Studiare musica a San Pietroburgo — Lombardi nel Mondo

Studiare musica a San Pietroburgo

Marco è un musicista italiano che si è trasferito a San Pietroburgo già da un anno per studiare pianoforte al conservatorio. Oggi racconta la sua esperienza ai lettori di Italiansinfuga.

Ciao Marco e grazie della disponibilità a condividere la tua esperienza. Innanzitutto, che cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

 

Terminando il conservatorio di musica mi spinse la voglia di avere una visione più ampia del mondo, formarmi una mentalità più aperta e riguardo ai miei studi la conoscenza della famosa scuola pianistica russa. Inoltre il parlare più lingue e conoscere altri musicisti di varia nazionalità.

 

Inoltre in questo periodo storico il governo italiano ha tagliato metà finanziamenti per l’arte e in generale non si vedono buone prospettive di lavoro per i giovani in Italia e purtroppo non solo nel campo musicale.

 

Parliamo della tua meta: la Russia. In generale ho notato che la maggior parte degli emigranti predilige paesi anglosassoni, come mai questa scelta? E dopo un anno di esperienza all’estero, pensi di tornare in Italia una volta conclusi gli studi?

San Pietroburgo

 

San Pietroburgo

 

La Russia perché i conservatori di San Pietroburgo e Mosca sono tra i più prestigiosi al mondo, la qualità dell’insegnamento è eccellente e in queste realtà cosi grosse si possono assistere a concerti e concorsi musicali al massimo livello.

 

Al momento credo continuerò i miei studi in Danimarca o Olanda per motivi economici e di qualità della vita. Purtroppo in Russia anche se la qualità dell’ insegnamento è ottima non è permesso agli studenti lavorare e le borse di studio dall’Italia sono un bel ricordo.

 

Comunque per gli studi musicali il paese Italia non ha mai aiutato molto, mentre vedo che molti altri studenti di altre nazionalità si avvalgono di buone borse di studio o comunque vengono aiutati dal proprio paese di origine, in particolare ora la Cina fa da padrone, tutti gli studenti cinesi sono completamente spesati.

 

Ci parli della qualità dell’insegnamento? Hai dovuto affrontare grosse difficoltà per quel che concerne la lingua?

 

In Russia nei conservatori viene premiata la meritocrazia e gli insegnanti sono musicisti di eccellenza che dedicano tutta la loro vita all’arte. In gran parte il personale docente è composto dalla vecchia scuola russa, i compensi sono molto bassi in confronto agli insegnanti dei conservatori italiani ma vedo che questi insegnanti ci mettono tutta la dedizione, la serietà e l’amore possibile per insegnare a suonare.

 

In Italia molti insegnanti lavorano poco e a volte male, negli anni ’80 sono entrati nei conservatori molti

insegnanti non qualificati e incompetenti, dopo è sempre facile dire che l’allievo non è portato per la musica o non si applica.

 

Per quanto riguarda la lingua sto imparando pian piano il russo, ma per chi volesse affrontare un lungo percorso di studi (6 anni) c’è un corso apposito che prevede l’insegnamento della lingua russa in breve tempo, certo bisogna studiare. Fortunatamente il mio professore parla abbastanza bene l’Inglese e il Francese, ma è uno dei pochi…

 

Com’è cambiata la tua vita da quando ti trovi a San Pietroburgo?

 

Io ho vengo da un paesino di pochi abitanti in Veneto, per cui per me arrivare in una città come San Pietroburgo che fa 4,5 milioni di abitanti è stato un bel cambio di vita.

 

Qui ho trovato proprio quello che cercavo, musicisti di svariate nazionalità, alcuni già musicisti di eccellenza che suonano in tutto il mondo. Poi qui a San Pietroburgo le attività culturali e i musei sono tantissimi. Non so quanti concerti ci siano in un solo giorno, ma sono veramente tanti ed io essendo studente molte volte posso accedervi gratuitamente, lo stesso vale per i musei e mostre.

 

La cosa che più mi ha colpito è l’interesse degli altri musicisti per il mio paese, la culla della musica classica e del canto lirico e il primato del patrimonio artistico. Peccato che invece di investire nella cultura e nell’arte l’Italia sembra tolga gli investimenti e lasci le opere d’arte dei musei negli scantinati. Paesi come Cina, Brasile, Germania, USA, Canada con la musica e l’arte creano reddito ed economia, in Italia è vista come un cosa inutile o marginale.

