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La storia di Maria Grazia Boffi è la testimonianza di una donna lombarda, emigrata in Argentina da ragazza, che ancora oggi, attraverso l’associazione che presiede, si impegna per mantenere vivo il sentimento della comunità alla quale sente di appartenere.

Di Andrea Tommasini

«Papà ha detto “andiamo, si parte!”» Inizia così, nel racconto fatto a Lucia Capozzo, l’avventura argentina di Maria Grazia Suardi (sposata Boffi) nel 1956, all’età di 17 anni, quando, con tutta la sua famiglia, lascia la nativa Bergamo e segue a Cordoba il sogno del padre, commerciante appassionato di ciclismo, di aprire una fabbrica di biciclette. La scelta cade su Cordoba dove vivevano già degli amici di famiglia, amici che avevano convinto il signor Suardi a fare il grande passo, nonstante l’opinione contraria della moglie, che sempre rimpiangerà questa decisione.

L’Argentina, alla vigilia del grande viaggio, era per Maria Grazia un Paese immenso, dove avrebbe potuto correre a cavallo, un’avventura e solo sognarla faceva sembrare molto meno triste il distacco da Bergamo, dove studiava ragioneria, e dagli amici.

Arrivati a Cordoba le sembrò subito una delusione, un salto nel passato. Poco dopo il loro arrivo, inoltre, la moglie di questo amico che avevano si ammala di cancro e si ritrovano un po’ abbandonati a se stessi: così ha inizio la vera avventura. Il padre, grazie al denaro portato dall’Italia, compra la casa e una salumeria in centro, rinuncia al sogno delle biciclette e di notte fa il turno alla FIAT; Maria Grazia nel frattempo si iscrive all’accademia per imparare lo spagnolo ed inizia a lavorare anche lei alla FIAT come segretaria del Direttore grandi motori diesel. La sua vita cambia: c’è moltissimo lavoro e non c’è spazio per la nostalgia che, come lei stessa racconta, è un sentimento che nasce solo con gli anni.

A Cordoba Maria Grazia rivede anche Giuseppe Boffi, che diventerà suo marito: si erano infatti conosciuti in Italia, quando lei aveva 10 anni e lui 21, poi lui era venuto in Argentina per non fare il militare e qui si rivedono. Lui comincia a lavorare alla FIAT ed iniziano il fidanzamento, nonostante i genitori di lei si oppongano per la differenza di età. A 22 anni si sposano e dal loro matrimonio nascono due figlie: Alejandra e Natalia, quest’ultima ora vive in Francia con il marito (argentino) e il figlio e quando chiediamo  a Maria Grazia cosa pensa del fatto che la figlia stia un po’ rivivendo la sua storia “al contrario”, sorride e dice che non se lo sarebbe mai aspettato, ma sa che Natalia e suo marito hanno fatto questa scelta per dare alla loro famiglia una migliore qualità di vita e questo come mamma le basta.

Nel 1982 la famiglia Boffi si trasferisce a Buenos Aires e qui nel 1988 Maria Grazia, insieme ad Aurelio Lazzari, fonda l’ALBA (Associazione Lombarda di Buenos Aires)  che oggi presiede, unendo questo impegno al suo lavoro di segretaria di Feditalia.

Quella di Maria Grazia Boffi è una storia comune e semplice, è un racconto di vita che testimonia non solo la sua grande forza interiore e capacità di adattamento, ma anche l’impegno nel mantenere viva la consapevolezza delle proprie radici, dei luoghi e delle genti cui si appartiene indissolubilmente. Quando infatti le si domanda di che cosa abbia più nostalgia, lei non esita a rispondere “delle mie montagne” e questo, un po’ sorridendo, non può che farci pensare alle belle parole che Manzoni fa dire alla sua Lucia, un’altra lombarda.

 

Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio!

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