto legge anti-povertà che sposti la tassazione verso i più ricchi, rispettando finalmente l’articolo 53 della Costituzione, in modo che il sistema tributario sia informato a criteri di progressività. Basta, quindi, con l’aumento di quelle tasse, come l’Iva, che colpiscono proporzionalmente, o peggio ancora indistintamente, ricchi e poveri. Chiediamo il congelamento di tutti gli aumenti previsti e di tutte le tariffe pubbliche: dalle multe del Codice della strada al canone Rai, dai pedaggi autostradali alle tariffe di acqua e rifiuti. Solo così potrà essere salvaguardato il reddito reale delle famiglie”.

Per quanto attiene al loro ambito di competenza Adusbef e Federconsumatori sottolineano la pesante crisi dei consumi nel settore più legato alla sopravvivenza, ovvero quello alimentare. Mangiamo sempre meno carne e pesce – in particolare tra pensionati e anziani appartenenti alle fasce meno abbienti – mentre aumentano i consumi di pasta e pane, verdura, frutta e uova. Altro ritorno al passato, figlio della crisi, è il sempre più frequente, come riportato dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, ricorso alle riparazioni: piuttosto che acquistare prodotti nuovi molto spesso si decide di riparare quelli che si rompono; in questo modo tornano di moda le vecchie botteghe di elettricisti, sarti, calzolai ed elettricisti.

Aumenta nel contempo, segno che non tutti i mali vengono per nuocere, la cultura del riciclo: sono ormai una moda gli oggetti prodotti con materiali di recupero, o il riuso di vecchi oggetti che vengono trasformati e ritrovano una nuova collocazione tra le mura domestiche o come regali.

Proprio il Natale alle porte sarà un’ennesima conferma del trend negativo dell’economia nazionale: spenderemo solo 148 Euro a famiglia e più di un pacchetto mancherà sotto l’albero.

In questo quadro deprimente buone informazioni giungono dal sistema cooperativo.

Il sistema delle coop italiane, infatti, affronta di slancio la crisi registrando un +2,8% nei primi nove mesi del 2012 con un aumento di ben 36.000 addetti rispetto all’anno precedente.

Insomma, in un difficile periodo come quello che stiamo affrontando il tratto distintivo della cooperazione italiana risulta essere la capacità non solo di garantire la tenuta occupazionale ma addirittura di incrementarla, continuando a rivelarsi un fonte inestimabile di nuove opportunità lavorative, molte volte rispondendo in modo tempestivo alle carenze sempre maggiori della Pubblica Amministrazione.

Abbastanza stabili risulta il livello di salute delle imprese guidate da donne, che a settembre 2012 si sono ridotte di sole 593 unità rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, a fronte di una diminuzione di oltre 29.000 aziende a guida maschile; tutto sommato, anche l’impresa italiana di medie dimensioni mantiene il suo fatturato, grazie soprattutto all’export e a settori promettenti come quello legato alla sviluppo delle tecnologie verdi e a quello delle Information&Comunication Technologies.

Il Rapporto Censis chiude la sua analisi focalizzandosi sui dati riferiti alle transazioni immobiliari che a fine 2012 saranno circa 485.000 con una sensibile diminuzione delle famiglie – 907.000, con un calo di 18.000 rispetto allo scorso anno – che nel corso dei primi sei mesi del 2012 hanno cercato di acquistare un’abitazione.

A conti fatti, un 2012 nero per quasi tutti gli italiani foriero di un sentimento di paura generalizzata che pare non diminuire in vista del nuovo anno. Per uscirne ci vuole però la politica. Citando Aldo Moro, il presidente Censis De Rita ha insistito sul fatto che “lo sviluppo è fatto da Governo e popolo e se il Governo non sente la dinamica, un tempo si sarebbe detto la domanda sociale, che c’è nel Paese non si possono fare molti passi in avanti”. La confusione che regna nel quadro politico nazionale non fa che avvalorare questa affermazione.

Di Fabio Pizzi

Fonte: Unimondo

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