L’emigrazione e’ un valore tutelato dalla Costituzione — Lombardi nel Mondo

L’emigrazione e’ un valore tutelato dalla Costituzione

La Repubblica “riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero”. Il terzo e ultimo comma dell’articolo 35 della Costituzione italiana inserisce la nostra emigrazione fra i valori costituzionalmente tutelati, ma non si tratta di uno dei passaggi più citati della nostra carta fondamentale.

A farlo è stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante il suo intervento al teatro Coliseo di Buenos Aires, gremito di quasi duemila connazionali.

La nuova Italia uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, ha spiegato Mattarella, “ha voluto riconoscere espressamente il valore dell’emigrazione, sottolineando, da un lato, il ripristino di questa piena libertà per i nostri concittadini. Richiamando, dall’altro, l’impegno a tutela del lavoro degli italiani all’estero”.

Ancora una volta il Capo dello Stato rende giustizia alla nostra emigrazione, riconoscendo che accanto alla storia d’Italia si è sviluppata una storia degli italiani, “tante storie quante erano le comunità italiane trapiantate all’estero”.

Il discorso di Buenos Aires ha quindi il merito di conferire nuova centralità al tema degli italiani nel mondo, dopo anni di declino ed oblio, seguiti alla concessione del diritto di votoE’ fuori strada chi immagina che questo avvenga nella cornice di un attacco di nostalgia.

Dal paese con il maggior numero di connazionali iscritti all’AIRE, oltre 900mila, Mattarella ha spiegato che le radici comuni devono essere la base di un futuro condiviso. Forse sarebbe meglio dire che lo dovrebbero essere, utilizzando il condizionale. E infatti un capo dello Stato italiano arriva in Argentina e Uruguay a 16 anni dall’ultima visita, che fu quella di Ciampi nel marzo 2001. Un tempo troppo lungo per non parlare di amnesia italiana.

C’è tanta voglia di Italia nel mondo, come lo stesso Mattarella ama ripetere. Ma sulle due sponde del Rio della Plata ce n’è più che in qualunque altra parte del mondo.  Dimenticarlo è grave, si va contro la storia e – insieme – contro lo stesso interesse nazionale.

Uscire dal provincialismo non è però né scontato, né indolore. Significa assumere una visione globale della presenza internazionale del nostro paese, investendo cifre significative (ben più dell’oggi) nella promozione della lingua e della cultura del nostro paese.

Istituti di Cultura, Società Dante Alighieri, rete diplomatica e consolare, tante facce del sistema Italia.

Le altre grandi nazioni europee spendono infinitamente più di noi, convinte di averne un ritorno importante.

La rete della presenza degli italiani nel mondo, degli italici e dell’ital-simpatia (termine usato in altre circostanze dal capo dello Stato) ne verrebbe amplificata forse al di là di quanto noi stessi possiamo immaginare.

 

Luciano Ghelfi Direttore editoriale di www.lombardinelmondo.it

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