Abbiate altro oltre al mandarino per trovare lavoro in Cina — Lombardi nel Mondo

Abbiate altro oltre al mandarino per trovare lavoro in Cina

Marianna Drago ha maturato un percorso di studi che l’ha portata in Cina agli albori del recent boom. Dopo alcuni anni di lavoro in Italia ha deciso di tornare in Cina ed oggi lavora a Shanghai

Cosa hai studiato a Cà Foscari?

Mi sono laureata alla Cà Foscari in Lisao nel 2006 (Lingue ed Istituzioni Giuridiche ed Economiche dell’Asia Orientale, un nome lunghissimo!). Per farla più semplice ho iniziato studiando storia, filosofia e cultura cinese e poi ho scelto di continuare gli studi con un approccio più economico che culturale.

Quando ho iniziato io l’Università, non c’era ancora tutto il vociferare sul boom economico della Cina, ho iniziato perché guidata dalla passione per i viaggi e incuriosita da una cultura così lontana e diversa dalla nostra.

All’inizio non eravamo nemmeno un centinaio di iscritti e di anno in anno il numero si è ridotto, era ancora un percorso di studi per pochi e spesso per persone piuttosto stravaganti.

Ci descrivi il periodo passato alla Dalian University?

Al terzo anno di studi l’Università di Lingue Orientali di CàFoscari offre la possibilità di fare uno scambio con 3 Università in Cina scegliendo tra Dalian, Shanghai e Pechino.

È possibile seguire lezioni di cinese con insegnanti madrelingua sostenendo un esame alla fine dei corsi che viene riconosciuto dalla CàFoscari. Devo dire che questa è un iniziativa davvero interessante e molto utile al percorso di studi.

La prima volta in Cina è stata davvero emozionante, un’esperienza indimenticabile sia perché vissuta con dei compagni di corso fantastici (due ragazze sono tutt’oggi, quindi da quasi 10 anni, le mie migliori amiche) sia perché considero fondamentale proprio durante gli studi andare a scoprire chi e cosa stiamo studiando.

Appena arrivati è stata un pò dura e avevamo difficoltà con la pronuncia mai effettivamente “testata” prima.

Ricordo la prima volta che ho parlato ad un ragazzo cinese, gli ho chiesto: “Ni jiao shenme mingzi”? = come ti chiami? ho pronunciato male il “jiao” e un altro ragazzino accanto mi ha preso in giro mostrandomi il piede (jiao ma con un accento diverso)..ho riso anche io e devo dire che poi non l’ho più sbagliato!

Che opportunità di lavoro hai trovato in Italia grazie alla conoscenza del mandarino?

Prima di tutto ci terrei a sottolineare che non si trova lavoro grazie alla conoscenza del mandarino, nessuno bussa alla tua porta offrendoti un lavoro perché sai il cinese, ma grazie all’intraprendenza e alla capacità di mettersi in gioco e reinventarsi che non è ne facile ne scontata.

È vero che uscendo dall’Università ed entrando nel mondo reale questo discorso vale un pò per tutti ma forse e soprattutto al giorno d’oggi, un neo laureato in ingegneria ha un percorso più definito davanti a se rispetto ad un neo laureato in lingue orientali.

Uscire dall’università è stato un pò uno shock come anche i primi colloqui, laureata in lingue orientali, sai il cinese..e poi?

Mi sono subito purtroppo resa conto di avere “l’optional” ma di mancare di conoscenze “basic” più solide.

Non avendo un profilo specifico non ero riconoscibile in una professione specifica, non appartenevo ad alcuna categoria se non quella dell’interprete.

Ho dovuto richiedermi cosa volevo fare da grande e mi sono costruita da sola un percorso che mi ha portato ad oggi.

È importante essere intraprendenti ma è scandaloso che in Italia non ci sia alcun link tra Università e mondo del lavoro.

Ad ogni modo ho iniziato, come fanno un pò tutti i sinologi, a lavorare come interprete nelle fiere o per i privati ma non è un lavoro che potevo fare per molto per diverse ragioni. Fare l’interprete di solito non è un lavoro costante, possono esserci più fiere in un mese o nulla per un paio di mesi e poi non era questo il futuro che cercavo.

Sono tornata in Cina per uno stage di 6 mesi e successivamente sono tornata a Milano dove ho trovato lavoro a Mediaset, devo dire anche un pò per fortuna, mai “aiuti” ma fortuna.

All’inizio cercavano un interprete e poi grazie a questa prima collaborazione sono riuscita a fare una bella impressione e mi hanno proposto di restare dandomi cosi la possibilità di imparare altro oltre al cinese.

Dopo quasi due anni a Milano, ho scelto di ritornare in Cina per diverse ragioni personali e stanca del malcontento che si respirava in Italia.

