Intervista a Mario Sala, Presidente della Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale della Lombardia — Lombardi nel Mondo

Intervista a Mario Sala, Presidente della Commissione Attività Produttive del Consiglio Regionale della Lombardia

LE INTERVISTE IN ESCLUSIVA DEL PORTALE LOMBARDI NEL MONDO. La frase rivelatrice: il mito dell’italiano all’estero è proprio il mito del lombardo perché il lombardo, a qualsiasi ceto sociale appartenga, da sei secoli a questa parte non ha mai chiesto a nessuno” da dove vieni, ma a sempre chiesto che lavoro fai!”

Milanese, nato a Milano.

–        Presidente Sala, in questo inizio di Legislatura, quali attività ha svolto a favore del territorio che rappresenta?

–          Innanzitutto tutte quelle attività che sono tipiche di un Presidente della Commissione Attività Produttive della regione Lombardia. Lo sapete che la regione Lombardia è una delle regioni piu industrializzate del mondo: abbiamo 800.000 imprese, il novanta nove per cento delle quali con meno di dieci addetti. Quindi un’imprenditoria diffusissima, quindi le attività svolte per il territorio riguardano soprattutto le attività svolte in favore delle imprese e dell’occupazione. Noi abbiamo in questa epoca che stiamo vivendo dei cambiamenti epocali. Proprio per parlare della Lombardia, come tipico rappresentante di tutto il mondo occidentale, pensate che noi abbiamo i due quinti delle persone che lavarono che devono mantenere i tre quinti delle persone che non lavorano, la loro sanità e la loro pensione. Fino a quindici anni fa i numeri erano diversi, erano i tre quinti che mantenevano i due quinti. Questo sicuramente perchè aumenta l’età media e quindi c’è più spesa di pensioni, di sanità e quindi questo è un fattore positivo. Però è anche vero che il sogno dei nostri padri che è quello di farci studiare, di iniziare a lavorare sempre più tardi, di poter scegliere con più facilità quello da fare, fa sì che ad esempio in Lombardia c’è un 1.800.000 persone che non lavorano e non cercano un lavoro. Oltre ai 250.000 circa disoccupati , che sono un po’ di più dei 150.000 – 180.000 che fisiologicamente ci sono, in questo periodo di crisi aumentano. Oltre al fatto che aumentano gli anziani e ci siano tante persone che non lavorano, la ricchezza che abbiamo potuto godere negli anni passati appunto grazie al sogno dei nostri padri ora ci mette davanti a dei temi che nessuno ha mai affrontato, da Obama all’ultimo  nostro consigliere comunale. E son particolarmente contento di poter fare questa intervista perchè l’unica ricetta possibile è proprio quella che ci possa di nuovo essere più ricchezza, che la torta possa essere più grande, che si possa produrre di più e che lo spirito imprenditoriale lombardo e la politica sussidiaria della regione Lombardia è proprio quello che ci vuole per rispondere, dove possibile, a questa crisi. Pensate che il mito dell’italiano all’estero è proprio il mito del lombardo perchè il lombardo, a qualsiasi ceto sociale appartenga, da sei secoli a questa parte non ha mai chiesto a nessuno” da dove vieni, ma a sempre chiesto che lavoro fai!” Per noi una volta che uno lavora, ed abbiamo sempre considerato importante e degno qualsiasi tipo di lavoro, la domanda a seguire è “che squadra tieni!” E basta, per noi è lombardo chi lavora. E da questo punto di vista anche il mito del lombardo all’estero è una cosa che ha aiutato molto a costruire qui in Italia, pensate che ancora adesso in piena crisi mondiale i due terzi del pianeta rimane senza fiato a vedere le cose che fanno le nostre imprese, le imprese italiane. E quindi anche il lavoro enorme che hanno fatto i lombardi all’estero nel rappresentare e comunicare non solo la bellezza delle cose che fanno gli italiani, ma dentro la materialità dei prodotti che vanno all’estero la concezione di vita che trasuda da queste cose: piena di creatività, di gratitudine, di senso positivo dell’esistenza che è il più grande contributo che noi italiani, lombardi diamo contro la guerra, contro il mondo che è una polveriera, attraverso le cose che facciamo. L’attività della Commissione è quindi tutta a sostegno di questa rete di imprese lombarde, in particolar modo in questo periodo di crisi la regione ha individuato dodici misure che riguardano l’attrattività del territorio lombardo, l’aiuto all’internazionalizzazione, l’aiuto all’innovazione, il sostegno alle aziende in crisi, un maggior accesso al credito e così via, che possa sostenere le imprese in questo sforzo epocale che si sta facendo con questi numeri che prima ho detto. La novità dei lombardi è questa che proprio in questi ultimi tre o quattro anni stanno facendo un passo delle imprese lombarde che era molto auspicato e, sarebbe a dire tanto per cambiare, ancora una volta primi in Italia. Cioè si stanno formando aggregazioni di imprese, le più variegate in forma di distretti, in forma di rete d’impresa in modo da poter continuare ad ottenere i vantaggi dell’essere molto agili, molto piccoli, con spirito imprenditoriale, ma iniziare a fare un po’ di massa per esportare, per accelerar credito, per innovare. E questa nuove forme di impresa, ripeto sotto forma di rete o distretti, sono promettenti e la regione, anche con l’aiuto della Commissione, cerca di sostenere.   

 

–        La Lombardia, nel suo insieme, ha sempre registrato importanti flussi migratori verso l’estero. Come vede oggi questo fenomeno? Pensa, con la sua Commissione, di poter avviare qualche iniziativa legislativa specifica in questo campo? 

