Province al voto in Lombardia: i risultati — Lombardi nel Mondo
Province al voto in Lombardia: i risultati
Debacle Pd in Lombardia: perde Pavia, Bergamo, Cremona, Lodi e Lecco
MILANO — Ogni tiro, un gol. Il centrosinistra della Lombardia ricorderà quella di ieri come una delle giornate più nefaste della sua storia. Col passare delle ore e mano a mano che procedeva lo spoglio per le amministrative il Pd si è visto soffiare dall’avversario di centrodestra, nell’ordine: il comune di Pavia, quello di Bergamo, le province di Cremona, Lodi e Lecco (mai state in mano a leghisti e berlusconiani). La debacle è aggravata dal fatto che l’accoppiata Pdl-Lega si conferma vincitrice con percentuali bulgare nelle province di Brescia, Bergamo e Sondrio.
L’ultima e unica speranziella di vittoria può coltivarla Gian Carlo Corada, sindaco uscente di Cremona: al ballottaggio dovrà vedersela con l’ex campione di canoa Oreste Perri (Pdl) che al primo turno gli ha rifilato un distacco di 4 punti percentuali. La Lombardia uscita dal voto di questo fine settimana assomiglia sempre più alla Sicilia dello storico cappotto (61 a 0) inflitto nel 2001 al centrosinistra. Il vessillo del partito di Franceschini oggi sventola solo sui municipi di Mantova, Lodi e Sondrio e sul palazzo della provincia di Mantova. Tutti enti per i quali ieri non si è votato. Il risultato complessivo è stato determinato dalla corsa senza freni della Lega Nord.
Il partito di Bossi — dati delle amministrative alla mano — è oggi quello di maggioranza relativa nelle province di Bergamo (35,4% dei consensi) e Sondrio (33%), mentre il testa a testa con il Pdl è serratissimo a Brescia (26,7% ciascuno). Ma si sa, questi territori erano stati anche in passato una cassaforte del voto leghista. La novità è che il Carroccio è dilagato anche in zone dove fino a ieri aveva una presenza marginale, ad esempio a Cremona, dove è passato dall’11 al 22,3% dei consensi. La vittoria del centrodestra non è mai stata in discussione, nemmeno laddove il risultato della vigilia appariva incerto.
Per dire: i sondaggi davano in bilico il voto per il sindaco di Bergamo, ma alle 20 di ieri, con meno della metà delle sezioni scrutinate, il primo cittadino uscente Roberto Bruni (Pd) ha telefonato all’avversario Franco Tentorio congratulandosi per la vittoria di quest’ultimo. Tanto incolmabile era il margine che divideva i due. Impressionante è anche il divario accusato dal Pd in province tradizionalmente «rosse» come Lodi (38% a 54%) o Cremona (36% a 51%). Come motivare un simile crollo? Valga per tutti lo sconsolato commento di Paolo Rossi, giovane senatore del Pd eletto in Lombardia: «In campagna elettorale abbiamo puntato sul fallimento del governo Berlusconi a Malpensa; non abbiamo cavato un ragno dal buco, in compenso ci siamo sentiti rinfacciare il disastro del centrosinistra sui rifiuti di Napoli. In Lombardia».
Milano: Il Pd meglio in città, l’hinterland al Pdl
MILANO – Meglio in città che nell’hinterland. Meglio nella (ex?) «roccaforte inespugnabile» della destra che in molti Comuni della (ex?) cintura rossa. Per Filippo Penati l’analisi del voto è piena di sorprese. Non solo positive, non solo negative. Nei Comuni della prima fascia, per il centrosinistra «tengono» solo Sesto San Giovanni (47% Penati contro il 40 di Podestà), Cinisello Balsamo (44 a 42) e Bussero (46 a 41). La lista di chi «tradisce» in compenso è molto più lunga: Rozzano, Bresso, San Giuliano, San Donato, Rho, Corsico, tanto per fare i nomi dei Comuni più grossi. Tutti centri dove Podestà affronterà il secondo turno in testa. Parità spaccata, invece a Melegnano (testa a testa, a quota 43).
La provincia che vota per la provincia. Se ci si allarga oltre la prima cintura, i vantaggi per il candidato Pdl salgono. A Magenta, per dire, il distacco si fa abissale: 54 Podestà, contro il 32 di Penati. A Motta Visconti c’è aria di raddoppio: 57 a 29. Il record, però, è ad Arconate: 63 a 25. Sempre da quelle parti, a Vernate Ticino, è da registrare il record del Carroccio: 28%. Ognuno padrone a casa sua, comunque. Con Penati che tiene nella «sua» Sesto e Podestà che annichilisce il rivale a Basiglio (61 a 31), il Comune che raccoglie anche Milano 3, il quartiere satellite dove c’è il suo seggio. A Milano città, e questo è il dato su cui nessuno alla vigilia avrebbe scommesso, il voto premia maggiormente il candidato Pd. Il totale cittadino racconta di un parziale di 47,76 a 41,54. Distacco quasi dimezzato rispetto al voto complessivo comprendente la provincia. Da dire che in nessuno dei 19 collegi Penati è in testa. Ma le distanze sono contenute anche nelle zone più ostili.
Lo stesso centro storico, roccaforte del voto moderato, fotografa un 51% a 39%, che è passivo tutto sommato contenuto per il centrosinistra. Il collegio con il distacco più ampio è quello numero 6, corso Magenta e immediati dintorni, dove finisce 52 a 39. Capitolo voti di lista. Il Pdl sfonda nei quartieri del centro. Oltre al collegio uno, quello del centro, gli azzurri vanno fortissimo a porta Venezia e a porta Romana. Le buone notizie per la Lega vengono da nord. Nei quartieri immediatamente a ridosso di viale Jenner, quelli del centro islamico che fino a qualche mese fa ospitavano le preghiere collettive del venerdì, il Carroccio mette in cassaforte le performance migliori con quasi il 14 per cento dei consensi. Buono anche il risultato lumbard a Quarto Oggiaro, dove il Carroccio ha fatto correre la pasionaria tassista Raffaella Piccinni. Segnali positivi dalla periferia, per il centrosinistra.
Dal Gratosoglio alla Barona, da Niguarda alla Bicocca: sono almeno cinque i collegi dove la coalizione di Penati affianca quella di Podestà. Dati finali rimasti provvisori a lungo: da Peschiera Borromeo, a mezzanotte passata, non erano ancora partiti i report verso la prefettura. Da segnalare, ancora, il 4% in zona Niguarda raccolto dal candidato presidente di Prc e Pdci, Massimo Gatti, mentre l’Italia dei Valori fa il botto alla Barona dove sfiora il nove per cento. Molto più omogenei i risultati del candidato presidente dell’Udc, Enrico Marcora: in nessuno dei 19 collegi cittadini sotto il 3 per cento, ma mai neanche sopra il 4. Male, malissimo tutti gli altri candidati minori. A parte Elisabetta Fatuzzo (pensionati e Mpa) che per il ballottaggio potrà mettere in palio un non disprezzabile 1,15%, tutti gli altri esibiscono dati da classico prefisso telefonico. Un flop si è rivelata anche la candidatura di Carla De Albertis, ex assessore della giunta Moratti e poi feroce oppositore di Ecopass e delle politiche «buoniste» in tema d’immigrazione, che strappa nell’area di centrodestra un misero 0,35. Quattordici candidati e solo cinque sopra l’uno per cento. Ultimo posto per la lista civica No box. Al proliferare di parcheggi sotterranei hanno detto no solo 682 milanesi.
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