Africa: origini e centralità dell’identità etnica — Lombardi nel Mondo

Africa: origini e centralità dell’identità etnica

Testo originale: African Thinkers on the Origin and Relevance of Ethnic Identity, di Lova Rakotomalala, tradotto da Tamara Nigi. Ripreso da Global Voices Online: progetto che aggrega, organizza e amplifica la conversazione globale online – gettando luce su luoghi e persone spesso ignorati dagli altri media.

In Africa, quando si parla di politica, il concetto di identità etnica è sempre latente. Eppure, per molti intellettuali africani, prima del processo di colonizzazione l’etnicità non era una questione di rilievo. Mentre si discute ancora di quanto abbia pesato l’etnocentrismo nelle recenti tornate elettorali di molti Paesi africani, il fenomeno resta motivo di preoccupazione per molti intellettuali africani che richiedono elezioni più democratiche. Per altri, a polarizzare l’etnicità, ieri come oggi, sono probabilmente intervenuti fattori politici, ma si tratta pur sempre di una realtà prominente del continente africano, di cui si deve tenere conto quando si affrontano analisi a livello regionale.

Nel suo libro Boundaries of Contagion, Evan Lieberman sostiene per esempio che i confini etnici del Sud Africa limitano l’efficienza delle politiche per combattere HIV e AIDS, rispetto a quanto accade sullo stesso fronte in Brasile. Quando si parla di politiche in Africa, l’etnicità è indubbiamente un argomento delicato.

Volendo poi parlare di narrazioni dell’Africa, non si può certo ignorare l’invettiva lanciata sarcasticamente dallo scrittore kenyota Binyavanga Wainaina sulla rivista Gransu, dal titolo “How to write about Africa”:

Quando scrivete dell’Africa, consideratelo pure un Paese uniforme. Una nazione calda e polverosa dalle immense distese erbose, con orde di animali e gente alta e magra che muore di fame. O magari un Paese caldo e afoso, dove la gente è di bassa statura e si nutre di primati. Non state a perdere tempo in descrizioni precise. Tanto l’Africa è grande: cinquantaquattro Paesi, novecento milioni di persone, troppo occupate a morire di fame, ad ammazzarsi a vicenda e ad emigrare, per poter leggere i vostri testi.

Se Binyavanga Wainaina ricorda che esiste il pericolo di tracciare un quadro troppo generico, senza prestare attenzione alle specificità regionali, quando si riportano gli eventi politici africani o si cerca di comprenderli, altri scrittori propongono l’identità etnica come aspetto già di per sé marginale nella storia africana, un aspetto che, fra l’altro, potrebbe non contare più molto per la nuova generazione. Il blogger keniota Andrew Maina riflette su come si ripercuote l’identità etnica soprattutto in contesti elettorali, e sulla potenziale evoluzione generazionale del ruolo rivestito da tale concetto:

Quale ruolo ha, ammesso che ce l’abbia, l’identità etnica nella modernità, e nella vita stessa di una persona della mia generazione [..] Noi Africani sappiamo già che prezzo si paga a trovarsi coinvolti nella ‘compagine tribale’ sbagliata, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato; il Kenya dei primi del 2008 e il Rwanda del 1994 sono i casi più emblematici. Quale fattore determina la preferenza di voto di una persona, il fatto che le sia capitato di nascere in una famiglia che intrattiene rapporti ambigui con qualche vecchio grasso in doppio petto, o di avere una casa in collina? […] Quasi sempre ci ritroviamo con un governo zeppo di gente mediocre che s’imbottisce le tasche con i soldi dei contribuenti, o che semplicemente non difende i nostri interessi quando ne abbiamo veramente bisogno. Di sicuro non è ammissibile che a dettare certe cose sia l’appartenenza etnica, però spesso è quanto accade di fatto [..] E gli effetti generalmente sono negativi, regressivi o comunque indesiderabili. Ma le cose possono andare diversamente ora che, come credo, molti Paesi africani si apprestano a sperimentare il cambio generazionale della classe dirigente, con una manciata di leader ormai immemori del colonialismo? Forse sì, forse no.

Anna Gueye, blogger che ha relazioni in Senegal, afferma che prima dell’avvento della colonizzazione le identità etniche non facevano parte del patrimonio culturale africano:

I gruppi etnici sono in gran parte un lascito del colonialismo, emersi come strumenti di controllo della popolazione locale finalizzati alla spartizione delle sue risorse […] I colonizzatori europei hanno promosso l’assimilazione degli Africani per gruppi, istituendo entità amministrative poi denominate in base all’appartenenza etnica, come è accaduto in Uganda, dove le popolazioni locali sono state classificate su base tribale, e la stessa cosa si è verificata in Rwanda. […] Gli stessi Africani hanno contribuito all’istituzione di tribù per non trovarsi del tutto esclusi dall’attribuzione di risorse operata dai colonizzatori. L’etnicità, dunque – per riprendere la descrizione di Crawford Young – ha assunto la valenza di un mezzo per perseguire benefici materiali, e in quanto tale è stata promossa. E la cosa va avanti ancor oggi: è facendo leva sull’etnicità che i politici si mantengono al potere.

Come evidenzia Guinee50, nel periodo pre-elettorale l’etnocentrismo ha destato una certa preoccupazione in Guinea:

È disdicevole e inquietante che i problemi politici di questo Paese nascano quasi sempre dal fervore etnocentrico, e nel fervore etnocentrico si consumino. Diciamoci la verità: dell’etnocentrismo abbiamo fatto un modus vivendi […] Lo ammetto, c’è l’etnocentrismo anche fra le ragioni che mi hanno indotto ad aprire questo blog per denunciare a modo mio le derive comunitaristiche.

Dal Madagascar, Achille52 deplora il fatto che, con il sopraggiungere delle elezioni, il suo Paese sembra sempre in ritardo sulla via della democrazia e dello sviluppo. Ed è nell’identità etnica che individua una delle ragioni di tale ritardo:

In tutte le elezioni i candidati utilizzano lo stesso tipo di retorica: per prima cosa la minaccia di una guerra tribale. “Non votate per lui, è Betsimisaraka !! Oppure, quello è Betsileo, nuocerà alla regione!!” Questo genere di discorsi è ricorrente, perché l’identità etnica riesce a oscurare la necessità di programmi elettorali efficaci. Che bisogno hanno i candidati di parlare dei problemi sociali e dichiarare che cosa intendono fare per risolverli?

Per finire, gli scrittori Eugène Ebodé (Camerun) e Jean-Luc Raharimanana (Madagascar) sono dell’idea che, per progredire, l’Africa debba ridefinire i concetti di etnicità e cittadinanza:

Per poter uscire dai cliché e dalla commiserazione l’Africa non deve ridefinire tanto il senso e le implicazioni dell’appartenenza a gruppi etnici, quanto piuttosto ciò che li accomuna nella cittadinanza di uno stesso continente e nella condivisione di aspirazioni, comportamenti sociali, etici e politici.

8/2010 – Ripreso da Global Voices Online

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Testo originale: African Thinkers on the Origin and Relevance of Ethnic Identity, di Lova Rakotomalala. Ripreso da Global Voices Online: progetto che aggrega, organizza e amplifica la conversazione globale online – gettando luce su luoghi e persone spesso ignorati dagli altri media.

FOTO Gli scrittori africani: Jean-Luc Raharimanana, Alain Mabanckou e Nimrod

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