–        Innanzitutto tutto quello che aiuta le nostre imprese a esportare, a creare scambi con l’estero di tipo commerciale, culturale e anche istituzionale aiuta la presenza dei lombardi all’estero. Questo è il fondamento. Per cui deve essere sempre più libera la scelta dei lombardi di rimanere nel paese che hanno trovato come loro seconda casa e deve essere sempre meno costretta. Noi crediamo che questa maggiore libertà venga da un rafforzamento del sistema delle imprese e delle istituzioni. Inoltre, ripeto, ci siete grazie a Dio voi che alla fine con la vostra presenza attraverso il sito è molto molto conosciuta, però basti pensare che mentre ci sono associazioni presenti in Lombardia di tutte le regioni d’Italia e anche più di una, l’associazione dei pugliesi, dei calabresi, dei siciliani, eccetera, non esiste una associazione dei milanesi all’estero. Esiste una vostra realtà che è la realtà appunto dei lombardi all’estero che in modo molto intelligente informa, crea un punto di riferimento e capisce molto bene che non c’è perfezione delle istituzioni o perfezione delle imprese che possa far sentire effettivamente vicino ai lombardi nel mondo non solo l’aria di casa e il profumo del suolo della propria patria, ma quella vicinanza alle vicende della vita e della impresa e del lavoro di cui ogni uomo attende e ha bisogno.      

 

–        Quali ritiene possano essere le priorità e le normative da proporre nel corso di questa Legislatura per il territorio che lei rappresenta?

–        Tre, sicuramente tre sempre a favore dell’impresa e dell’occupazione. Prima di tutte la sburocratizzazione delle relazione tra le imprese, quindi anche i cittadini e le istituzioni. Abbiamo fatto un calcolo che fa mettere le mani nei capelli. Adesso abbiamo anche promosso delle leggi, da questo punto di vista, ma che hanno una grande difficoltà ad essere effettivamente applicate ed è un lavoro paziente e che bisogna fare. Abbiamo fatto calcolo che se le amministrazioni pubbliche, su cui si è investito tanto anche in dotazioni informatiche, potessero fare in modo che un certificato presentato da un’impresa ad una amministrazione non debba più essere presentato in altre perchè queste dialogano. E che se potesse essere fatto in modo che qualsiasi documento o autorizzazione che debba dare la regione avvenga su base oggettiva e non soggettiva e si possa fare su autocertificazione, bene le imprese lombarde risparmierebbero una cosa tipo cinque milioni di giornate uomo, che sarebbero liberate dal lavoro di relazione con le istituzioni pubbliche: regione, provincia, comuni, eccetera. Quindi in questo periodo di ristrettezze economiche a livello mondiale il liberare importanti e numerosissime giornate di lavoro a favore dell’attività tipica dell’impresa invece che nella relazione con l’amministrazione pubblica è importante, specie se in regimi di concessione, autorizzazione e permessi avvengono su una base proprio oggettiva, nel senso che possono venire per autocertificazione. Quindi il primo compito è questo. Il secondo è proprio quello di lavorare per favorire l’internazionalizzazione delle nostre imprese. Le nostre imprese esportano ancora una percentuale enorme in Europa, ma l’Europa è anche piccola e c’è tutta una parte del mondo, che fa appunto riferimento soprattutto ai paesi “BRIC” (Brasile, India e Cina) che hanno pochissima presenza di imprese italiane a parte alcune con un brand molto famoso, ma imprese italiane e lombarde lì sono ancora troppo poche. Quindi il lavoro per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese. Per fare questo però le imprese devono essere sostenute e devono fare loro due cose: innovare i propri prodotti, i propri processi aziendali, la propria gestione dei costi e mettersi insieme in reti d’impresa o in distretti come già si inizia a fare. Queste sono le tre cose più importanti secondo me per questa legislatura a favore dell’impresa e della occupazione cui anche i lombardi all’estero possono trarne beneficio.

 

–        Expò 2015. Come vede l’Expò in questo momento?

–        L’Expò, secondo me, non è possibile non vederlo come una opportunità, è una opportunità! Ci sono tutte le difficoltà che ci possono essere in questo mondo: i ritardi, la difficoltà incredibile di riuscire ad armonizzare i terreni, i piani, i progetti e tutto quello che si vuole, ma è un’opportunità incredibile. Noi avremo nel 2015 cento paesi che vengono qua da noi, oltre venti milioni di persone che conosceranno l’Italia e che dobbiamo fare in modo che tornino e che possano incrementare il loro livello di scambi culturali e commerciali con noi. E poi che onore essere sede della discussione e dello sviluppo sul tema “nutrire il pianeta, energia della vita”. L’Expò è sempre stato il punto a cui tutto il pianeta è chiamato a dire quale è il livello di consapevolezza che ha sul proprio futuro e sulle questioni più gravi, è questo avviene da noi. Quindi è veramente un mal di cuore quando si vede che a volte sembra prevalere l’aspetto critico, l’aspetto di lamentela, l’aspetto di ritardo, eccetera. Bisogna iniziare a dire che insieme alle difficoltà che questo implica è un’occasione particolarissima. Da una parte vogliamo approfittare di questa grande apertura al mondo, di questa grande possibilità che la globalizzazione ci da e quindi dobbiamo anche sopportare i disagi che la globalizzazione ci da. Però adesso che abbiamo proprio un grande vantaggio oggettivamente dato da questi 157 paesi, la maggioranza dei quali ha detto che il progetto italiano, il progetto di Milano è quello più congruente e allineato con le aspettative del pianeta su se stesso, accidenti, aspettiamo che per tanti lombardi sia l’occasione, magari anche per i lavori e la marcia di avvicinamento all’Expò, per essere sempre più liberi di decidere dove lavorare e con chi stare.    

 

Giovanni Girardi    

 

 

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