INDONESIA, il grande privilegio delle Mentawai – Parte VI — Lombardi nel Mondo

INDONESIA, il grande privilegio delle Mentawai – Parte VI

Il contatto con gli abitanti della jungla, incredibilmente dolce e affabile, è un’esperienza indimenticabile. In questa simpatica comunità non si fa assolutamente nulla, si parla molto, per coloro che capiscono il mentawaiano, che non è neanche indonesiano, si fuma troppo, ma si sta bene, si sta benissimo!!!

Così, solo guardandosi in faccia. C’è pace tra queste palme!!! Nessuno organizza nulla, tantomeno si aspetta di ricevere niente, anche se uno stregone poco fa mi ha chiesto dell’”energhen”, lo ha chiesto a me sorridendomi maliziosamente, affichè andassi dalla bellissima maestra “Bai Putra” ad intercedere per lui e quindi a farmelo fare, non ho mai capito se si tratta di una bevanda o di cos’altro. Gli stregoni hanno capito che io non avevo capito e si sono messi tutti a ridere, mi hanno “messo in mezzo”. La Bai Putra si chiama Tiur ed è anche lei sempre sorridente. Ora si propone di nuovo, vicino a me. Con abile mossa ha scoperto il seno per permettere al suo bambino di giocare con tutto quel ben di Dio!  Ma adesso sento che sono ripartiti i tam tam e devo correre a fare le foto perché Pio ha esaurito le pile della sua Canon e meno male che la mia è in perfetta forma.

 

Al calar del sole, quando la luce è ancora sufficiente per vedere qualcosa ma non tanto da poter ammirare come si dovrebbe le bellezze locali, tutti al bagno nel fiume, senza sapone senza niente di niente, acqua chiara e basta. Il fiume scorre con una certa pendenza, e mentre io sono intento a sciacquarmi la bocca con lo spazzolino da denti, mi accorgo che pochi metri più su un bimbo sta facendo pipi nell’acqua che dopo poco sarebbe arrivata al mio spazzolino, rigorosamente senza dentifricio per non inquinare l’acqua, che dovrà servire anche alle tribù che vivono più in basso. Il bagno invece è costituito semplicemente da un buco profondo nel terreno, circondato da canne di bambù disposte ad una certa distanza una dall’altra, che non assicurano certo la privacy ma almeno fanno da segnale.

 

Il tempo trascorre come sempre inesorabilmente, specie quando ci si trova a vivere piacevoli momenti in compagnia in questa terra selvaggia, a stretto contatto con queste persone pure e semplici, con le loro cerimonie ed i loro riti, in armonia con gli spiriti che abitano questa lussureggiante natura. Emozioni indimenticabili!!! Indimenticabile anche cercare di prendere sonno coricati per terra coperti solo dalla zanzariera, circondati da un acre odore di fumo… questo sapore misto di tante fragranze buone e meno buone ci accompagnerà per tutto il tempo sulle isole.

 

Il ritorno? Come sempre triste ed i saluti commuoventi, per ciò li trascurerò.

 

Dopo la ridiscesa del fiume in canoa fino a Buttui, per il viaggio di ritorno Buttui-Padang, Pio è riuscito a convincere due marinai del mercantile diretto a Padang, a cederci la loro cabina, che tuttavia non abbiamo usato. La compagnia di Pio è tanto piacevole che abbiamo trascorso tutto il lungo tragitto sul ponte della nave a parlare amorevolmente… senza accorgerci del passar del tempo. A Padang siamo arrivati alle tre del mattino ed i bravi marinai ci hanno lasciato la camera fino alle sei, per dormire almeno tre ore in attesa dell’alba.

 

A Padang ci accolgono le scimmie che corrono in lungo ed in largo sulla strada che va al porto. Un’improvvisa alluvione e l’acqua che ci arriva fin sopra le ginocchia, ci ha visto naufragare di brutto col motorino di Barnabas nei pressi della casa di Pio.

 

Qualche giorno a Padang dove alloggio in una ricca stanza con materassino per terra e doccia col mestolo, in Indonesia è così. Dalla finestra del retro la vista della villa del mio vicino che forse necessita di qualche aggiustatina, pur se tranquillamente abitata (foto). La “perpetua” di Pio, Ayni compie 40 anni e dal balcone di casa sua mi racconta la storia del suo amore indonesiano appena finito, mentre sento alto il volume dei diffusori di preghiere islamiche, contornate da finti cinguettii di finti uccelli, diffusi sempre con altoparlanti a tutto volume. Servono per richiamare un altro uccello che si chiama Lyan Lyan, le cui uova sono vendute a peso d’oro. Ayni dopodomani partirà per l’Italia dove farà la commessa per tre mesi in un negozio di Bibbione, la padrona del negozio abita a Burago Molgora a tre chilometri da Bernareggio dove sono nato io.. sempre più piccolo il mondo. Baci e abbracci… Pio Barnabas Ayni ed i mentawaiani laureandi che, quando non sono a scuola allietano l’ambiente della casa di Pio. Che storia!

 

Prima di partire in pochi minuti il caro Pio mi fissa un appuntamento con un suo amico per avere i biglietti aerei a buon mercato, così ho fatto Padang-Jakarta a 379.000 Idr e Jakarta-Bali per 445.000 Idr (più o meno 70 euro in tutto).

 

Durante i successivi voli mi tornano in mente le parole di Pio dal ponte del mercantile della nave traghetto per trasporto animali e cose, con una cuccetta dell’equipaggio pagata in nero ma con la notte trascorsa sul ponte più alto della nave a chiacchierare… fino a ragionare sul fatto che si passa troppo del nostro tempo e della nostra breve vita a tenere tutto sotto controllo. La razionalità!. Lasciamo che qualcosa vada a rotoli, concediamoci di perdere un volo di tanto in tanto, dimentichiamoci un impegno… scopriremo di essere umani e di vivere!

 

Testo e foto di Ferruccio Brambilla

(Spedito lug12)

 

Patrice Franceschi da « Le territoire des Sakuday Mentawai »

Nell’arcipelago Mentawai, in Indonesia, ho incontrato i Sakuday. Al largo di Sumatra uno dei popoli più insoliti e sconcertanti dell’Asia, vivono di caccia, ricoprono il corpo di tatuaggi e mantengono l’armonia come valore supremo della loro esistenza.

Circa una cinquantina di anni fa hanno deciso di rifugiarsi nel cuore della giungla dell’isola di Sìberut per preservare la propria identità culturale. Alla fine di lunghe canne di bambù galleggiano i feticci bizzarri e sull’altro lato l’Uma, dove i teschi fissano con i loro occhi vuoti i presenti.Parti deux ans à l’exploration de l’archipel des Mentawaï, Patrick Francsechi a rencontré la petite tribu des Sakudaï. “Tatouée de la tête aux pieds”, les Sakudaï, un peuple de chamanes, cherchent à protéger leur âme. I Sakuday cercano di proteggere le loro anime sC’est pourquoi il vivent encore aujourd’hui retranchés du monde, dans le surnaturel le plus complet.Selon les rites chamaniques, ils cherchent à vivre en harmonie avec les esprits qui habitent la nature.econdo i riti sciamanici, il loro valore fondamentale è vivere in armonia, più in particolare con la foresta e con gli spiriti che abitano la natura.

 

Ferruccio Brambilla

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