A Shanghai nel 2010 ho avuto l’occasione di lavorare per il Padiglione Italiano all’expo di Shanghai dopo aver superato diversi colloqui, quindi un pò per scelta un pò per destino ho trovato il mio percorso e ho iniziato a delineare il mio profilo che sempre più si avvicinava alla comunicazione ed organizzazione di eventi.

Come sei poi riuscita a trovare l’opportunità per andare a lavorare in Cina?

Ancora una volta direi per testardaggine, determinazione e un pò di fortuna.

Cercavo annunci in tutti i siti ogni giorno, chiamavo diverse aziende o contatti per chiedere se c’erano posizioni libere, parlavo con più persone possibili (il passa parola in Italia funziona meglio di qualsiasi sito) partecipavo quando possibile a networking o conferenze.

E anche un pò di fortuna mi ha aiutato, ho inviato una mail e sono riuscita a fissare un primo colloquio per l’expo l’ultimo giorno in cui il responsabile di allora era a Milano, dove io vivevo, prima che partisse per la Cina.

Cosa fai adesso?

Dopo aver lavorato per cinesi ed italiani in Italia e in Cina ho deciso di “passare oltralpe” e ora sto lavorando per un’azienda francese nell’organizzazione di eventi.

Non voglio generalizzare, anche perché mi baso su quest’ unica esperienza, ma devo ammettere che sono davvero professionali, organizzati e strutturati, caratteristiche che ho l’impressione noi italiani abbiamo un po’ perso.

Soprattutto qui in Cina ed in particolare a Shanghai i francesi sanno fare sistema cosa che noi purtroppo non sappiamo fare altrettanto bene. Non sto certo denigrando gli italiani a favore dei francesi, noi abbiamo grandi potenzialità come popolo ma ci siamo persi e dovremmo finalmente capirlo e lavorare duro per rimettersi in carreggiata adattandoci al mondo di oggi che in seguito ai cambiamenti economici mondiali ha bisogno di risposte diverse.

Ci descrivi il mondo del lavoro di tutti i giorni per un’occidentale in Cina rispetto al mondo del lavoro in Italia?

Più duro, più entusiasmante, più vario, più challenging, un po’ più redditizio, più giovane.

In Cina un occidentale lavora duro e tanto, lasciate perdere il luogo comune che i cinesi lavorano tantissimo, i cinesi non per demerito ma per un percorso storico culturale diverso sono di solito più lenti.

Di conseguenza, di solito, l’occidentale qui è responsabile per il proprio e per il loro lavoro cosa che ci permette di raggiungere ruoli di responsabilità più facilmente ma che raddoppia anche il carico di lavoro.

Spesso poi, lavorando con l’Europa si è svantaggiati dal fuso orario e non è raro ricevere telefonate di lavoro anche alle 11 di sera.

Quindi chiarito che non è una passeggiata posso dirvi che personalmente lo considero molto più entusiasmante che in Europa, qui il mercato gira parecchio e si respirano cambiamenti, opportunità ed energia continui.

Che consigli daresti a chi sta pensando alla Cina come destinazione per l’espatrio?

Ogni esperienza è a se, c’è chi in Europa ha un lavoro fantastico e ben pagato e giustamente non ci pensa nemmeno a venire qui e chi come tanti miei amici o ex colleghi non trova lavoro se non in settori magari per loro non interessanti e a mille o poco più euro al mese.

Il mio consiglio è prima di tutto di pensarci bene, non è il mondo dei balocchi quindi non credo si debba venire qui quasi per disperazione perché non si sa che altro fare.

Ovviamente come anche io stessa ho imparato con l’esperienza bisogna prima capire come “vendersi” e cosa abbiamo da offrire.

Una figura specifica come un ingegnere meccanico che porti il know how di cui ora hanno bisogno trova lavoro molto facilmente.

Al contrario una figura generica come il laureato in lingue orientali ha più difficoltà, anche se può forse avere più fortuna che in Italia. Insomma le opportunità ci sono e molte più che in Italia ma le regole del mercato sono sempre quelle.

Uno stage si trova facilmente e c’è da dire che in effetti ha piu senso farlo qui, un lavoro lo si trova se si sa fare qualcosa di specifico o se ci si vende bene. (Da ricordare che per avere un visto lavoro per la Cina si devono avere due anni di esperienza in Italia).

Come ultima cosa posso dire che essendo un po’ una giramondo non mi sento particolarmente legata all’Italia e credo dopo la Cina di poter provare a vivere anche in altri paesi ma sono pur sempre Italiana e mi piacerebbe poter almeno considerare la scelta di vivere nel mio paese dopo un’esperienza all’estero.

L’Italia è uno dei paesi più belli che abbia mai visto, la storia, i sapori, le tradizioni.. non si trovano in queste città fatte alla fine di business, luci e superficialità, peccato ora non sia considerabile viverci.

www.italiansinfuga.com

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