Monongah, la Marcinelle americana — Lombardi nel Mondo

Monongah, la Marcinelle americana

Presentato il film “Monongah, Marcinelle americana”, che traendo spunto dalla tragedia di Monongah, racconta le vicende dell’emigrazione italiana di inizio Novecento

Ufficialmente, nell’esplosione della miniera di Monongah, nel West Virginia, avvenuta il 6 dicembre 1907, morirono 361 lavoratori arrivati dagli angoli più depressi dell’Europa. Tra essi si contarono 171 italiani, in gran parte provenienti dall’Abruzzo, dalla Calabria, dal Molise e dalla Campania. Ma erano e resteranno per sempre cifre ufficiali. La realtà è ben più triste. Quasi sicuramente erano 956 i morti della tragedia di Monongah, e gran parte di questi erano bambini e ragazzi.

Un bilancio terrificante che soltanto l’opera tenace di padre Everett Briggs, 98 anni, ha permesso di non far finire nell’oblio e che soltanto da qualche anno l’Italia, grazie all’impegno di ricercatori, editori e giornalisti, ha potuto riscoprire.

Un altro tassello è stato posto in questo terribile puzzle della nostra storia migrante. A Pescara, presso il cinema S.Andrea è stato infatti presentato il film “Monongah, Marcinelle americana”, scritto e diretto da Silvano Console e realizzato dalla FILEF con il contributo del CREI (Consiglio regionale per l’emigrazione e l’immigrazione) d’Abruzzo. Il film realizzato in un ottimo bianco e nero che centra perfettamente l’atmosfera narrante, si avvale della fotografia  Giovanni Fato e della voce di Claudio Capone, nonché delle musiche di Simone Palmieri, e attinge alle immagini storiche fornite dal Museo dell’Immigrazione di Ellis Island di New York, e da materiale fornito dal Museo dell’Emigrazione di Gualdo Tadino, dall’Istituto storico Ferruccio Parri di Bologna e dal Museo etnografico di Bomba.

Il film ricorda, traendo spunto dalla tragedia di Monongah, le vicende dell’emigrazione italiana di inizio Novecento e descrive l’amara realtà che indusse molti italiani delle regioni meridionali e del Nordest a scegliere il Nuovo Continente per trovarvi un riscatto sociale. Degli 880 mila italiani che emigrarono negli Stati Uniti dal 1891 al 1910, 450mila erano contadini che nel paese d’accoglienza si trasformarono in braccia utili alle miniere. Dei 956 morti presunti accertati dall’inchiesta, molti erano bambini. Grazie al “buddy sistem” – legge americana che consentiva a chiunque dei minatori titolari di portarsi uno o più aiutanti con cui dividere il proprio salario – molti minatori portavano i loro figli, bambini di 8-12 anni chiamati raccoglitori di ardesia o ragazzi dell’interruttore, quasi sempre clandestini costretti a vivere giornate infernali nei cunicoli delle miniere.

“Monongah, la Marcinelle americana”, ripercorre attraverso la storia della famiglia Basile, partita dall’Abruzzo, lo sradicamento e il difficile travaso nella società americana, permettendo agli spettatori di riflettere sulle tante croci che ancora oggi aspettano un nome e un volto e sulle quali vi è scritto: “qui giace un eroe”…. eroe del sogno americano che molti hanno vissuto nel buio delle miniere e in condizioni di sfruttamento impressionante. Ed è impossibile, vedendo questo film che narra tra l’altro l’epopea del viaggio dei nostri migranti attraverso l’oceano atlantico, non ritornare alle immagini quotidiane delle migliaia di nuovi immigrati morti cento anni più tardi nel nostro mediterraneo alla ricerca del “sogno italiano”.

 

(da www.filef.)

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