 

Parliamo invece della parte burocratica: la Russia non fa parte dell’ Unione Europea, hai quindi dovuto richiedere un visto? Se sì, ci puoi descrivere sinteticamente la procedura che hai dovuto affrontare?

 

Si, la parte burocratica è la più difficile. All’inizio bisogna richiedere un invito a entrare nel paese, questo richiede un mese circa e bisogna pagare un corriere internazionale per farselo recapitare. Poi ho dovuto fare una sfilza di esami medici: vaccinazioni, raggi x., esame AIDS. Poi copia del diploma di piano e passaporto. Il tutto deve essere tradotto in Russo e attestato da un notaio. Fortunatamente sono riuscito a evitare la traduzione in russo e a ad evitare il notaio aiutandomi con parenti e amici.

 

Quando mi han chiesto 13 fotografie senza sorridere (3 in bianco e nero), di compilare alcune carte in stampatello maiuscolo con penna biro nera e senza nessuna sbavatura, una serie di 15 punti da seguire su come compilare queste carte e chiamando il consolato ricevevo risposte frettolose in russo o un italiano non comprensibile volevo lasciar perdere tutto, ma alla fine ho perseverato.

 

Mi sono recato al consolato di Milano 2 volte per la richiesta e il ritiro del visto. In tutto mi ci sono voluti circa 3 mesi ed anche ora che sono qui perdo intere mezze giornate solo per compilare le carte richieste dalla terribile burocrazia Russa.

 

E per quanto riguarda il costo della vita?

 

Il costo della vita a parte i trasporti (il metro sono 60 centesimi, l’autobus 50), i vestiti e alcuni manufatti specifici (un pianoforte lo paghi solo 200 euro addirittura) è più o meno come in Italia. Il fatto è che il salario russo non è alla pari del costo della vita e finito il comunismo qui ora si ha un capitalismo sfrenato, per cui si possono vedere nelle strade limousine e masse di poveracci che tirano a campare. L’alcolismo è ancora molto diffuso e nel week end si vede per le strade gente che cade per terra o vomita in giro.

 

Consiglieresti la Russia ad altri ragazzi che vogliono lasciare l’Italia? Quali pensi che siano le caratteristiche indispensabili per affrontare un’esperienza del genere?

 

Per quanto riguarda gli studi musicali certamente la consiglio. Anche le università non scherzano, non esistono gli studenti fuori corso, se non passi gli esami sei espulso dall’università entro breve. In generale i russi sono gente che ha una cultura solida e di eccellenza in più campi e hanno una disciplina molto rigida che permette solo a chi studia seriamente e con dedizione di avanzare.

 

Se invece qualcuno volesse lavorare e vivere in Russia è un altro paio di maniche. La gente qui prende dei salari miseri (parliamo anche di credo neanche 2 euro all’ ora per certi lavori), gli ospedali russi pubblici sono da evitare e l’inquinamento in certi quartieri è parecchio. Poi il cibo ha una qualità bassa e l’acqua è sconsigliato berla dal rubinetto, a meno che non si abbiano filtri speciali.

 

Per contro però se si riesce ad avere un lavoro di prestigio e uno stipendio molto alto qui si trova tutto ciò che occorre per vivere bene dall’assistenza sanitaria ai prodotti italiani di prima qualità. Altra cosa da non tralasciare è il fattore climatico, a Febbraio per qualche giorno le temperature sono attorno ai -30° e si ha neve per 5 mesi, strade gelate e vento dal mar Baltico.

 

Igiene, sicurezza stradale e tutela dell’ ambiente sono ancora molto indietro. In generale per venire qui a San Pietroburgo bisogna avere un bel po’ di spirito di adattamento, anche nei confronti dei rapporti con i Russi, inizialmente possono sembrare molto freddi e brutali, ma niente paura, bisogna solo cercare di conoscerli e entrarci in confidenza.

 

Grazie ancora Marco, e in bocca al lupo per i tuoi studi!

 

Intervista di Michael Gagliano.

 

 

Tratto da: http://www.italiansinfuga.com

 

Antonella De Bonis antonella.debonis@tiscali.it

14/09/11

 

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