Umberto Marin – Italiani in Gran Bretagna (Quindicesima puntata) — Lombardi nel Mondo

Umberto Marin – Italiani in Gran Bretagna (Quindicesima puntata)

Presentiamo alcuni capitoli tratti dal volume «Italiani in Gran Bretagna» (Ed. CSER, Roma 1975) sulla plurisecolare storia della presenza italiana in Inghilterra sicuri di far cosa gradita a chi segue il portale. Ringraziamo per questa iniziativa il CSER (www.cser.it) per aver permesso la pubblicazione di parte dell’opera di Umberto Marin.
Umberto Marin - Italiani in Gran Bretagna (Quindicesima puntata)

Leo Chiozza – Money

Altri celebri compositori italiani del tempo furono: Sir Paolo Francesco Tosti di Ortona, discepolo del Mercadante e stimatissimo musico di corte, le cui dolci romanze per canto e pianoforte ebbero grande risonanza in tutto il mondo; Luigi Denza di Castellammare di Stabia, professore di canto alla Royal Academy of Music e compo­sitore di celebri canzoni (Funiculì Funicolà); Giacomo Gotifredo Ferrari, concertista e compositore di opere, balletti e pezzi per piano, arpa e flauto, venuto a Londra nel 1793; Tito Mattei, pianista e compositore, ex-ragazzo prodigio che a 11 anni divenne professore all’Accademia di S. Cecilia in Roma e venne a Londra nel 1865 dove divenne musico di corte; Sir M. A. Costa che, oltre ad essere compositore e musico di corte, fu anche direttore d’orchestra così come lo sarà più tardi Luigi Mancinelli.

A conclusione di questa rassegna di musicisti italiani, ricordiamo l’anno trionfale che Paganini trascorse in Gran Bretagna nel 1831-32. L’Assembly Room situata dietro il Lion Hotel in Shrewsbury, è considerata uno dei capolavori dell’architettura britannica del seco­lo XVIII, ma purtroppo il nome del geniale architetto è rimasto sco­nosciuto. Tale sala è oggi ricordata per il doppio concerto tenutovi da Paganini; resta perciò simbolo della stretta corrispondenza fra musica e architettura.

Al di fuori del mondo artistico troviamo un altro eminente italiano, il famoso economista Leone Levi. Nato ad Ancona nel 1821, venne la prima volta a Londra nel 1844. Dopo alcuni anni di sfor­tunata attività commerciale si diede allo studio del diritto commer­ciale comparato, della statistica e dell’economia. Scrisse su argomenti economici e commerciali, promosse la costituzione delle Camere di Commercio. Nel 1852 pubblicò la sua prima importante opera che è uno studio comparato del diritto commerciale di ben 59 paesi. Tale opera, considerata come il primo passo verso un codice di commercio internazionale, gli procurò grande notorietà anche al­l’estero ed inoltre anche la cattedra di commercio appena istituita al King’s College di Londra. Concorse alla promulgazione di una legislazione che armonizzava il diritto commerciale inglese, scozzese e irlandese. Si occupò anche di studi di statistica e di problemi di lavoro. Di scuola liberale, egli fu in favore della liberalizzazione doganale, fu fautore del tunnel nella Manica e scrisse sul sistema decimale. Ebbe grandi onori e riconoscimenti. Nel 1886 venne chiamato a far parte del consiglio della Camera di Commercio italiana fondata appunto in quell’anno. Rivide l’Italia per l’ultima volta nel 1887 e l’anno seguente morì.

            Altri due oriundi italiani che ebbero una certa notorietà nel mondo politico e sociale britannico del secolo scorso furono A. J. Mundella e Sir Leo Chiozza-Monev. A. T. Mundella, figlio dell’esule comasco Antonio Mundella, nacque nel 1825. Qualcuno pensa che sia nato in Italia. Saranno i suoi futuri avversari politici a rin­facciargli l’origine italiana, dimostrata del resto dal suo carattere e dalle sue abitudini. L’esser cresciuto al rumore del telaio a mano, che sua madre usava in casa, parve quasi un presagio delle sue future affermazioni imprenditoriali in campo tessile. Riuscirà infatti a creare una grande e moderna fabbrica di maglieria in Nottingham, che giunse ad impiegare circa 4.000 operai. Fu imprenditore illuminato: tenne ottimi rapporti con gli operai, si preoccupò delle condizioni igieniche del lavoro, adottò nuovi graduali sistemi di fabbricazione fino a giungere ad un alto grado di automazione, abolì il lavoro dei minorenni che orientò piuttosto verso l’istruzione. Il successo imprenditoriale lo introdusse nella politica. Si aggregò al gruppo liberale, appoggiato inizialmente dal Comitato Parlamentare del T.U.C.; ebbe successo nelle elezioni del 1868 e divenne ministro. Come statista ebbe grande influsso in campo commerciale (già da Chairman della Camera di Commercio aveva favorito l’allargamento dell’interscambio con i paesi europei), nel campo educativo e so­prattutto in quello sindacale. Patrocinò la causa del nascente sin­dacalismo britannico e fu il pioniere dell’applicazione dell’arbitrag­gio nelle controversie di lavoro, la cui idea era stata lanciata da William Felkin. Ebbe quindi un influsso determinante sull’orienta­mento che assumerà in futuro il movimento sindacale britannico, ragione per cui il Mundella fu osteggiato dai marxisti ortodossi che propugnavano invece lo scontro di classe. Morì nel 1897.

Sir Leo Chiozza-Monev fu invece un noto e stimato membro del giovane Labour Party. Oltre a questi due, si può dire che una certa origine italiana va riconosciuta al grande statista Disraeli, figlio di mercanti israeliti originari di Venezia. Qualcuno, indul­gendo a un simpatico e ingegnoso sciovinismo, affermerebbe che il Commonwealth Britannico, come fu inaugurato dal navigatore ve­neziano Caboto, così fu portato al massimo splendore da un altro veneziano, cioè da Benjamin Disraeli, al secolo Lord Beaconsfield. Ma forse, a proposito di questo statista, dobbiamo accontentarci della “italianità” del suo monumento, eretto al centro della Parlia­ment Square, opera dello scultore Mario Raggi.

A cavallo dei due secoli troviamo un’altra personalità che, oltre ad essere di origine italiana, concorse a diffondere la cultura italiana in questo paese e nello stesso tempo prestò assistenza alla collettività italiana del Lancashire. Si tratta del vescovo L. C. Ca­sartelli (1852-1925), orientalista insigne, nato a Manchester da ge­nitori comaschi, imparentati con il grande vescovo G. B. Scalabrini. Dal 1900 al 1903 insegnò filosofia iranica a Lovanío, quindi divenne vescovo di Salford. Conoscitore di una ventina di lingue, curò al­cune pregevoli pubblicazioni, tenne conferenze nelle maggiori uni­versità e promosse iniziative culturali tra cui la Manchester Dante Society. Sensibile ai nuovi e crescenti problemi sociali, avvertì la necessità di mobilitare il laícato cattolico; a questo scopo fondò la Catholic Federation, organizzazione che assomigliava all’Opera del Congressi in Italia.

 

Fine

       

         Per gentile concessione di CSER – Roma

 

A cura di L. Rossi (Bochum)

www.luigi-rossi.com

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