61° Lindau Nobel Laureates Meeting: testimonianza di Manuela De Gregori — Lombardi nel Mondo

61° Lindau Nobel Laureates Meeting: testimonianza di Manuela De Gregori

Manuela De Gregori, Laurea in scienze biologiche e Dottorato di ricerca in patologia e genetica. Nata a Pavia 19/07/1979, si è laureata presso Università degli Studi di Pavia. Attualmente è titolare di una borsa di studio presso Policlinico San Matteo di Pavia per la personalizzazione della terapia del dolore tramite marcatori farmaco genetici
61° Lindau Nobel Laureates Meeting: testimonianza di Manuela De Gregori

Manuela De Gregori

Un breve presentazione del 61 imo Meeting of Nobel Laureates in Medicina finanziato dalla Fondazione Cariplo?  In cosa consiste?

Il meeting prevede che i premi nobel espongano ai giovani ricercatori i risultati delle loro ricerche, unendo alla descrizione scientifica dei metodi adottati per ottenerli, la componente umana, spiegando come abbiano combinato la passione per la ricerca scientifica con la vita privata. Questi luminari si rendono disponibili per tutta la settimana a interagire direttamente con i ragazzi, sia durante gli incontri ufficiali mattutini e pomeridiani, sia nelle brevi pause nel corso delle giornate e durante le cene. Il fascino dei loro racconti e dei loro modi crea un fortissimo entusiasmo nei partecipanti. Lindau, in Germania, vicino al punto d’incontro dei confini austriaco, tedesco e svizzero, rappresenta una graziosa città sul lago di Costanza, ed il suo centro storico medievale risulta molto caratteristico. La città si trasforma, nella settimana del meeting,  in una città multietnica, in cui i ragazzi possono conoscere culture differenti e intraprendere amicizie con persone molto distanti ma con la stessa passione: la ricerca.

 

Quale percorso compiuto fino ad oggi, per essere arrivata dove sei?

Dopo diversi anni trascorsi a lavorare in un laboratorio di genetica medica, dove mi sono laureata e sono diventata dottore di ricerca, il mio percorso è cambiato nel 2009: la mia ricerca attuale è focalizzata sulla personalizzazione della terapia del dolore sia per il dolore acuto sia per quello cronico, attraverso un approccio farmaco genetico.

 

Quali aspettative nutri per il futuro rispetto alla tua professione?

Mi auguro di poter continuare a lavorare nel campo della ricerca scientifica, avendo però anche la garanzia di un contratto a tempo indeterminato, al fine di contribuire a garantire la sicurezza economica alla mia famiglia.

 

Cos’ha rappresentato per te la possibilità di partecipare al 61simo meeting of Nobel Laureates in medicina sostenuto finanziariamente dalla Fondazione Cariplo della Regione Lombardia?

La possibilità di partecipare al meeting mi ha molto emozionato e mi ha reso fiera della strada che ho percorso finora in ambito lavorativo; è stata una delle soddisfazioni più grandi che abbia mai avuto. Rimane tuttora un entusiasmo fortissimo per aver potuto incontrare persone così importanti e nello stesso tempo così disponibili. Inoltre, il contatto con centinaia di giovani ricercatori stranieri ha aperto la possibilità di nuove amicizie e possibili future collaborazioni. Ringrazierò sempre l’Università degli Studi di Pavia per aver sostenuto la mia candidatura all’evento e la  Fondazione Cariplo, che ha sostenuto finanziariamente tutte le spese del viaggio e soggiorno.

 

Potresti condividere con i lettori alcune voci dei Premi Nobel incontrati nel corso del Meeting, o riportare alcune citazioni e impressioni rimaste nella tua memoria?

Le voci dei premi nobel rimarranno per lungo tempo nella mia memoria, così come molte delle loro frasi e concetti chiave. Essendo mamma, mi ha fatto molto piacere il messaggio condiviso di dare una possibilità alle donne, ribadito più volte. A tal riguardo ricordo Ada Yonath che ha intitolato la sua presentazione: “Climbing the Everest beyond the Everest” e ha mostrato commossa un’immagine della sua nipotina che fiera della nonna racconta di avere una nonna molto occupata dal suo lavoro, ma che comunque trova sempre del tempo per lei. Un altro messaggio molto importante e sottolineato più volte è che il futuro è nelle mani di noi giovani, e possiamo costruirlo al meglio grazie alla passione per la ricerca, che non deve però rimanere l’unica nella nostra vita.

 

Aspettative e desideri per il futuro?

Spero che questa esperienza possa aprire la strada per collaborazioni future e spero di continuare a poter rimanere nel campo della ricerca scientifica in Italia.

 

Quale consiglio ti sentiresti di dare a un/a giovane che sogna di percorrere una strada simile alla tua?

Consiglierei di provarla, personalizzandola però in base ai propri gusti e sentimenti. Spesso ci si trova davanti a bivi molto difficili da scegliere, sconosciuti a priori, in cui si è obbligati a scegliere affidandosi solo al proprio istinto e volontà, senza seguire i consigli degli altri che vivono la situazione da un altro punto di vista, esterno. Ognuno di noi dovrebbe avere la possibilità di arrivare alla propria realizzazione, ma il come farlo ha infinite soluzioni, variabili da persona a persona.

 

Di Antonella De Bonis

4/10/2011

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